In Ucraina c’è anche la pandemia
Le priorità sono ovviamente cambiate dopo l'invasione russa, ma il paese era nel mezzo della quinta ondata e con una bassa percentuale di vaccinati
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha stimato che almeno un milione di persone abbia lasciato l’Ucraina nella prima settimana dall’inizio dell’invasione militare della Russia. Con il proseguire della guerra, è previsto che altri milioni di ucraini decidano di partire, per cercare rifugio e accoglienza nei paesi europei.
L’invasione e l’esodo di massa avvengono mentre è in corso la più grave pandemia degli ultimi decenni, che continua a causare ogni giorno centinaia di morti in Ucraina come nel resto del mondo, e che potrebbe causare problemi per la popolazione, che si aggiungeranno alle sofferenze della guerra.
Proprio per via dell’invasione da parte della Russia, nell’ultima settimana i dati sull’andamento dei contagi in Ucraina sono diventati meno affidabili, a causa della difficoltà nel rilevare i nuovi casi positivi, specialmente negli ospedali dove arrivano ogni giorno i feriti dai bombardamenti.
A metà gennaio l’Ucraina aveva iniziato ad affrontare la quinta ondata della pandemia da coronavirus, con un marcato aumento dei contagi causato dalla variante omicron. I dati fino al 24 febbraio, quindi a ridosso dell’avvio delle operazioni militari russe, indicavano una media giornaliera di quasi 27mila nuovi casi giornalieri, con un picco rilevato il 4 febbraio con oltre 43mila contagi. Nello stesso periodo si era assistito a un marcato aumento dei decessi, difficile comunque da quantificare con precisione visto lo scarso numero di test e analisi per riscontrare la positività.
Solo il 34 per cento della popolazione è completamente vaccinato contro il coronavirus in Ucraina, uno dei paesi con il tasso di vaccinati più basso in tutta Europa (l’Italia, tra i primi, è circa all’83 per cento). Il ridotto numero di persone vaccinate sta incidendo sensibilmente sulla nuova ondata, in termini di ricoveri e decessi, e secondo le istituzioni sanitarie potrebbe avere serie conseguenze per i profughi.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha di recente ricordato che le malattie infettive peggiorano sensibilmente le già difficili condizioni di chi si trova in paesi in guerra, o di chi cerca di fuggire dai conflitti. Gli ospedali ucraini, già sotto forte stress a causa della pandemia, devono ora affrontare il grande afflusso di feriti nelle città sottoposte ai bombardamenti russi e dove si sta combattendo.
Il problema riguarda anche il rifornimento di medicinali e di ossigeno, molto importante per trattare le polmoniti dovute ai casi più gravi di COVID-19. Almeno tre aziende produttrici di ossigeno in Ucraina hanno dovuto chiudere per via dell’invasione. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto che le consegne di medicinali dall’estero per Kiev sono fortemente rallentate e ha chiesto che sia istituito un «corridoio sanitario», in modo da assicurare l’assistenza medica per i malati gravi.
Il direttore generale ha inoltre spiegato che: «Prima della guerra, l’Ucraina era nel mezzo di una nuova ondata di COVID-19. La scarsa quantità di test dall’inizio della guerra significa che ci sono probabilmente molti contagi non rilevati, su una popolazione scarsamente vaccinata. Ciò fa aumentare il rischio che un alto numero di persone soffra delle forme più gravi della malattia».
"Prior to the conflict, #Ukraine had experienced a recent surge of cases of #COVID19. Low rates of testing since the start of the conflict mean there is likely to be significant undetected transmission"-@DrTedros
— World Health Organization (WHO) (@WHO) March 2, 2022
Non potendosi permettere di affrontare un lungo viaggio in automobile, con tutti i rischi che ne conseguono, molti ucraini hanno scelto di lasciare il proprio paese utilizzando mezzi di trasporto di massa, come autobus e treni. Il grande afflusso di sfollati fa sì che ci sia un grande affollamento sia nelle stazioni sia a bordo, rendendo nella maggior parte dei casi impossibile il mantenimento delle misure minime di sicurezza per ridurre il rischio di contagio. Poche persone utilizzano le mascherine, per abitudine o perché difficili da reperire, e comprensibilmente la fuga dalla guerra è vista come una priorità superiore rispetto a non rimanere contagiati.
Tra gli sfollati ci sono però molte persone anziane, più a rischio di sviluppare forme gravi della malattia. Il problema potrebbe inoltre riproporsi dopo l’arrivo nei paesi di destinazione, nelle strutture e nei campi approntati dai paesi confinanti per l’accoglienza. La stretta vicinanza e l’affollamento renderanno difficile l’adozione delle precauzioni per ridurre il rischio di nuovi contagi.
Una percentuale più alta di vaccinati avrebbe contribuito a ridurre i rischi, ma nei mesi prima dell’invasione russa il governo ucraino aveva faticato a convincere la popolazione a vaccinarsi. La resistenza alla vaccinazione in Ucraina nel 2021 era derivata da una scarsa fiducia nelle istituzioni sanitarie e dalla facilità con cui potevano essere aggirate alcune limitazioni, imposte per i non vaccinati.
Nel paese sono stati finora autorizzati sei vaccini contro il coronavirus prodotto da diverse aziende: Moderna, Pfizer/BioNTech, Janssen, Astrazeneca, Serum Institute of India e Sinovac. Alcuni di questi vaccini, come quello prodotto da Sinovac, hanno mostrato di avere una minore efficacia, con qualche potenziale ripercussione sul livello di protezione di parte dei vaccinati.
Per incentivare le vaccinazioni, il governo ucraino aveva organizzato nell’autunno del 2021 una nuova campagna comunicativa, spendendo l’equivalente di circa 750mila euro, ma senza ottenere particolari risultati. A dicembre, il governo aveva inoltre avviato un’iniziativa per dare una piccola ricompensa economica, circa 30 euro, a chi decide di vaccinarsi. Il programma sarà in vigore fino alla fine di quest’anno, ma non è chiaro se nelle prime settimane avesse portato a un particolare incremento delle vaccinazioni. Un altro programma prevede che gli over 60 ricevano uno smartphone dopo essersi vaccinati, nell’ambito di un più ampio progetto per incentivare l’accesso e l’uso di Internet da parte degli anziani.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia avrà di sicuro un impatto negativo su queste iniziative, e più in generale sulla campagna di vaccinazione.