Perché Europa e Stati Uniti discutono sullo SWIFT
Escludere la Russia dal sistema che permette i pagamenti internazionali tra banche avrebbe grosse conseguenze anche per l'Occidente
Dopo l’invasione dell’Ucraina i paesi occidentali hanno discusso di quali sanzioni economiche imporre alla Russia per danneggiare l’economia del paese, nella speranza che sul medio e lungo termine possa avere conseguenze sull’espansionismo e sull’aggressività di Vladimir Putin. Tra le ipotesi, una di quelle di cui si è parlato di più è l’esclusione delle banche russe dallo SWIFT, la piattaforma di scambio di dati telematici che mette in comunicazione istituti finanziari e bancari di paesi diversi e permette sostanzialmente di fare i pagamenti internazionali.
È una sanzione che gli Stati Uniti hanno già escluso di imporre, e che a quanto dicono le anticipazioni non è stata decisa nemmeno nel Consiglio europeo di giovedì sera. È considerata infatti una delle sanzioni economiche più pesanti e potrebbe avere conseguenze anche per i paesi europei, perché renderebbe più difficile e costoso pagare alla Russia le forniture di gas. Secondo i più pessimisti in certi casi sarebbe addirittura impossibile, con la conseguente interruzione dell’erogazione.
SWIFT (acronimo per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) è una società che esiste dal 1973 e ha sede in Belgio. Non è un sistema di pagamento, né una banca, ma una piattaforma di scambio di messaggi telematici per gli istituti bancari, una delle principali per gestire una serie di servizi, tra cui appunto i pagamenti internazionali. Prima dell’istituzione di SWIFT le banche comunicavano i pagamenti tramite il sistema TELEX, un’evoluzione del telegrafo per inviare comunicazioni scritte velocemente.
Aderiscono al sistema SWIFT oltre 11mila istituti finanziari nel mondo, la maggior parte delle banche mondiali, e ad oggi di fatto il sistema bancario internazionale dipende da questa rete perché è alla base della gran parte delle transazioni internazionali. Nel 2020, le banche russe sono state responsabili dell’1,5 per cento delle transazioni sul sistema, secondo il Financial Times.
La piattaforma SWIFT, per semplificare molto, permette a ogni banca di verificare l’identità dell’istituto a cui invia o da cui riceve pagamenti.
Come ha scritto il New York Times, escludere la Russia dal sistema è considerata «l’opzione nucleare» delle sanzioni, perché di fatto escluderebbe il paese dal sistema finanziario internazionale. Se fosse applicata senza eccezioni, la sanzione costringerebbe esportatori e importatori russi a trovare soluzioni alternative ai pagamenti, più costose, macchinose e meno sicure: cosa che evidentemente impatterebbe enormemente sull’economia locale, ma che avrebbe le stesse conseguenze anche per chi nel resto del mondo esporta beni in Russia o deve importarne. E data la dipendenza occidentale dal gas e dal petrolio russi, questo potrebbe essere un enorme problema.
Secondo il Financial Times, a spingere per l’esclusione della Russia dallo SWIFT è stato principalmente il primo ministro britannico Boris Johnson, mentre era contrario soprattutto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Altre ricostruzioni includono anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi tra i leader europei riluttanti a ricorrere a questa sanzione. Nel suo discorso di giovedì sera, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha attribuito ai paesi europei la decisione di non escludere la Russia dal sistema di transazioni: «È sempre un’opzione, ma ora come ora non è una posizione che il resto dell’Europa vuole tenere». Una simile divergenza si era già verificata nel 2018 quando a poter essere escluso dallo SWIFT era l’Iran, sempre nell’ambito delle sanzioni internazionali: fu poi la stessa società belga a farlo, per timore di violare le altre sanzioni verso chi faceva affari col paese.
Alcuni esperti sostengono comunque che escludere la Russia dal sistema SWIFT potrebbe avvicinarla ulteriormente all’economia cinese, con conseguenze che danneggerebbero l’Occidente. Tra le soluzioni alternative per i pagamenti a cui potrebbero ricorrere le banche russe c’è infatti Cips (Cross-Border Interbank Payment System), un sistema cinese rivale di SWIFT, che però è molto più limitato e usato per scopi parzialmente diversi.
Nel caso delle transazioni economiche in Europa, invece, dal 2016 è entrato in vigore lo schema SEPA per i bonifici, che ha reso più semplici e veloci i pagamenti in euro all’interno dell’Unione Europea e in altri paesi dell’area. SEPA consente di effettuare pagamenti in euro anche in Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco, San Marino, Vaticano e Regno Unito.
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