Cosa succede adesso fra Russia e Ucraina
Il discorso di Putin e l'ingresso delle truppe russe nel Donbass sembra avere aperto una nuova fase, ancora più incerta della precedente
Lunedì sera il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato una operazione militare nelle due repubbliche autoproclamate del Donbass, quelle di Donetsk e Luhansk, che sulla carta fanno parte dell’Ucraina ma dal 2014 sono occupate da separatisti filorussi appoggiati dalla Russia. È stato uno sviluppo piuttosto inatteso, nonostante sia arrivato dopo settimane di tensioni fra Russia e Occidente.
Subito dopo l’annuncio di Putin gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno annunciato nuove sanzioni nei confronti della Russia, e nella notte c’è stato un incontro molto teso del consiglio di sicurezza dell’ONU: ma cosa succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni dipenderà moltissimo dalle mosse della Russia.
La situazione era precipitata lunedì pomeriggio, quando Putin aveva deciso di riconoscere ufficialmente le due repubbliche autoproclamate come entità indipendenti, al termine di una lunga e per certi versi surreale riunione con i suoi principali collaboratori. Il riconoscimento viola platealmente gli accordi di pace di Minsk del 2015 fra Russia e Ucraina (che comunque non sono mai stati rispettati dalla Russia): finora la Russia aveva accuratamente evitato di farlo, verosimilmente per evitare di essere accusata di aumentare la tensione.
Poco dopo la riunione, Putin aveva cercato di giustificare il riconoscimento con un lungo discorso televisivo pieno di forzature storiche, in cui in sostanza aveva spiegato che l’Ucraina non è una vera nazione, e che la sua stessa esistenza rappresenta una minaccia alla sicurezza della Russia. Successivamente è arrivata la notizia dell’inizio dell’operazione militare nel Donbass.
Non è chiarissimo con quali e quante truppe la Russia sia entrata nelle due repubbliche autoproclamate. Nella notte fra lunedì e martedì sono circolati diversi video di mezzi militari nella zona di Donetsk, mentre alcuni giornalisti occidentali hanno raccontato di avere visto mezzi militari entrare in città.
https://twitter.com/abarluet/status/1495888115868831744
#Ukraine: Footage of #Russia’s military “peacekeepers” being bussed in to the Donbas across the border. This is essentially the beginning of the invasion. pic.twitter.com/7pUgkJrJzQ
— Jake Hanrahan (@Jake_Hanrahan) February 21, 2022
La domanda che ora si stanno facendo analisti e funzionari in giro per l’Europa è dove si fermeranno i soldati russi entrati nel Donbass. Dal 2014 i separatisti russi occupano circa un terzo del Donbass, e il fronte è lungo circa 400 chilometri che il governo ucraino definisce «linea amministrativa».
In altre parole, sintetizza Politico: «Non è ancora chiaro se l’ultima mossa di Putin è stata presa per salvare la faccia ed evitare una guerra a tutto campo, invadendo territori che sono già di fatto sotto il controllo russo, oppure rappresenta un altro passo in avanti in vista del tentativo di rovesciare il governo ucraino».
Il discorso televisivo di ieri, interamente centrato sulla presunta assenza di legittimità dello stato ucraino, ha fatto pensare ad alcuni che Putin non si limiterà ad occupare militarmente i pezzi del Donbass già governati dai filorussi: «Putin ha fatto capire con chiarezza che il suo obiettivo è controllare l’intera Ucraina», ha detto per esempio Carl Bildt, ex primo ministro svedese e oggi direttore del centro studi European Council on Foreign Relations.
Altri commentatori rimangono più prudenti, e ipotizzano invece che Putin stia cercando di aumentare la pressione dell’Occidente affinché accetti alcune sue storiche richieste, come ad esempio un impegno a non accogliere l’Ucraina nella NATO.