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  • Giovedì 17 marzo 2022

I discorsi di Zelensky nei parlamenti sono un format

Il presidente ucraino sta rafforzando consensi e alleanze con una comunicazione coinvolgente e personalizzata su ciascun pubblico

Membri del Congresso americano guardano il video messaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il 16 marzo del 2022 (Sarah Silbiger, Pool via AP)
Membri del Congresso americano guardano il video messaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il 16 marzo del 2022 (Sarah Silbiger, Pool via AP)

Giovedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato in diretta al parlamento della Germania. Per chiedere aiuto e sostegno contro la Russia ha citato le parole con cui, dice, ogni anno i politici commemorano le vittime dell’Olocausto: «mai più». Contrariamente a questo auspicio, ha continuato, in Ucraina è ora in corso la distruzione di un popolo. Zelensky ha cercato insomma di smuovere le coscienze dei parlamentari tedeschi facendo ricorso a un tema particolarmente sentito e persuasivo come lo sterminio degli ebrei.

Zelensky ha usato la stessa strategia, con riferimenti diversi volta per volta, nei parlamenti di Canada e Regno Unito, al Parlamento Europeo e, ieri, al Congresso americano, riuscendo in tutti questi casi a unire il proprio pubblico contro la Russia. I discorsi di Zelensky sono forse l’esempio più chiaro di una cosa che in questi giorni hanno notato in molti: anche se in guerra l’Ucraina è la parte più debole, quella assediata e bombardata, sta nettamente surclassando la Russia nell’efficacia della sua comunicazione all’estero. O quantomeno in Occidente, l’interlocutore che in questo momento le interessa.

I discorsi di Zelensky, che il 22 marzo parlerà anche alla Camera dei deputati italiana, sono in un certo senso un format: nelle varie occasioni Zelensky ha adattato il suo messaggio principale – di fatto una richiesta di aiuto e sostegno militare – al pubblico che volta per volta aveva davanti, scegliendo riferimenti puntuali e legati alla storia e all’identità dei paesi a cui si rivolgeva.

Al parlamento tedesco, oltre alla frase sull’Olocausto, Zelensky ha citato il muro di Berlino, dicendo che in Europa stava venendo eretto «un nuovo muro di Berlino» che divide l’Europa tra libertà e oppressione. Alla Camera dei Comuni del Regno Unito ha citato l’ex primo ministro britannico Winston Churchill e il celeberrimo drammaturgo inglese William Shakespeare; al parlamento canadese, chiamando il primo ministro Justin Trudeau per nome, ha chiesto ai parlamentari che aveva davanti come si sarebbero sentiti se la Russia avesse assediato Vancouver, bombardato la CN Tower, la grande torre per le telecomunicazioni di Toronto, o i parchi giochi in cui giocavano i loro bambini; anche al Parlamento Europeo ha fatto un discorso molto coinvolgente. Rivolgendosi a centinaia di eurodeputati ha detto: «Dimostrate che siete davvero europei, e allora la vita vincerà sulla morte, e la luce vincerà sulle tenebre».

L’ultima occasione è stata ieri, al Congresso americano: Zelensky ha paragonato la guerra in Ucraina agli attentati dell’11 settembre – forse l’evento più tragico della storia recente degli Stati Uniti – e citato la notissima frase di Martin Luther King – «I have a dream» – per chiedere l’imposizione di una “no-fly zone” sull’Ucraina, ipotesi che i paesi occidentali hanno scartato fin da subito perché implicherebbe, di fatto, l’entrata in guerra contro la Russia.

Durante il suo discorso al Congresso americano, Zelensky ha poi proiettato un video molto drammatico, a partire dalla colonna sonora, che mostrava il progressivo precipitare dell’Ucraina in guerra e la tragicità dei bombardamenti, suscitando la commozione dei presenti.

Per la loro efficacia comunicativa e la loro capacità di coinvolgere i destinatari, i discorsi di Zelensky hanno attirato molte attenzioni in queste prime tre settimane di guerra: Kathleen Hall Jamieson, esperta di comunicazione alla University of Pennsylvania, ha definito lo stile comunicativo di Zelensky «evocativo dal punto di vista visivo e molto teatrale», spiegando che grazie a questo sta avendo molto successo nel far immedesimare il resto del mondo con le sofferenze del popolo ucraino.

Se il presidente russo Vladimir Putin sta lavorando per potenziare al massimo la macchina della sua propaganda interna, anche rafforzando la censura, Zelensky sta invece investendo molte energie nella comunicazione rivolta ai paesi esteri, in quella che è a sua volta una forma di propaganda finalizzata a ricevere più sostegno e aiuti. «L’unica audience che a Putin interessa davvero è quella a casa sua», ha scritto John Thornhill sul Financial Times.

L’investimento di Zelensky sembra avere funzionato: secondo un’analisi del Washington Post i suoi discorsi – e più in generale il modo in cui ha gestito la comunicazione, anche sui social, coi frequenti video dal fronte – hanno realmente influito sul modo in cui i paesi occidentali hanno reagito alla guerra in Ucraina, spingendoli per esempio a inasprire le sanzioni imposte alla Russia e a inviare una quantità enorme di armi in Ucraina, armi che in alcuni casi hanno dato un reale vantaggio agli ucraini.

Tra le altre cose, il Washington Post ha citato alcune non meglio precisate persone, probabilmente funzionari, che erano nella stessa stanza dei leader europei quando hanno partecipato a una videochiamata con Zelensky il giorno dopo l’inizio dell’invasione. Hanno riferito che l’intervento, particolarmente coinvolgente (era quello in cui diceva che non era sicuro che sarebbe sopravvissuto a lungo), ha spinto i presenti a imporre sanzioni più dure di quelle a cui avevano inizialmente pensato.

Da questo punto di vista i discorsi di Zelensky stanno avendo una loro utilità anche nella politica interna dei vari paesi, riuscendo a unire fazioni politiche anche molto distanti e avverse, in un momento di forte pressione popolare sulla necessità di aiutare l’Ucraina. Zelensky è il leader, al fronte, di un paese invaso, assaltato e bombardato da una superpotenza che giustifica l’invasione con abbondanti notizie e interpretazioni false: il suo messaggio ha quindi una grande potenza comunicativa. Il New York Times ne ha parlato a proposito degli Stati Uniti, spiegando che il discorso di Zelensky ha portato a raggiungere un accordo bipartisan – una cosa notevole in un momento di forti divisioni nella politica statunitense – sugli aiuti da inviare all’Ucraina.

La capacità di Zelensky di comunicare in modo efficace non è emersa dal nulla: come è noto, prima di entrare in politica Zelensky era un apprezzato attore comico. E ha investito molto sulla comunicazione anche da presidente, in un modo che peraltro gli ha attirato diverse critiche di chi lo considerava inusuale e lontano dalla sobrietà che il suo ruolo avrebbe richiesto.

La capacità di Zelensky di comunicare in modo così efficace potrebbe avere un’importanza duratura: secondo Sean McFate del centro studi Atlantic Council, i suoi discorsi dimostrano quanto la comunicazione e l’uso dei media conteranno anche nelle guerre future. Per ora, ha detto McFate, «la Russia potrà anche vincere la guerra fatta con le armi, ma l’Ucraina sta vincendo quella della comunicazione, che è cruciale per ottenere il sostegno e la vicinanza degli alleati».