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  • Martedì 22 febbraio 2022

Quando il carcere diventa il protagonista della storia

ll prison drama è un genere che negli ultimi anni ha riscontrato molto successo in tv, perché mette in scena una realtà poco nota e personaggi al limite

(Sky Italia)
(Sky Italia)

Il genere è l’insieme di strutture e forme che va al di là del singolo testo letterario, cinematografico, televisivo, e che determina non solo come è costruito un testo ma anche come viene fruito. Il genere infatti promette qualcosa al pubblico: abbiamo aspettative diverse di fronte a una commedia romantica o un film di guerra. A volte però una serie di aspettative ben precise le abbiamo non solo di fronte agli elementi di un film o di una serie, ma anche di fronte agli attori e alle attrici che interpretano i personaggi di un film o di una serie.

Ci sono così interpreti che sono stati identificati solo con un genere e con ruoli ben precisi, e altri che invece hanno provato a passare da un genere all’altro, spesso anche cambiando tipologia di ruolo. È il caso ad esempio di Luca Zingaretti, volto storico della fiction popolare italiana, che ne Il Re, il primo prison drama Sky Original in onda dal 18 marzo alle 21.15 su Sky e in streaming su NOW, interpreta un personaggio molto diverso rispetto al solito, e all’interno di un genere ben poco affrontato dalla serialità nostrana, il racconto carcerario.

«L’attore più che giudice del suo personaggio è l’analista, cerca di capire chi ha davanti. Non so se Bruno Testori sia cattivo. Il primo sentimento che ho provato per lui è stata compassione. È convinto che il lavoro sporco vada fatto, e che sia toccato a lui»: Zingaretti racconta così il suo personaggio nella terza puntata del podcast creato da 24Ore System per Sky dal titolo Ed è solo l’inizio, condotto da Andrea Delogu, che è possibile ascoltare qui. Dopo il teen drama e il supernatural, la terza puntata del podcast racconta dunque il prison drama, uno dei tanti generi che la tv ha rubato al cinema americano.

Nel panorama statunitense, il “film carcerario” (o prison movie) e il prison drama mettono in scena una comunità di personaggi che ruota attorno a un carcere. Sono principalmente detenuti e detenute, ma anche personale delle forze dell’ordine, amministrativi, medici e eventuali parenti e amici degli uni e degli altri.

Il genere deve la sua particolarità proprio al luogo che racconta: la prigione è uno spazio chiuso, inaccessibile, che ben poche persone sperimentano nel corso della propria vita. Il racconto di ambientazione carceraria permette al pubblico una visione speciale, e soddisfa una sua forte curiosità. Così, paradossalmente, i racconti di finzione sono spesso l’unica esperienza che molto pubblico ha della vita in prigione.

In quanto mondo a sé stante governato da regole ben precise, il carcere è quasi uno dei protagonisti del racconto, nonché una sorta di doppio del mondo fuori, nel quale si replicano in meglio o in peggio alcune dinamiche, ma con un’intensità maggiore data la situazione di costrizione.

La maggior parte dei film e delle serie americani ambientati in carcere ha un tono drammatico, anche se non mancano esempi comici. Raramente il protagonista è dipinto in maniera totalmente negativa: spesso vittima di circostanze avverse o addirittura innocente, in carcere deve dimostrare di sapersi adattare per sopravvivere. Allo stesso tempo sviluppa con altri detenuti un legame umano molto forte. Grazie a questa dinamica, il pubblico riesce a identificarsi con tale inconsueto protagonista, e il prison movie e il prison drama possono spesso raccontare problemi sociali e affrontare temi quali l’ingiustizia, la ribellione, l’amicizia, la solidarietà, il senso di colpa, la redenzione.

Antagonista di questo eroe è così il sistema stesso, i suoi rappresentanti (dal direttore del carcere ai secondini), gli altri detenuti senza legami di solidarietà: tutti questi personaggi schiacciano il protagonista, perché seguono pedissequamente le regole, perché le inaspriscono, perché abusano del loro potere. Rappresentano dunque l’autoritarismo, la violenza, la corruzione, la disumanità.

Una delle situazioni più utilizzate per rappresentare questo scontro è la fuga dal carcere, motore della storia e macchina spettacolare: tanto più la fuga è difficile, tanto più sorprendente dovrà essere per lo spettatore. Altri tipici elementi sono le rivolte violente e gli stratagemmi attuati dai personaggi per sopravvivere all’interno del carcere. Il clima di scontro, minaccia, sopruso permette anche un racconto estremo ed esplicito, tanto dal punto di vista della violenza che dal punto di vista sessuale.

Film e serie hanno raccontato soprattutto i penitenziari maschili, ma ultimamente anche quelli femminili sono stati al centro di diversi titoli di successo. Soprattutto le serie tv hanno permesso, data la loro struttura seriale e la possibilità di un racconto esteso per più anni, alcune variazioni al genere. Il prison drama è così diventato un racconto sempre più corale, sviluppando tra i personaggi una rete ampia di legami. Questo ha anche permesso un esame più complesso del vissuto dei detenuti e delle detenute tanto dentro quanto fuori dal carcere. Il racconto ha così messo in scena personaggi e situazioni in cui bene e male si sovrappongono più facilmente. Proprio questa ambiguità vuole raccontare Il Re.

Luca Zingaretti è Bruno Testori, direttore del San Michele, un carcere di massima sicurezza, che ospita criminali pericolosi, sui quali esercita un potere assoluto, al di là della legge. Testori è infatti il re di questo mondo, spietato o misericordioso a seconda della sua personale e spesso distorta morale. Questo suo potere sta però per essere messo in discussione, e Testori è così costretto a difendere il suo “regno”.

Accanto a Zingaretti, nella serie ci sono anche Isabella Ragonese, nei panni di un’agente della polizia carceraria del San Michele, Anna Bonaiuto, pubblico ministero che indaga sui possibili illeciti di Testori, Barbora Bobulova, la sua ex moglie, e Giorgio Colangeli, comandante delle guardie della prigione molto amico di Testori.

Scritta da Stefano Bises, Peppe Fiore, Bernardo Pellegrini, Davide Serino, Il Re è una serie sul potere, e anche una serie claustrofobica, sostiene Zingaretti, girata tra l’altro all’interno di alcuni penitenziari d’Italia, le carceri di Civitavecchia e Le Nuove di Torino. «Nella serie il carcere è diventato uno dei personaggi. È un luogo di sofferenza ma anche di fratellanza e condivisione. L’impatto con un vero carcere è stato fondamentale». Il resto del dialogo dell’attore con Delogu potete ascoltarlo qui, insieme alle altre puntate di Ed è solo l’inizio.

Il podcast è infatti composto da quattro puntate. La prima è dedicata al genere teen drama e alla serie Euphoria, con ospite la modella, influencer e attivista Giorgia Soleri; la seconda puntata a un sottogenere del fantastico, il supernatural, e alla serie italiana Christian, con ospiti il regista e produttore creativo Stefano Lodovichi e l’attore Claudio Santamaria; l’ultimo appuntamento è dedicato alla serie documentaria ambientalista Effetto Terra con Francesca Michielin, ospite sempre di Delogu.

 

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