In Italia c’è tutto un mercato intorno agli yacht dei russi
Tra i cantieri che li producono, i professionisti che li arredano e i porti che li ospitano: e ora si aspettano gli effetti di sanzioni e sequestri
Venerdì sera la Guardia di Finanza ha sequestrato Lady M, uno yacht dal valore di 65 milioni di euro ormeggiato a Imperia, in Liguria, e di proprietà dell’oligarca russo Alexey Mordashov, presidente della società siderurgica Severstal. È stato sequestrato anche un altro yacht, il Lena, che si trovava nel porto di Sanremo, sempre in Liguria. Il proprietario della barca dal valore di circa 50 milioni di euro è Gennady Nikolayevich Timchenko, imprenditore a capo della società di investimento Volga Group. I sequestri, decisi anche in altri paesi europei come Francia e Germania, sono i primi effetti delle dure sanzioni introdotte da molti paesi occidentali per colpire la Russia dopo l’invasione in Ucraina.
Le conseguenze delle sanzioni sull’economia russa sono già evidenti, mentre è ancora presto per capire se danneggeranno su larga scala anche i paesi che le hanno emesse. La previsione è più semplice per i settori specifici dell’economia che dipendono più direttamente dai soldi provenienti dalla Russia e che si stanno preparando ad affrontare un anno difficile: uno di questi è la produzione e la riparazione delle barche di grandi dimensioni, i cosiddetti super yacht, di cui l’Italia è uno dei maggiori costruttori al mondo.
Nelle aziende italiane che ogni anno realizzano barche lussuose e molto costose lavorano migliaia di persone e sono ancora di più gli addetti dell’indotto: operai, tappezzieri, elettricisti, falegnami, designer, progettisti di interni e professionisti specializzati nella produzione di oggetti e arredi spesso unici che impreziosiscono le barche.
Non esiste una vera e propria definizione di super yacht. Generalmente vengono chiamate così le barche lunghe più di 40 metri e con un equipaggio professionale che varia da pochi marittimi fino a decine. Le più grandi e lussuose possono avere una piscina esterna, palestre, sauna, saloni di bellezza e anche una piattaforma di atterraggio per gli elicotteri. Spesso all’interno dei loro scafi ospitano altre barche da far salpare per gli spostamenti più brevi. Il noleggio dei super yacht può superare i 100mila euro alla settimana.
Come le barche, negli ultimi anni anche gli affari sono diventati enormi per le aziende italiane che costruiscono super yacht. Gli effetti della pandemia e in particolare la concentrazione della ricchezza, detenuta da pochi ricchi sempre più ricchi, hanno dato un impulso notevole all’acquisto delle barche di grandi dimensioni: nei principali cantieri navali italiani vengono prodotte sempre più barche e sempre più grandi per soddisfare le richieste in arrivo dall’estero.
I cantieri italiani più noti a livello internazionale si trovano in Liguria e in Toscana, a La Spezia, Viareggio e Genova. Negli ultimi anni si sono insediate nuove aziende anche nelle Marche, ad Ancona e a Pesaro. Secondo il sito Boat International, ai primi due posti della classifica dei cantieri più produttivi ci sono due aziende italiane: Azimut|Benetti al primo posto e Sanlorenzo al secondo. I dati diffusi a fine 2021 dicono che Azimut Benetti è in testa con 128 nuovi progetti in cantiere, per un totale complessivo di 4.601 metri di lunghezza. Sanlorenzo conta invece 117 progetti per 4.159 metri.
I risultati delle singole aziende si riflettono anche nei numeri dell’intero settore: complessivamente, nel 2021 la nautica italiana ha raggiunto un fatturato di 6 miliardi di euro, vicino al record storico del 2008 quando erano stati raggiunti 6,2 miliardi di euro. Lo scorso settembre Confindustria nautica aveva previsto una crescita tra il 19 e il 29 per cento rispetto all’anno precedente: le previsioni aggiornate alla scorsa settimana dicono che la crescita supererà il 24 per cento. In questo settore nel 2021 l’export ha raggiunto 2,99 miliardi, il massimo storico.
Moltissime delle barche costruite in Italia sono commissionate da clienti russi, che rappresentano il secondo bacino d’utenza dopo gli Stati Uniti. Ma è comunque difficile prevedere cosa succederà al mercato delle grandi barche dopo le sanzioni decise nei confronti della Russia, per diverse ragioni: la prima riguarda i tempi delle commesse e delle consegne, che sono molto lunghi.
