Le misure contro le importazioni di gas e petrolio dalla Russia
Gli Stati Uniti hanno annunciato il blocco totale delle importazioni energetiche, mentre l'Unione Europea un piano più modesto
Stati Uniti e Regno Unito hanno annunciato limitazioni alle importazioni di petrolio, gas e fonti energetiche provenienti dalla Russia, una decisione importante che produrrà certamente effetti sul mercato energetico globale, e non solo. Le misure, che si aggiungono alle sanzioni dure e senza precedenti già approvate negli ultimi giorni, hanno l’obiettivo di colpire il governo russo per l’invasione in Ucraina, iniziata quasi due settimane fa. Come ha scritto Politico, però, sono anche «la prima grande frattura nell’unità occidentale contro Putin», dovuta soprattutto al fatto che l’Unione Europea non ha adottato le stesse limitazioni, ma ha annunciato un piano più generico per ridurre la propria dipendenza dal gas russo.
Le misure più dure sono state prese dagli Stati Uniti. Martedì il presidente Joe Biden ha annunciato il blocco completo delle importazioni energetiche dalla Russia, parlando di «duro colpo alla macchina da guerra di Putin». Biden ha detto che la decisione avrà un costo anche per gli Stati Uniti, ma ha aggiunto che è un costo che il suo governo ha accettato di pagare per «difendere la libertà». Il divieto dovrebbe comunque avere un impatto piuttosto limitato sull’economia americana: soltanto l’8 per cento delle importazioni energetiche statunitense proviene dalla Russia, una percentuale molto minore di quella per esempio registrata in Europa.
In un annuncio coordinato, il Regno Unito ha fatto sapere che vieterà le importazioni di petrolio russo, che rappresentano l’8 per cento di tutto il fabbisogno nel paese: soltanto di petrolio però, e non immediatamente. Il governo britannico ha detto di volerle azzerare entro la fine dell’anno.
Poco prima anche la Commissione Europea aveva annunciato un pacchetto di proposte per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia: è una decisione importante, visto che l’Unione prende dalla Russia il 40 per cento di tutto il gas che importa ogni anno, il 47 per cento del suo carbone e il 27 per cento di tutto il petrolio, ma anche assai più ridotta nella portata rispetto alle misure adottate dagli Stati Uniti.
La Commissione ha annunciato un nuovo piano che ha l’obiettivo di ridurre di due terzi il fabbisogno di gas russo entro la fine dell’anno, e di rendere l’Unione completamente indipendente dal gas russo entro il 2030. Il piano prevede alcune misure di sostegno alla diversificazione e alla decarbonizzazione della produzione energetica in Europa, ma non comporta, almeno per ora, aiuti economici ai paesi membri. Si tratta inoltre soltanto di proposte, che saranno discusse alla riunione di giovedì tra i leader europei a Versailles.
Tra le misure proposte, la Commissione prevede di fare delle eccezioni alle regole sugli aiuti di stato per consentire agli stati membri di aiutare le aziende in difficoltà. Ha inoltre avanzato la possibilità di regolamentare i prezzi dell’energia, per evitare rialzi ingiustificati.
Inoltre intende fare in modo, tramite una proposta legislativa, che tutti gli stati membri siano obbligati a riempire le proprie riserve di gas al 90 per cento entro il primo ottobre, in tempo per l’inverno, e che le forniture siano negoziate in maniera coordinata a livello europeo, cercando di lavorare per diversificare i fornitori. La Commissione intende inoltre favorire e velocizzare lo sviluppo delle rinnovabili e la decarbonizzazione dell’industria.
È difficile dire come reagirà la Russia. Nell’ultima settimana la Russia aveva già cominciato ad avvertire gli effetti delle sanzioni internazionali e delle discussioni sulla possibilità di bloccare le importazioni energetiche, sebbene questo settore non fosse stato formalmente incluso nei pacchetti sanzionatori approvati dall’Occidente.
Negli ultimi giorni diversi esponenti del governo avevano minacciato l’Occidente di ritorsioni, nel caso in cui fossero state prese misure per limitare le importazioni energetiche russe in particolare verso l’Europa. Lunedì, per esempio, il viceprimo ministro russo Alexander Novak aveva avvertito che qualsiasi limitazione alle importazioni di greggio russo avrebbe fatto salire il prezzo del barile a 300 dollari, rispetto ai 130 attuali. Novak aveva inoltre minacciato di interrompere le esportazioni di gas russo verso la Germania lungo il gasdotto Nord Stream, una misura che potrebbe mettere in enorme difficoltà molti paesi europei, tra cui l’Italia.