La Russia senza Instagram
Questa settimana il governo lo ha reso irraggiungibile: se ne stanno lamentando molti russi, a cominciare dagli influencer
Da lunedì Instagram non è più disponibile in Russia. Lo aveva deciso nei giorni precedenti Roskomnadzor, l’agenzia governativa russa che si occupa delle telecomunicazioni, sostenendo che Meta, l’azienda statunitense che controlla Instagram e Facebook, avesse consentito ai propri utenti di pubblicare messaggi d’odio nei confronti della popolazione russa.
Il vero motivo è legato in realtà alla volontà del governo russo di limitare ulteriormente le possibilità per i cittadini russi di informarsi da fonti indipendenti. Nei giorni precedenti il governo russo aveva già bloccato l’accesso a Facebook e Twitter, ma il blocco di Instagram è considerato una misura molto più rilevante e con conseguenze maggiori per la popolazione russa. Il motivo è la maggiore diffusione del social network in Russia rispetto ai primi due, soprattutto tra i giovani.
Dopo VKontakte (VK), che è una sorta di Facebook russo, fino a lunedì Instagram era il social network più popolare nel paese. Secondo Adam Mosseri, capo di Instagram, attualmente gli utenti del social network in Russia sono 80 milioni, più della metà dei 145 milioni di abitanti di tutto il paese.
La grande diffusione di Instagram in Russia ha fatto sì che la decisione del governo russo di bloccarlo abbia avuto conseguenze a cui finora non si era assistito nel paese: rispetto a quando erano stati resi irraggiungibili Facebook e Twitter, in questo caso molti utenti russi hanno lamentato pubblicamente la scelta della Russia di bloccare il social network. Lo hanno fatto gli utenti comuni, ma soprattutto i cosiddetti “influencer”, persone la cui popolarità dipende in larga parte da Instagram, e che di fatto hanno reso la propria presenza sul social network un lavoro.
– Leggi anche: Cosa farà la Cina?
Nei giorni scorsi, prima che il social network venisse bloccato, molti di loro avevano pubblicato post e video in cui avevano detto “addio” ai loro follower e li avevano invitati a seguirli su altre piattaforme. Alcuni avevano pubblicato appelli accorati e in lacrime, per spiegare quanto fossero dispiaciuti e contrariati dalla decisione del governo.
Lo aveva fatto per esempio Olga Buzova, cantante molto nota in Russia per la sua partecipazione a un reality show e che aveva più di 23 milioni di follower su Instagram, che in un video pubblicato sabato scorso aveva detto: «Non ho paura di ammettere che non voglio perdervi. Ho condiviso qui la mia vita, il mio lavoro e la mia anima. Non ho fatto tutto questo come lavoro, questa è una parte della mia anima. È come se una parte del mio cuore e della mia vita mi venisse portata via».
Visualizza questo post su Instagram
Oltre che la popolarità degli influencer, il blocco di Instagram inciderà inevitabilmente anche nel lavoro di tante persone che in Russia utilizzano il social network come piattaforma di e-commerce. Lo ha raccontato per esempio al Financial Times Inga Mela, designer di gioielli che utilizzava Instagram per promuovere il suo brand ma anche per trovare idee, ispirazioni, progetti e fornitori. «Trovo difficile anche solo immaginare la mia vita senza questa app», ha detto commentando il blocco.
Già prima della decisione del governo russo di rendere Instagram irraggiungibile molti utenti avevano cominciato ad aprire account su altri social network, ma soprattutto su Telegram, uno dei sistemi di messaggistica più popolari al mondo dopo WhatsApp. A differenza di quest’ultimo permette di creare dei canali, che funzionano un po’ come dei profili pubblici sui social network. I canali avevano permesso a molte di queste persone di continuare a pubblicare contenuti e rimanere in contatto con i propri follower.
– Leggi anche: Cosa sta facendo la Russia nelle città ucraine conquistate
In molti stanno usando Telegram anche per aggirare la censura che il governo russo ha imposto su tutti i media del paese impedendo loro di parlare dell’invasione dell’Ucraina come di una guerra, con l’approvazione di una nuova legge che criminalizza chi diffonde “fake news”, cioè notizie contrarie alla linea del governo. I contenuti pubblicati su Telegram non sono sottoposti a nessuna moderazione interna, il che permette la diffusione di notizie che altrimenti sarebbero censurate. Ovviamente questo permette anche che succeda la cosa opposta, ossia che circolino di notizie false veicolate da canali creati per fare propaganda al governo russo.
Chi vuole invece continuare a usare Instagram, Facebook e Twitter in Russia lo sta facendo con servizi di VPN, acronimo che sta per “Virtual Private Network”. Questi servizi, semplificando molto, servono a ingannare i meccanismi di riconoscimento degli indirizzi IP, ovvero quegli indirizzi che identificano il proprio paese di provenienza, e a sostituirli con quelli di un paese a piacimento.
Utilizzando la tecnologia VPN, una persona che abita in Russia può quindi connettersi a Internet come se si trovasse in un altro paese. Secondo i dati raccolti dal servizio di analisi Top10VPN, lunedì dopo il blocco di Instagram, in Russia le richieste di accesso a servizi VPN sarebbero aumentate del 2.692 per cento rispetto alla media giornaliera rilevata nella settimana precedente l’invasione dell’Ucraina.