Per costruire una barca servono diversi mesi, se non anni: in molti casi le aziende hanno ricevuto ordini che smaltiranno entro tre o quattro anni. La situazione in Ucraina potrebbe quindi ristabilirsi oppure peggiorare, ma al momento le conseguenze immediate sembrano essere limitate ai possibili sequestri di imbarcazioni già consegnate. «Un impatto sulla nautica certamente ci sarà», ha detto Giovanna Vitelli, vicepresidente di Azimut|Benetti, durante l’incontro “Road to Expo Dubai – Nautica” che si è tenuto la scorsa settimana a Genova. «Per il momento i feedback che abbiamo dai clienti sono abbastanza attendisti, cioè di non prendere decisioni ma di darsi un arco temporale per vedere che cosa succederà».
Un’altra ragione che spiega la difficoltà di prevedere gli effetti sul mercato italiano riguarda il tipo di barche preferite dai clienti russi. «Non acquistano la barca a vela o il motoscafo, ma i super yacht, quindi è complicato capire cosa succederà al mercato italiano che nel campo più esposto compete con aziende tedesche e olandesi», dice Nicola Capuzzo, direttore di SuperYacht24, un sito dedicato interamente al mercato delle grandi barche. «Nonostante il conflitto, nel 2022 è previsto un ulteriore aumento del fatturato della nautica. Già nel 2021 gli affari erano tornati ai tempi d’oro. A questo punto però servirà capire cosa succederà concretamente ai contratti firmati negli ultimi anni con i clienti russi».
Diego Deprati, amministratore delegato di Baglietto, spiega che le conseguenze da affrontare in questa fase sono principalmente due: la prima consiste nell’impatto sugli ordini dei clienti già acquisiti e la seconda è l’eventuale attendismo del mercato di fronte alla complessa situazione internazionale. «Come era successo dopo l’attacco terroristico alle Torri gemelle, oppure durante la guerra in Iraq o ancora a causa della crisi finanziaria del 2008, ci potranno essere posticipi di consegne già programmate, rinegoziazioni economiche, fino addirittura a possibili interruzioni di lavori», spiega Deprati. «Ora tutti guardano alla clientela russa, ma non si possono escludere pesanti conseguenze economiche anche per altri clienti che subiranno gli effetti dell’andamento finanziario. Vedo nuvoloni all’orizzonte, è meglio prepararsi».
In questo momento Baglietto non ha commesse da clienti russi. Ne ha avute in passato, come molte altre aziende italiane. Per l’azienda ci sono comunque effetti immediati dovute all’invasione in Ucraina perché uno dei clienti con cui stavano trattando una commessa è ucraino. «Stiamo valutando cosa fare, non possiamo sapere cosa succederà», dice Deprati. «Anche se oggi non abbiamo clienti russi, venendo a mancare questa consistente quota di clientela sarà un problema anche per noi, come per tutte le altre aziende».
La preoccupazione dei costruttori riguarda anche la tenuta dell’indotto, che in Italia è composto da migliaia di professionisti a cui viene commissionata la produzione di pezzi spesso unici. Baglietto, per esempio, ha 90 addetti diretti nei due stabilimenti di La Spezia e Marina di Carrara, che diventano tra 400 e 600 a seconda della quantità di lavoro. Perdere una parte dell’indotto potrebbe essere un problema per le stesse aziende, che da qualche anno faticano a trovare sul mercato professionisti specializzati.
Ci potrebbero essere notevoli conseguenze anche per tutto l’indotto legato alle manutenzioni. Alcuni dei super yacht sequestrati in Europa, infatti, erano ormeggiati per il cosiddetto refitting, cioè la riparazione dello scafo e il rinnovo degli interni, operazioni molto redditizie per i cantieri navali.
La manutenzione e il mantenimento di queste barche sono molto costosi: tra equipaggio e lavori, i proprietari possono spendere ogni anno più del 10 per cento del valore dello yacht. Significa che il refitting del Lady M, per esempio, avrebbe garantito una commessa da circa 6,5 milioni di euro. Uno yacht russo non ancora sequestrato è attualmente ormeggiato all’arsenale di Trieste proprio per la manutenzione. Si chiama “A”, è di proprietà dell’imprenditore russo Andrey Melnichenko, ed è l’imbarcazione a vela più grande del mondo, con tre alberi di cui il maestro alto 90 metri. Il suo valore è di 425 milioni di euro e al momento è sotto la custodia di Fincantieri a cui era stata affidata la manutenzione.
La presumibile assenza di super yacht russi dai mari italiani, inoltre, è la causa di non poche preoccupazioni tra i gestori dei porti turistici italiani dove solitamente sono ormeggiati nei mesi estivi. Negli ultimi anni l’approdo delle enormi barche nelle località italiane più note ha rappresentato una quota significativa del fatturato annuale dei porti tra costi di ormeggio e rifornimento, che per barche così grandi possono arrivare a decine di migliaia di euro al giorno.