Quante persone sono morte in Italia nel 2021
Quasi 40mila in meno rispetto al 2020, soprattutto grazie alla campagna vaccinale che ha abbassato la mortalità tra gli anziani
Nel 2021 in Italia sono morte 709.035 persone, 37mila in meno rispetto al 2020, ma 63mila in più rispetto alla media tra il 2015 e il 2019. Nel 2020 erano morte 746.146 persone, poco più di 100mila decessi in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti, il dato più alto mai registrato in Italia dal secondo Dopoguerra. Complessivamente, dall’inizio dell’epidemia alla fine di gennaio del 2022, sono morte 178mila persone in più rispetto alla media dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019.
I dati sono stati pubblicati dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, che da aprile 2020 diffonde un rapporto mensile intitolato “Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità” realizzato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Con l’ultimo aggiornamento sono stati pubblicati anche i dati di dicembre 2021, che consentono di analizzare l’andamento dei decessi degli ultimi due anni. Questo report è molto importante perché mostra l’impatto dell’epidemia da coronavirus sulla mortalità durante le cosiddette ondate che hanno causato un aumento dei contagi, dei ricoveri e dei decessi.
Confrontando il numero dei morti con la media dei cinque anni precedenti, infatti, si può capire qual è stata la sovramortalità, cioè quante persone sono morte in più rispetto alla media del passato. In questo modo si riesce a misurare l’impatto della pandemia: non solo le morti dirette – le persone che sono morte a causa del Covid – ma anche le morti “indirette”, cioè causate dalla saturazione del sistema di emergenza soprattutto durante la prima ondata dell’epidemia.
Il sistema di sorveglianza nazionale COVID-19 ha registrato 145mila decessi ufficiali causati dalla COVID-19, un numero più contenuto rispetto ai 178mila in più della media 2015/2019: questa differenza tra dato ufficiale e dato reale si spiega con i decessi sfuggiti al sistema di tracciamento dei contagi nelle fasi emergenziali dell’epidemia, e alle morti “indirette”.
Questo grafico mostra il confronto tra l’andamento dei decessi in tutta Italia nel 2020, nel 2021 e la media dei cinque anni precedenti.
L’ISTAT spiega che la mortalità è significativamente diminuita a partire dalla ventesima settimana del 2021, con l’aumento delle somministrazioni del vaccino contro il coronavirus. Lo scorso anno, l’82 per cento dei decessi era stato segnalato nei primi quattro mesi, quando la popolazione non era ancora sufficientemente protetta. In particolare, dice l’ISTAT, da maggio si è molto ridotta la mortalità correlata alla fascia di età da 80 anni in su.
Pur con un calo significativo dei decessi, i dati confermano che gli anziani sono i più a rischio: le morti delle persone con più di 80 anni costituiscono infatti il 72 per cento di tutta la sovramortalità: dall’inizio dell’epidemia sono morte 455.170 persone con più di 80 anni. Le morti nella fascia d’età tra 65 e 79 anni costituiscono il 21 per cento della mortalità.
Rispetto al 2020, nel 2021 è stato segnalato un aumento dell’eccesso di mortalità nelle regioni del Centro (+1%) e del Mezzogiorno (+4,8%). Il calo del numero complessivo di decessi del 2021 rispetto al 2020 è dovuto soprattutto alla diminuzione dei decessi riscontrata al Nord (-13,2%).
Il confronto tra ondate epidemiche di COVID-19 in termini di eccesso di mortalità evidenzia che durante la cosiddetta quarta ondata, in fase calante, l’impatto sulla mortalità è più contenuto rispetto alle ondate precedenti. Nonostante la rapida diffusione della variante omicron, più contagiosa rispetto alle precedenti, durante il periodo tra l’1 ottobre 2021 e il 31 gennaio 2022 sono stati segnalati 250mila decessi, 40mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un calo di oltre il 13 per cento.
Nel prossimo grafico si può osservare l’andamento dei morti nel 2020, nel 2021 e la media tra il 2015 e il 2019 a livello provinciale. Basta cliccare sul filtro per scegliere la provincia.
L’analisi delle schede di morte relative ai deceduti nel 2021 offre un contributo essenziale al dibattito sulla definizione di decesso “con” o “per” il coronavirus. In un campione di 6.530 schede analizzate dall’Istituto superiore di sanità, nel 90% dei casi il Covid è stato segnalato come causa direttamente responsabile del decesso. Il dato è in linea con i risultati di un’analisi identica sui dati del 2020. Nel 90% delle schede si riscontrano come complicanze condizioni tipicamente associate al COVID-19: polmonite, insufficienza respiratoria, distress respiratorio acuto (ARDS) o altri sintomi respiratori. Il Covid è l’unica causa responsabile del decesso nel 23% dei casi, mentre nel 29% dei casi è presente una concausa e nel 48% si riscontra più di una concausa.
In questa mappa è rappresentata la variazione percentuale del numero di morti nel 2021 rispetto alla media tra il 2015 e il 2019 in tutti i comuni italiani.