Andare a Leopoli
Ogni giorno e senza fiato, come scriveva il poeta polacco Adam Zagajewski
E ora, ma in fretta,
fare i bagagli, sempre, ogni giorno
e andare senza fiato, andare a Leopoli,
eppure esiste, quieta e pura come
una pesca. Leopoli è ovunque.
Adam Zagajewski, Andare a Leopoli, tradotta in italiano da Krystyna Jaworska in La vita degli oggetti, pubblicato da Adelphi nel 2012
Leopoli, L’viv in ucraino, si trova ora nell’Ucraina occidentale ma nel corso del Novecento, da città di confine qual è, si è ritrovata a far parte di nazioni diverse: a inizio secolo era un centro dell’Impero austro-ungarico abitato da polacchi e ucraini, dopo la Prima guerra mondiale divenne una delle città più importanti della Polonia, nel 1939 venne occupata dall’Unione Sovietica, nel 1941 dalla Germania nazista che decimò la sua popolosa comunità ebraica, a guerra finita entrò nell’Unione Sovietica, che scacciò gli abitanti polacchi e la ripopolò con russi e ucraini, e dal 1991 fa parte dell’Ucraina.
Adam Zagajewski è uno dei più importanti poeti, scrittori e saggisti polacchi del Novecento. Nacque a Leopoli nel 1945 ma quando aveva pochi mesi la sua famiglia fu costretta a lasciare la città e deportata, come tanti altri polacchi, su decisione delle autorità sovietiche: per lui diventerà il simbolo di una patria perduta per cui si sente nostalgia pur senza conoscerla. Zagajewski trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Gliwice, nell’Alta Slesia, e nel 1968 si trasferì a Cracovia. A causa delle sua opposizione al Partito Comunista, nel 1975 le sue opere furono censurate; nel 1981 si trasferì a Parigi dove rimase fino al 2002, prima di tornare a Cracovia dove poi morì, nel marzo del 2021. Andare a Leopoli è una delle sue poesie più note, la potete leggere per intero qui, tradotta da Matteo Campagnoli.