Le forze russe hanno bombardato Leopoli
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Venerdì mattina le forze russe hanno bombardato un’area nei pressi di Leopoli, la città ucraina che si trova a 80 chilometri dal confine polacco, che finora è stata interessata in maniera piuttosto limitata dai combattimenti che si svolgono soprattutto più a est. È stata colpita dall’artiglieria la zona dell’aeroporto, anche se sembra che i danni siano stati limitati a un deposito per la riparazione degli aeroplani che in quel momento era vuoto.
Leopoli è importante perché è il punto di passaggio fondamentale di moltissimi profughi che cercano di fuggire dalle zone di guerra: molti continuano verso il confine polacco, ma in centinaia di migliaia si sono fermati in città. A Leopoli si trovano anche tutti i diplomatici occidentali, dove nelle scorse settimane le loro ambasciate a Kiev erano state trasferite, oltre che la gran parte dei giornalisti.
Gli attacchi a Leopoli per ora sono stati poco frequenti, e compiuti sempre da lunga distanza: le forze russe si trovano a centinaia di chilometri, e non minacciano direttamente la città. Ma i bombardamenti sono un segnale del fatto che la Russia potrebbe voler espandere il conflitto anche a quelle parti dell’Ucraina, che per ora non sono state interessate dalla guerra.
La situazione sul campo
Nelle ultime ore – come avviene ormai da una settimana – l’esercito russo non ha fatto grosse conquiste territoriali. Sia a nord (dove gli scontri si concentrano sulla capitale Kiev) sia a est (dove si combatte soprattutto attorno alla seconda città del paese, Kharkiv) sia a sud (dove l’esercito russo tenta da giorni di conquistare Mariupol e Mykolaiv) le forze russe sono praticamente bloccate, o comunque molto rallentate nei loro avanzamenti.
Varie analisi militari sostengono che l’esercito russo si stia riorganizzando: che, soprattutto a Kiev, stia portando sul fronte nuovi uomini e mezzi dalle retrovie. È però una questione di cui si parla praticamente dalle prime fasi dell’invasione, per esempio quando, all’inizio di marzo, le foto satellitari mostrarono un enorme convoglio di mezzi che raggiungeva Kiev, e che però nei giorni successivi si era bloccato e poi disperso. Sono quindi informazioni che vanno prese con un po’ di cautela.
Se l’avanzamento via terra si è fermato, non vale lo stesso per i bombardamenti. Proseguono su Kiev, ma tra giovedì e venerdì è stata colpita duramente soprattutto Kharkiv: giovedì le bombe hanno distrutto una scuola a Merefa, una città a pochi chilometri, provocando più di 20 morti. Nella notte, invece, sono stati bombardati alcuni negozi in periferia, e uno dei pompieri che erano arrivati per spegnere l’incendio è morto a seguito di un’esplosione.
Continuano anche i bombardamenti a Mariupol, la città sotto assedio dove la situazione umanitaria è disperata: secondo le autorità locali, giovedì l’80 per cento degli edifici della città era stato danneggiato o distrutto dalle bombe russe.
Il teatro di Mariupol
Mercoledì le forze russe hanno bombardato il Teatro d’arte drammatica di Mariupol, un grande edificio nel centro città che era ben noto per essere un rifugio di civili: dopo che l’edificio era stato in gran parte distrutto, per molte ore si era temuto che le centinaia di persone al suo interno (1.200, soprattutto donne e bambini, secondo le autorità locali) fossero state uccise.
Pare invece che gran parte della struttura sotterranea del teatro abbia retto, e che molte persone siano ancora vive. Ciò non significa che la situazione sia sotto controllo. I civili sono intrappolati sotto le macerie, e le operazioni di soccorso sono rese complicatissime dai bombardamenti continui delle forze russe: andare a scavare per recuperare le persone intrappolate significa esporsi a nuovi attacchi. Per questo, l’estrazione dei superstiti tra le macerie del teatro sta andando avanti a rilento, e tra enormi problemi: finora sono state tirate fuori circa 130 persone.
I “corridoi umanitari”
Al contrario della settimana scorsa, in questi giorni è stato estremamente difficile stabilire “corridoi umanitari” nelle città più colpite dai bombardamenti russi per consentire la fuga dei civili, nonostante i numerosi tentativi delle autorità ucraine di trovare accordi con le forze russe. Ancora giovedì, il governo aveva cercato di aprire sette nuovi “corridoi”, ma il progetto è fallito perché i russi si sono rifiutati di smettere di bombardare.
In alcune circostanze sono state comunque trovate soluzioni estemporanee ma comunque sufficientemente efficaci. A Mariupol, per esempio, le forze russe stanno consentendo da alcuni giorni il passaggio di automobili private. Non consentono la fuga di grossi convogli con autobus, né l’arrivo in città di aiuti umanitari, ma circa 30 mila persone sono comunque riuscite a fuggire viaggiando in auto. In tutto, in città vivono più di 400 mila persone e l’evacuazione completa dei civili è ancora molto lontana.
Come vanno i colloqui diplomatici
Le delegazioni russa e ucraina continuano a parlare praticamente dall’inizio dell’invasione, ma senza risultati. Negli ultimi giorni soprattutto le autorità ucraine avevano espresso maggiore ottimismo sulla possibilità di raggiungere un accordo sulla fine della guerra, o quanto meno su un cessate il fuoco, ma nella notte Antony Blinken, il segretario di Stato americano, si è detto pessimista: non ci sono segnali che la Russia si stia «preparando a fermare» l’invasione, ha detto. «Le azioni che vediamo che la Russia sta compiendo ogni giorno, praticamente ogni minuto, sono in assoluto contrasto con ogni sforzo diplomatico serio di fermare la guerra».
Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a rivolgersi alle assemblee parlamentari dei paesi occidentali per chiedere armi e aiuti.
Giovedì l’ha fatto davanti al Bundestag tedesco, con un discorso commosso in cui ha evocato l’Olocausto e ha chiesto una reazione più forte dell’Europa. Come sempre, Zelensky è stato accolto con grandi applausi, ma le sue richieste di aiuti sono state ignorate. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, anzi, ha detto che bisogna «dare una possibilità alla diplomazia».
Le cose da aspettarsi venerdì
L’evento più atteso è senza dubbio la telefonata in programma tra il presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping. La Cina sta mantenendo una posizione ambigua sulla guerra ucraina, ma sembra propendere sempre di più verso la Russia. Ci si aspetta che Biden avvertirà il presidente cinese che aiutare la Russia potrebbe provocare gravi conseguenze.