L’indagine sulle concessioni balneari a Sabaudia
L'arresto della sindaca e di funzionari pubblici e imprenditori locali è legato a un presunto sistema di favoritismi e corruzione
Da lunedì è agli arresti domiciliari Giada Gervasi, sindaca di Sabaudia, città di poco meno di 20mila abitanti sulla costa laziale, in provincia di Latina. Oltre a lei altre 15 persone sono state interessate da provvedimenti cautelari: 11 agli arresti domiciliari e quattro con l’obbligo di firma, mentre gli indagati sono in tutto 30. I reati contestati sono peculato, corruzione, induzione a dare e promettere utilità, turbativa d’asta.
Sono due i filoni d’indagine che hanno portato all’operazione delle forze dell’ordine che è stata chiamata «Dune» (Sabaudia è famosa per le sue dune di sabbia): la gestione delle concessioni balneari lungo il litorale del promontorio del Circeo e le concessioni di appalti per i lavori legati allo svolgimento di una tappa della Coppa del mondo di canottaggio, che si doveva svolgere nel 2020 e poi, a causa della pandemia, si è tenuta nel 2021. Nell’ordinanza della giudice per le indagini preliminari, Giorgia Castriota, si fa riferimento a un «sistema criminoso ampio, radicato, diffuso e capillare» mentre la sindaca viene definita «abile manipolatrice».
Le indagini sulla gestione delle concessioni balneari iniziarono nel giugno 2019 quando un uomo, Giovanni Scavazza, venne arrestato con l’accusa di aver versato benzina sulla porta degli uffici dell’ente parco del Circeo e di aver lasciato una busta con all’interno quattro proiettili calibro 12. Secondo gli investigatori le minacce erano indirizzate al comandante dei Carabinieri della stazione forestale del Parco del Circeo Alessandro Rossi. Scavazza, con il figlio Nicolò, era titolare di un’attività di noleggio sdraio destinataria negli anni di vari provvedimenti di sequestro. Scavazza confessò ma durante l’interrogatorio disse ai pubblici ministeri Valentina Giammaria e Antonio Sgarrella che si sentiva preso di mira dall’amministrazione perché oggetto di continui provvedimenti mentre molti stabilimenti balneari potevano lavorare senza alcun controllo.
Iniziarono così le indagini. Emerse che tra il 2014 e il 2019 erano mancati dagli introiti delle casse comunali 157.755 euro di canoni di concessioni demaniali non pagate dagli stabilimenti balneari. Due funzionari comunali, per evitare di dovere rispondere di danno erariale, avviarono i procedimenti di revoca delle concessioni. Il mancato versamento del canone annuale delle concessioni demaniali costituisce, infatti, motivo di decadenza come previsto dall’ articolo 47 del Codice della navigazione.
I titolari degli stabilimenti balneari però si rivolsero alla sindaca e ad alcuni assessori che fecero immediatamente pressioni, secondo la procura, perché i funzionari comunali bloccassero i provvedimenti di revoca. Uno dei due funzionari fu immediatamente trasferito, mentre un altro che aveva avviato la revoca di un chiosco gestito da persone riconducibili a un dipendente comunale e senza regolari autorizzazioni subì forti pressioni per bloccare qualsiasi provvedimento. Gli venne detto che in caso di problemi avrebbe dovuto pagare personalmente le spese legali o quelle derivanti da ricorsi persi al Tar.
In pratica, secondo la giudice per le indagini preliminari, la sindaca e alcuni assessori garantivano l’immunità ai titolari degli stabilimenti. A Sabaudia, per la gip, c’era un’alleanza «tra gli imprenditori balneari e l’amministrazione comunale in virtù della quale», è scritto nell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare, «i primi garantiscono il proprio sostegno alla giunta Gervasi e questa, in cambio, si fa carico di tutelare le attività balneari anche se irregolari».
Secondo l’accusa il blocco dei provvedimenti era funzionale al «sistema Sabaudia», come viene chiamato dalla gip, e serviva a mantenere il potere politico. Dalle intercettazioni in mano alla procura emergerebbero le continue pressioni sulla sindaca da parte dei titolari degli stabilimenti balneari e dei rappresentanti dell’associazione di categoria. Pressioni, sempre secondo le accuse, assecondate da Gervasi che aveva avviato una riorganizzazione negli uffici comunali per garantire che le persone incaricate di occuparsi delle concessioni fossero di sua piena fiducia.
Gervasi era stata eletta sindaca nel 2017: si era presentata a capo di una serie di liste civiche e al ballottaggio aveva battuto il candidato di centrodestra. Subito dopo l’arresto si è dimessa. Entro venti giorni verrà nominato un commissario prefettizio.
Il secondo filone d’indagine riguarda la concessione di appalti per la realizzazione della tappa di Coppa del mondo di canottaggio che si sarebbe dovuta svolgere a Sabaudia nel 2020, poi rinviata a causa della pandemia. La gara era programmata al lago di Paola: il comune istituì un comitato organizzatore e avviò le procedure per l’assegnazione degli appalti sia per la realizzazione del campo di gara sia per l’illuminazione dell’evento, per un giro di affari di circa un milione di euro.
I procedimenti furono regolari, secondo la procura, ma poi sindaca e assessori, con l’aiuto di alcuni funzionari, avrebbero fatto in modo di revocare gli incarichi alle ditte regolarmente vincitrici per favorirne altre. Tra le accuse c’è anche quella di turbativa d’asta per l’appalto di un impianto di cablaggio del campo di gara. La presunta revoca degli appalti legittimamente assegnati e la concessione a ditte amiche avrebbe provocato un notevole ritardo nei lavori, nascosto sia alla Fisa, la Federazione internazionale di canottaggio, sia alla Questura e alla Prefettura. Arrivò poi la pandemia, e le gare si svolsero dal 4 al 6 giugno 2021.
Durante le indagini sono emersi altri filoni di indagine: c’è il sospetto che siano state inquinate anche gare d’appalto dell’ente parco del Circeo, motivo per cui sono stati interessati da provvedimenti tre carabinieri della forestale. In un caso, la tangente sarebbe stata pagata con una maglia autografata dal giocatore della Juventus Paulo Dybala. Oltre ai tre carabinieri e alla sindaca, per i vari filoni d’indagine sono stati raggiunti dall’ordinanza della gip l’ex direttore dell’ente parco del Circeo, due assessori, il direttore del comitato per la tappa di Coppa del mondo di canottaggio, funzionari e tecnici comunali. Tra gli indagati ci sono imprenditori, consulenti e molti titolari degli stabilimenti balneari. Secondo la gip, facevano parte di un sistema «radicato all’interno del Comune per cui negli anni tutte e 45 le attività presenti a Sabaudia hanno goduto di favoritismi e privilegi».