La Russia ha riconosciuto le due repubbliche autoproclamate del Donbass
Cioè quei pezzi di Ucraina che dal 2014 sono occupati da separatisti filorussi: lo ha detto Putin in un discorso pieno di minacce e informazioni false
Lunedì sera il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato in un lungo discorso televisivo di aver riconosciuto ufficialmente le due repubbliche autoproclamate del Donbass, quella di Donetsk e Luhansk, che sulla carta fanno parte dell’Ucraina ma dal 2014 sono occupate da separatisti filorussi. La tv di stato russa ha anche trasmesso una cerimonia in cui Putin firma un documento di «amicizia» con le due repubbliche autoproclamate.
L’annuncio di Putin è stato uno sviluppo piuttosto inatteso delle già notevoli tensioni con l’Occidente di questi giorni, e che verosimilmente nelle prossime ore e nei prossimi giorni produrrà reazioni e conseguenze.
Nel discorso, fra le altre cose, Putin ha negato che l’Ucraina e le altre repubbliche nate dalla disgregazione dell’Unione Sovietica siano delle vere nazioni. Putin ha inoltre detto, cosa falsa, che l’Ucraina si sta preparando per attaccare la Russia, lasciando intendere che la Russia abbia quindi il diritto di prendere delle contromisure.
Secondo alcuni osservatori la decisione di Putin aumenterà considerevolmente le tensioni con l’Occidente, iniziate alcune settimane fa col dispiegamento di decine di migliaia di soldati russi al confine con l’Ucraina, rendendo sempre più concreta l’ipotesi di una nuova guerra fra Russia e Ucraina. Altri, invece, ritengono che Putin abbia preso una decisione simbolica, che cioè non avrà immediate conseguenze concrete, per continuare a fare pressione sull’Occidente affinché rallenti l’espansione della NATO e dell’Unione Europea verso est: cioè il vero obiettivo di Putin, sempre secondo questa linea di pensiero.
"The President of Russia informed them that he intends to sign a relevant decree [on recognition] in the immediate future.
The President of France and Chancellor of Germany expressed disappointment with this development. They also expressed a willingness to continue contacts." pic.twitter.com/bbArddb98E
— max seddon (@maxseddon) February 21, 2022
Nel discorso Putin ha aperto una lunga parentesi storica sostenendo che l’Ucraina «non abbia mai avuto una tradizione stabile come nazione a se stante» e sia stata sostanzialmente inventata dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica all’inizio del Novecento. Putin dice che l’attuale governo ucraino ha portato all’estremo questa invenzione, «negando la propria tradizione» di fratellanza con la Russia. È una versione assai revisionista della storia, criticata universalmente da storici ed esperti.
Da diversi anni Putin sostiene pubblicamente che russi e ucraini siano «un solo popolo». Lo disse nel 2014 in occasione dell’annessione della Crimea, lo ha ripetuto frequentemente durante le interviste e negli interventi pubblici e lo ha spiegato lungamente in un saggio verboso pubblicato nel luglio del 2021 e intitolato “Sull’unità storica dei russi e degli ucraini”, in cui Putin scriveva di «credere fermamente» che i due popoli siano «una sola unità». Per molti queste convinzioni sono la base ideologica con cui Putin ha giustificato le operazioni delle ultime settimane.
Secondo stime delle agenzie di intelligence occidentali, nelle ultime settimane la Russia ha ammassato più di 150mila soldati lungo il proprio confine con l’Ucraina e al confine fra Ucraina e Bielorussia, dove sono in corso esercitazioni militari congiunte con l’esercito bielorusso. Negli ultimi giorni però la tensione si era spostata nelle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, dove i separatisti avevano ricominciato ad attaccare con forza le postazioni ucraine e cercato di spacciare la reazione ucraina per una minaccia alla loro sicurezza.
Ormai da giorni i separatisti filorussi stanno costringendo migliaia di persone che abitano nel Donbass ad andarsene in Russia. Gli analisti occidentali ritengono insomma che la Russia e i separatisti filorussi stiano inventandosi una minaccia da parte dell’esercito ucraino per giustificare un intervento russo, nel Donbass o altrove in Ucraina.
Anche se sulla carta le due regioni di Donetsk e Luhansk sono gestite da leader ucraini, la Russia esercita da tempo un forte controllo. Chi vive nelle due repubbliche autoproclamate è invitato a richiedere la cittadinanza russa e abbandonare quella ucraina e può votare alle elezioni russe pur non avendo la cittadinanza vera e propria. Come moneta non si usa la grivnia ucraina, ma il rublo, e la lingua ucraina è bandita, così come la celebrazione delle feste ucraine. Insomma: già oggi le due regioni sono di fatto appoggiate dalla Russia, e l’annuncio di Putin non avrà conseguenze immediate su questi territori.
Finora però la Russia non aveva mai riconosciuto ufficialmente le due repubbliche come entità ufficiali: una decisione del genere viola platealmente gli accordi di pace di Minsk del 2015 fra Russia e Ucraina (che comunque non sono mai stati rispettati dalla Russia).
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Ora i paesi occidentali dovranno decidere se questa decisione sarà sufficiente per applicare il pacchetto di sanzioni preparato nei giorni scorsi in caso di una eventuale invasione di terra dell’Ucraina da parte della Russia.
Pochi minuti dopo il discorso di Putin, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel hanno diffuso un comunicato congiunto in cui definiscono il riconoscimento delle due repubbliche «una palese violazione del diritto internazionale» e promettono una reazione «ferma, condivisa e determinata». In un comunicato stampa, si fa riferimento a possibili sanzioni individuali. Anche gli Stati Uniti per ora hanno annunciato alcune generiche sanzioni, specificando che saranno molto più severe in caso di una nuova invasione di terra dell’Ucraina.
The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022