L’Ucraina può entrare davvero da subito nell’Unione Europea?
Il presidente Zelensky ha chiesto che l'adesione venga approvata con una procedura d'emergenza, ma è improbabile che avvenga
Lunedì pomeriggio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato una richiesta ufficiale per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Di solito l’ingresso di un paese richiede molti anni di negoziati, ma in questo caso per Zelensky la situazione drammatica del suo paese causata dall’invasione russa richiederebbe una risposta immediata da parte dell’Unione Europea: secondo Zelensky l’adesione dell’Ucraina all’Unione andrebbe messa in pratica tramite una procedura d’emergenza, anche se secondo diversi analisti di politica europea è piuttosto improbabile che avvenga.
Martedì il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione su questo argomento: non è un atto vincolante ed è più che altro una dichiarazione di intenti del Parlamento. Nella risoluzione il Parlamento si impegna «ad adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione Europea, in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione Europea e sulla base del merito, e nel frattempo continuare a lavorare per la sua integrazione nell’Unione». La risoluzione è stata approvata con 637 voti favorevoli, 13 contrari e 36 astenuti.
In sostanza con questa risoluzione il Parlamento Europeo si impegna a favorire il processo che porterebbe all’adesione dell’Ucraina all’Unione, ma non dice nulla di concreto sulle tempistiche per l’ingresso del paese, e sulla procedura emergenziale chiesta da Zelensky. Per l’adesione di un paese all’Unione Europea, dopo la richiesta, servono infatti un’approvazione della Commissione e del Consiglio, a cui seguono negoziati che possono durare diversi anni.
Della possibilità che Zelensky facesse una richiesta del genere si parlava già da alcuni giorni. Domenica la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, annunciando le durissime sanzioni imposte alla Russia aveva detto che «l’Ucraina è una di noi e la vogliamo nell’Unione». Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva annunciato che il governo ucraino stava preparando una richiesta ufficiale per aderire all’Unione Europea e che perciò «la Commissione dovrà prendere una posizione ufficiale». Michel aveva poi però specificato che «è una richiesta espressa dall’Ucraina da molto tempo», e che «ci sono opinioni e sensibilità diverse all’interno dell’Unione Europea su un allargamento».
La richiesta di Zelensky non è arrivata dunque all’improvviso ma dopo una parziale apertura da parte delle autorità europee in tal senso. Subito dopo l’ufficializzazione della richiesta sono arrivate le dichiarazioni di diversi altri leader europei, che si sono invece mostrati decisamente più scettici su un’immediata entrata dell’Ucraina nell’Unione e che hanno ricordato che per accogliere una richiesta del genere ci vogliono anni di dibattiti, e non si può prendere una decisione simile in pochi giorni.
Il trattato sull’Unione Europea stabilisce peraltro, all’articolo 42.7, una clausola di difesa reciproca nel caso di attacco armato a un paese membro, anche se i termini con cui è espressa sono meno perentori di quelli usati per esempio dall’articolo 5 del trattato della NATO.
Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, ha detto che l’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea non è un tema all’ordine del giorno. Borrell ha detto che «l’Ucraina ha una chiara prospettiva europea», ma che l’adesione è qualcosa che richiederà, in ogni caso, molti anni e che adesso l’Unione «deve fornire una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni».
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Generalmente ci vogliono vari anni di negoziati prima che un paese venga ammesso nell’Unione. Dopo la richiesta da parte del paese, la Commissione Europea deve decidere se attribuirgli lo status di paese candidato e solo a quel punto cominciano i negoziati condotti dal Consiglio Europeo. L’ultimo paese a entrare era stata nel 2013 la Croazia, che aveva presentato la propria richiesta dieci anni prima. Al momento ci sono inoltre altri cinque paesi a cui è stato concesso lo status di paese candidato a entrare nell’Unione, ma i cui negoziati per l’adesione sono ancora in corso: Turchia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Albania.
Per aderire un paese deve rispondere ad alcuni criteri fondamentali, tra cui il rispetto dell’articolo 6, paragrafo 1 del trattato sull’Unione, secondo cui un paese può entrare nell’Unione Europea solo se garantisce al suo interno il rispetto della libertà, della democrazia, dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto. Ci sono poi alcuni criteri economici da rispettare, tra cui la presenza di un’economia di mercato libera e concorrenziale.
Tra i paesi europei c’è chi crede che questo processo debba essere velocizzato in via eccezionale per l’Ucraina, in modo da consentirle di godere immediatamente di tutte le garanzie previste dall’entrata nell’Unione. Lunedì sera Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia hanno firmato un comunicato congiunto in cui hanno invitato l’Unione Europea a fornire all’Ucraina il «massimo sostegno politico» e ad avviare da subito il procedimento necessario per concederle lo status di paese candidato all’adesione all’Unione.
L’Italia non ha espresso una posizione netta al riguardo, ma si è limitata a dire tramite il proprio ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, di credere «che la richiesta di ingresso nell’Unione Europea sia legittima». Si è detta invece piuttosto contraria a un’entrata immediata dell’Ucraina nell’Unione la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che lunedì ha specificato come, nonostante l’Ucraina sia «una parte della casa europea», un’adesione «non è qualcosa che si possa fare in pochi mesi».
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