Per il Chelsea ora si mette male
La squadra è tra i beni congelati all’oligarca russo Roman Abramovich: non potrà essere venduta né fare tante altre cose, compreso acquistare o vendere giocatori
Giovedì il Regno Unito ha approvato nuove sanzioni contro alcuni oligarchi russi con interessi economici nel paese, compreso il proprietario della squadra di calcio del Chelsea, Roman Abramovich, considerato da sempre molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. Di fatto, il Chelsea è sottoposto alle stesse sanzioni del suo proprietario. Finché le cose rimarranno così, la squadra — che è campione d’Europa in carica e sta per avvicinarsi alla fase cruciale della stagione — non potrà fare un sacco di cose fondamentali per il funzionamento di un club, dal vendere i biglietti e le magliette a comprare i giocatori. Non potrà nemmeno essere ceduta: la scorsa settimana Abramovich l’aveva infatti messa in vendita dopo averla affidata a un soggetto incaricato (la fondazione benefica del club) e valutata 4 miliardi di dollari.
Il governo britannico ha “congelato” i beni di Abramovich vietando ogni tipo di transazione a lui riconducibile verso privati e aziende nel Regno Unito. Gli ha inoltre imposto un divieto di ingresso nel paese e sanzioni ai trasporti legati alle sue società. Il patrimonio netto di Abramovich è stimato in 9,4 miliardi di sterline, gran parte dei quali derivanti dalla vendita nel 2005 del 73 per cento della compagnia petrolifera Sibneft a Gazprom, l’azienda energetica statale russa, per 9,87 miliardi. È uno degli oligarchi più longevi, amico personale di Putin fin dagli anni Novanta. Ora ha partecipazioni nelle multinazionali minerarie Evraz e Norilsk Nickel, oltre che nel Chelsea, società che a differenza delle altre opera principalmente nel Regno Unito.
Proprio per questo motivo, il governo britannico ha concesso delle deroghe al club autorizzando una serie di attività che altrimenti non sarebbero state possibili. Il Chelsea potrà quindi continuare a giocare le sue partite ed essere coinvolto in tutte le iniziative organizzate dal campionato inglese, che altrimenti verrebbe danneggiato. La squadra però continuerà a giocare in deroga, appunto: le saranno consentite solo le attività essenziali e la sua posizione verrà seguita costantemente.
Molte attività all’ordine del giorno per una squadra di calcio professionistica le saranno vietate e il suo cosiddetto flusso di cassa verrà di fatto interrotto. La società non potrà più vendere biglietti e alle partite casalinghe ci potranno andare soltanto gli abbonati; non potrà più vendere prodotti del merchandising; non le sarà consentito acquistare, cedere, prestare o prendere in prestito giocatori, e le entrate legate a premi e diritti televisivi verranno sospese fino a nuove disposizioni.
Cambierà anche il modo in cui le sue squadre viaggeranno per giocare in trasferta. Normalmente un club di Premier League spende in media 40mila sterline per ogni trasferta, tra viaggi, alloggi, pasti e servizi di sicurezza. D’ora in avanti al Chelsea sarà permessa una spesa massima di circa 20mila sterline, la metà. Le sanzioni imposte ad Abramovich stanno avendo anche un impatto notevole sull’immagine della squadra: lo sponsor principale del club, Three Communications, ha chiesto di rimuovere il suo marchio dal materiale tecnico e sospeso la sua sponsorizzazione. L’altro partner principale, la casa automobilistica Hyundai, potrebbe fare lo stesso.
Sul lato prettamente sportivo, c’è una certa preoccupazione per gli effetti che tutto questo avrà sull’andamento della stagione. Nella squadra maschile — da poco campione del mondo, terza in Premier League e a un passo dai quarti di Champions League — il capitano César Azpilicueta e i difensori Antonio Rüdiger e Andreas Christensen sono vicini alla scadenza di contratti che il Chelsea non potrà rinnovare. Azpilicueta e Christensen sembrerebbero già vicini a un accordo con il Barcellona mentre Rüdiger potrebbe finire al Real Madrid. In quella femminile, invece, che è campione d’Inghilterra da due stagioni consecutive e momentaneamente seconda in classifica, sono in cinque ad essere in scadenza (Ann-Katrin Berger, Maren Mjelde, Jonna Andersson, Ji So-yun e Drew Spence).
– Leggi anche: Il Tottenham vuole sganciarsi dai riferimenti all’ebraismo