I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
C'è stata una leggera crescita dei contagi, mentre continua il calo dei ricoveri in terapia intensiva e dei morti
Nell’ultima settimana c’è stato un leggero aumento dei contagi da coronavirus rispetto ai sette giorni precedenti. I ricoveri in terapia intensiva e i morti, invece, sono stati in calo come nelle ultime settimane. Finora la crescita dei contagi è stata piuttosto contenuta e non sono state segnalate criticità negli ospedali, dove la situazione continua a rimanere sotto controllo. Per capire se si sia entrati in una nuova fase di crescita dei contagi occorrerà osservare i dati delle prossime due settimane.
Dal 3 al 9 marzo sono stati segnalati 307 nuovi ingressi in terapia intensiva, l’8,9 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. L’aumento più significativo è stato registrato in Emilia-Romagna, dove l’aumento dei ricoveri rispetto alla settimana precedente è stato del 113 per cento. In molte altre regioni, comprese quelle più grandi come Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto e Campania, i nuovi ingressi in terapia intensiva sono stati in calo
Il Lazio è la regione con la più alta percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva: i pazienti positivi al coronavirus occupano il 9,4 per cento dei posti disponibili. È una percentuale molto al di sotto del 20 per cento, la soglia di allerta fissata dal ministero della Salute.
Nell’ultima settimana sono stati segnalati 1.143 morti, il 21,2 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. La regione con l’incidenza settimanale più alta è stata la Basilicata, dove sono stati segnalati 3,4 morti ogni 100mila abitanti. Nell’ultima settimana nessuna regione è rimasta sotto la soglia di 1 decesso ogni 100mila abitanti.
Dal 3 al 9 marzo sono stati trovati 291.424 contagi, il 10,8 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. Al momento l’aumento dei contagi non sembra preoccupare gli esperti e il governo, che ha confermato di non voler prorogare lo stato di emergenza dopo la scadenza fissata il 31 marzo.
Secondo Sergio Abrignani, immunologo e componente del comitato tecnico scientifico, la causa della crescita dei casi potrebbe essere la circolazione del coronavirus tra i bambini tra 5 e 11 anni, una fascia d’età in cui la percentuale di vaccinati è ancora bassa. Ma è soltanto un’ipotesi: per avere delle certezze servirà aspettare qualche giorno quando saranno disponibili dati più attendibili in merito all’andamento dei casi e alla distribuzione per fascia d’età.
Il report settimanale di sorveglianza epidemiologica pubblicato dall’Istituto superiore di sanità non comprende l’ultima fase di crescita dei contagi perché i dati riguardano il periodo tra il 28 gennaio e il 27 febbraio. I dati confermano comunque l’efficacia del vaccino contro le forme gravi della COVID-19: l’incidenza di contagi, ricoveri e decessi è decisamente più alta tra le persone non vaccinate rispetto a chi ha ricevuto una protezione. L’efficacia è evidente soprattutto dal confronto tra vaccinati e non vaccinati tra le fasce più anziane della popolazione, quelle più a rischio.
Come si può osservare dal grafico, l’andamento delle somministrazioni è in forte calo perché la maggior parte della popolazione è stata vaccinata e ha ricevuto anche la dose di richiamo.
Negli ultimi giorni è continuata anche la somministrazione della cosiddetta quarta dose alle persone immunodepresse (ad esempio chi ha subìto il trapianto di un organo o i malati di cancro). Il ritmo di somministrazione, tuttavia, è ancora piuttosto lento. Il picco è stato registrato il 7 marzo, quando sono state somministrate 2.850 quarte dosi.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 5 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale (cioè ha fatto due dosi).