I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
La situazione epidemiologica è migliorata: sono calati i ricoveri in terapia intensiva, i morti e i contagi
Nell’ultima settimana è stato confermato il calo dei ricoveri in terapia intensiva, dei morti e dei contagi da coronavirus in Italia. La situazione epidemiologica è migliorata al punto da convincere il presidente del Consiglio Mario Draghi ad annunciare la fine dello stato di emergenza, che non sarà prorogato dopo la scadenza del 31 marzo. Nelle prossime settimane si dovrà capire nel dettaglio cosa significhi concretamente, e soprattutto cosa succederà agli obblighi legati al Green Pass. Draghi ha detto che la situazione è in miglioramento e che «grazie al successo della campagna vaccinale ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue».
Le parole del presidente del Consiglio trovano conferma nei dati dell’ultima settimana. Dal 17 al 23 febbraio sono stati segnalati 469 nuovi ingressi in terapia intensiva, il 13,5 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Nonostante un numero di ricoveri ancora significativo, la situazione negli ospedali sembra essere sotto controllo rispetto al periodo tra metà dicembre e la fine di gennaio, quando le terapie intensive sono state di nuovo sotto pressione a causa della rapida diffusione della variante omicron.
Nell’ultima settimana i nuovi ingressi in terapia intensiva sono stati in calo in quasi tutte le regioni: le uniche che hanno registrato un aumento rispetto ai sette giorni precedenti sono Lazio, Liguria, Marche, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Grazie alla diminuzione delle persone ricoverate, nelle ultime settimane c’è stato un graduale calo della percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva sul totale dei posti disponibili, l’indicatore che serve per capire il livello di saturazione degli ospedali.
La regione con la percentuale più alta è il Lazio, dove i pazienti positivi al coronavirus occupano il 14,7 per cento dei posti letto disponibili, in calo rispetto al 17,6 per cento dei sette giorni precedenti. Tutte le regioni, quindi, sono molto lontane dal 20 per cento dei posti letto occupati da pazienti Covid, soglia di allerta fissata dal ministero della Salute.
Le due regioni con la più alta incidenza di ricoveri in terapia intensiva rispetto agli abitanti sono il Lazio e la Valle d’Aosta: mercoledì erano 24 ogni milione di abitanti, in calo rispetto ai giorni scorsi. La Basilicata si conferma la regione con meno ricoverati rispetto agli abitanti: 4 ogni milione.
Nell’ultima settimana è continuato il calo dei decessi: ne sono stati segnalati 1.802, il 12,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti.
È diminuita anche l’incidenza settimanale dei decessi sulla popolazione: la più alta è stata segnalata in Friuli Venezia Giulia, 5,5 morti ogni 100mila abitanti, in calo rispetto ai 5,8 morti ogni 100mila abitanti dei sette giorni precedenti. La regione con l’incidenza più bassa è stata la Campania dove sono stati segnalati 1,6 morti ogni 100mila abitanti.
Sono calati anche i contagi: ne sono stati trovati 338.250, quasi il 19 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. I contagi sono in diminuzione dalla metà di gennaio quando è stato toccato il picco della cosiddetta quarta ondata con 1,2 milioni di contagi trovati nella settimana dal 13 al 19 gennaio.
I dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità confermano l’efficacia dei vaccini contro le forme gravi della COVID-19. L’incidenza di contagi, ricoveri e decessi è decisamente più alta tra le persone non vaccinate rispetto a chi ha ricevuto una protezione. L’efficacia è evidente soprattutto dal confronto tra vaccinati e non vaccinati tra le fasce più anziane della popolazione, quelle più a rischio.
In Italia finora l’87,5 per cento della popolazione ha ricevuto almeno la prima dose del vaccino e oltre 85,3 per cento è completamente vaccinato. Il 62,7 per cento della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo.
Nelle ultime settimane c’è stato un deciso calo delle somministrazioni giornaliere, principalmente perché è stata vaccinata gran parte della popolazione. Il Lazio è la prima regione in Italia ad aver iniziato la somministrazione di un ulteriore richiamo alle persone immunodepresse che hanno completato il ciclo vaccinale primario con due dosi e una dose aggiuntiva: per questo motivo è stata chiamata quarta dose.
Con la fine dello stato di emergenza annunciata da Draghi si dovrà capire cosa succederà all’obbligo vaccinale per le persone con più di 50 anni: come hanno scritto diversi giornali, infatti, non è escluso che possa essere revocato prima della scadenza fissata il 15 giugno. Nonostante sia in vigore da gennaio, molte persone hanno deciso comunque di non aderire alla campagna vaccinale. Le regioni con la più alta percentuale di persone con più di 50 anni non vaccinate sono Sicilia, Abruzzo, Calabria e Valle d’Aosta.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 5 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale (cioè ha fatto due dosi).