L’OMS ha rinviato l’autorizzazione del vaccino russo, a causa della guerra in Ucraina
Sputnik V non potrà quindi essere subito impiegato da COVAX, l’iniziativa per distribuire i vaccini nei paesi più poveri
A causa dell’invasione militare russa dell’Ucraina, l’autorizzazione di emergenza del vaccino russo Sputnik V contro il coronavirus da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) subirà notevoli ritardi. Senza questo passaggio formale, Sputnik V non potrà essere impiegato da COVAX, l’iniziativa per distribuire i vaccini nei paesi più poveri che non si possono permettere l’acquisto delle dosi. Il rinvio dell’autorizzazione è una delle conseguenze della guerra in Ucraina sulla pandemia, che continua a interessare milioni di persone in tutto il mondo.
Mariângela Simão, che lavora nella direzione generale dell’OMS, ha detto che alle attuali condizioni non è possibile raggiungere e collaborare pienamente con la Russia per autorizzare Sputnik V: «Avremmo dovuto compiere alcune ispezioni in Russia il 7 marzo, ma abbiamo dovuto rinviare. La valutazione [sul vaccino] e le ispezioni sono condizionate dall’attuale situazione».
Il gruppo di ispettori dell’OMS sta incontrando numerose difficoltà sia nella prenotazione dei voli per raggiungere la Russia, sia nella prenotazione di alberghi e altri servizi. Le dure sanzioni economiche imposte dall’Occidente comprendono la chiusura dello spazio aereo per i voli civili russi, mentre i due più grandi gestori di transazioni con carte di credito – Visa e Mastercard – hanno sospeso le proprie attività in Russia, rendendo difficili gli acquisti dall’estero di beni e servizi.
L’OMS confida di riorganizzare i viaggi necessari per le ispezioni nelle prossime settimane, anche se al momento non ci sono date definite a causa del periodo di forte incertezza legato all’invasione dell’Ucraina. Gli ispettori hanno il compito di analizzare la documentazione prodotta nello sviluppo e nella sperimentazione del vaccino, così come di controllare i luoghi dove le dosi vengono fisicamente prodotte prima di essere esportate all’estero.
Sputnik V era stato uno dei primi vaccini a essere impiegati sulla popolazione, suscitando qualche critica fuori dalla Russia per la scelta di utilizzarlo ancora prima che fossero terminate tutte le fasi di sperimentazione. Il suo sviluppo era avvenuto presso l’Istituto nazionale di epidemiologia e microbiologia Nikolai Gamaleya di Mosca, con la collaborazione del ministero della Difesa russo e del Russia Direct Investment Fund, un fondo controllato dal governo che sovvenziona ricerche in campo medico.
Il vaccino è basato sugli adenovirus, sostanzialmente innocui per gli esseri umani, come i vaccini prodotti da AstraZeneca e Johnson & Johnson (J&J). Gli adenovirus vengono modificati per fare in modo che portino nelle cellule il materiale genetico necessario per produrre la proteina spike del coronavirus, che viene impiegata da quest’ultimo per ottenere l’accesso alle cellule e moltiplicarsi. Grazie al vaccino, le cellule producono solamente parti della proteina spike, che poi il sistema immunitario impara a riconoscere in modo da intervenire più rapidamente e con maggiore efficacia nel caso di una successiva infezione dovuta al coronavirus vero e proprio.
A differenza dei vaccini di AstraZeneca e J&J, che impiegano ciascuno un adenovirus, Sputnik V ne utilizza due: rAd26 quando si riceve la prima dose e rAd5 quando viene somministrata la seconda. Secondo chi ha sviluppato il vaccino, questa differenza consente di ottenere una migliore risposta immunitaria, perché il nostro sistema immunitario impara a fare i conti con due virus diversi, sviluppando maggiori capacità.
Nel suo uso sulla popolazione, Sputnik V si è rivelato altamente efficace nel prevenire ricoveri e decessi dovuti ai casi gravi di COVID-19, mentre ha fatto rilevare un’efficacia intorno al 50 per cento nel prevenire la comparsa di sintomi in caso di infezione.
Attualmente Sputnik V è impiegato in più di 70 paesi in giro per il mondo, ma non nell’Unione Europea (salvo qualche rara eccezione) perché non ancora autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Per questo motivo le persone vaccinate con Sputnik V in questi mesi hanno faticato a viaggiare in Europa o negli Stati Uniti, altro paese che non ha autorizzato il vaccino, perché la loro vaccinazione non viene riconosciuta. Anche in Ucraina Sputnik V non è autorizzato.
L’autorizzazione più attesa era comunque quella dell’OMS, importante per poter sbloccare l’impiego del vaccino nelle iniziative per l’equa distribuzione dei vaccini nei paesi più poveri. I ritardi dovuti alla guerra avviata dalla Russia riguarderanno in particolare l’iniziativa COVAX sostenuta dalle Nazioni Unite. Gli accordi prevedono già l’impiego di Sputnik V, ma in assenza dell’autorizzazione i vaccini non possono essere distribuiti. In generale COVAX ha accumulato grandi ritardi nella gestione delle consegne anche dei vaccini forniti da altri produttori, o donati dai paesi più ricchi. L’organizzazione confida di aumentare le consegne nella prima metà di quest’anno.