Sono state archiviate alcune accuse contro il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, nell’ambito dell’indagine sulla fornitura dei camici alla Regione
Martedì, accogliendo la richiesta della procura di Milano, la giudice per le indagini preliminari Natalia Imarisio ha archiviato le accuse di autoriciclaggio e false dichiarazioni contro il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, nell’ambito dell’indagine sui camici forniti alla Regione dall’azienda di suo cognato. Le accuse erano state presentate lo scorso marzo, sempre dalla procura di Milano: Fontana resta comunque indagato per “frode in pubbliche forniture”, nell’ambito della stessa indagine (il 18 marzo ci sarà l’udienza preliminare).
Le accuse archiviate martedì riguardavano 5,3 milioni di euro conservati alle Bahamas con due trust intestati alla madre di Fontana e che nel 2015 Fontana trasferì in un conto svizzero grazie allo “scudo fiscale” (pratica detta anche “voluntary disclosure”, in inglese). La procura di Milano aveva ipotizzato che Fontana avesse reso false dichiarazioni al momento di ottenere lo scudo fiscale su parte di quei soldi, e per questo aveva chiesto una rogatoria alle autorità svizzere per accertare la provenienza di quei soldi: la Svizzera, però, non aveva risposto alla richiesta inviata a marzo, neanche dopo il sollecito formale inviato dalla procura lo scorso settembre, che aveva quindi chiesto al gip l’archiviazione dell’indagine. Fontana ha sempre detto che la somma in questione era un lascito ereditario di sua madre, e i suoi difensori avevano depositato la documentazione bancaria per dimostrarlo.
Alle accuse archiviate martedì la procura era arrivata indagando sull’assegnazione da parte di Aria S.p.A., la centrale acquisti della Regione, di una fornitura di 82mila camici e dispositivi di protezione individuale a Dama S.p.A, società del cognato del presidente lombardo, Andrea Dini. La fornitura, dal valore di circa mezzo milione di euro, fu poi trasformata in donazione. Secondo l’accusa, il 19 maggio del 2020 Fontana cercò di fare un bonifico di 250mila euro a Dama S.p.A. da un suo conto personale in Svizzera, che però fu poi sospeso per sospetta violazione della normativa antiriciclaggio e segnalato alla Banca d’Italia. Per gli inquirenti quel bonifico sarebbe servito a risarcire il cognato per i mancati introiti, dopo la trasformazione della fornitura in donazione.
– Leggi anche: L’indagine su Attilio Fontana, spiegata