Cosa può succedere al prezzo del gas
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia aggiunge nuove incertezze e potrebbe influire molto sui costi dell'energia
L’invasione armata dell’Ucraina da parte della Russia sta avendo numerose ripercussioni sull’economia e, secondo gli esperti, potrà averne soprattutto sul costo dell’energia in Europa. Circa un terzo del gas consumato dai paesi europei proviene dalla Russia e l’avvio di nuove sanzioni potrebbe influire non solo sulla sua disponibilità, ma anche sui prezzi applicati da parte dei principali fornitori su cui il governo russo ha uno stretto controllo, come Gazprom.
Il principale indice di riferimento sui prezzi del gas, TFF, ha fatto rilevare nella mattina di giovedì un aumento del 41 per cento, segnando il quarto giorno di aumenti consecutivi arrivati dopo quelli degli ultimi mesi, che hanno segnato profondamente l’inverno, con costi più alti sia per la produzione di energia elettrica sia per le aziende e le famiglie. Da questo punto di vista, le conseguenze della guerra in Ucraina sui rifornimenti di gas potrebbero riguardare soprattutto il prossimo inverno, e le contrattazioni dei prossimi mesi per le forniture, visto che sta arrivando la stagione calda.
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A inizio settimana, il ministro dell’Energia della Russia, Nikolai Shulginov, aveva detto che le forniture di gas sarebbero continuate normalmente. La situazione da allora è però cambiata, con numerose città ucraine attualmente sotto assedio da parte della Russia. L’invasione è stata duramente condannata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, che nella giornata di giovedì deciderà nuove sanzioni contro diverse organizzazioni economiche russe.
Al momento non è chiaro se le sanzioni riguarderanno anche il settore energetico, considerata l’importanza delle forniture di gas per numerosi paesi europei, compresa l’Italia. Le scorte da parte delle nazioni che più dipendono dal gas per la produzione di energia elettrica sono ai loro minimi, con un’autonomia che potrebbe essere sufficiente per il termine della stagione fredda, ma con il rischio di non avere riserve adeguate per la seconda metà dell’anno.
Molte forniture di gas arrivano dalla Russia all’Europa occidentale attraverso i gasdotti installati in Ucraina. Per ora non sono state segnalate interruzioni, ma la situazione è piuttosto precaria ed è difficile fare previsioni sulle decisioni della Russia, senza contare i rischi di danni fisici alle infrastrutture per il trasporto del gas nei territori ucraini sotto attacco.
Nei giorni scorsi era stata avanzata la possibilità di escludere la Russia dallo SWIFT, uno dei sistemi impiegati a livello internazionale dalle banche per gestire i trasferimenti di denaro. Una sanzione di questo tipo avrebbe pesanti conseguenze per la Russia in termini economici, ma potrebbe comportare l’impossibilità di pagare le forniture di gas da parte dei paesi europei, con la conseguente interruzione dell’erogazione.
Martedì la Germania aveva deciso di non autorizzare l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2, costruito per portare il gas russo nel paese senza attraversare l’Ucraina. Il gasdotto non era ancora attivo, quindi la sospensione non avrà ripercussioni immediate sulle forniture di gas, ma potrebbero esserci conseguenze nel medio periodo nel caso di lunghi ritardi. Gli Stati Uniti hanno fatto forti pressioni nelle ultime settimane affinché la Germania sospendesse l’autorizzazione, con l’obiettivo di mandare un segnale a Vladimir Putin sulle eventuali conseguenze di un’invasione militare.
Al di là delle sanzioni che potranno essere decise nelle prossime ore e nei prossimi giorni, gli analisti concordano sul fatto che i prezzi del gas continueranno a essere alti per buona parte dell’anno. L’andamento era diventato evidente già dopo l’estate del 2021, a causa della forte domanda di gas derivata dalla ripresa delle attività produttive in seguito al miglioramento della pandemia da coronavirus. Una forte domanda dall’Asia, soprattutto per il gas liquefatto da mantenere nelle riserve, aveva influito sulla disponibilità del gas in Europa e sul suo prezzo, rendendo più difficile il riempimento delle riserve europee.
In Italia, all’inizio di questa stagione, il rifornimento delle riserve era di poco superiore all’80 per cento, a inizio febbraio era di poco al di sotto del 50 per cento. Il problema delle riserve ridotte quest’anno ha comunque riguardato buona parte dell’Europa.
Di recente il governo italiano ha detto di voler lavorare meglio sulle riserve di gas, cercando di partire sempre a inizio stagione fredda con un minimo del 90 per cento del rifornimento. Le contrattazioni saranno avviate intorno all’estate, ma vista l’attuale situazione saranno necessari alcuni mesi prima di capire in che condizioni si svolgeranno.
Il maggior costo del gas si riflette soprattutto sulle aziende che consumano molta energia (“energivore”) e sulle piccole e medie imprese. Le più esposte sono infatti le aziende nei settori della produzione del vetro, dei metalli, della ceramica, del cemento, del legno e della carta. Secondo il Centro studi di Confindustria, nel 2022 le imprese spenderanno almeno 37 miliardi di euro per l’energia: nel 2018 la spesa era stata di 8 miliardi e nel 2020 di 20 miliardi.
In Italia il gas naturale è impiegato per produrre circa il 40 per cento dell’energia elettrica, di conseguenza un marcato aumento del suo prezzo si riflette sul costo dell’elettricità non solo per le aziende, ma anche per le famiglie.