La grande esercitazione militare di Russia e Bielorussia continuerà
E non è un buon segnale per l'Ucraina
La Bielorussia ha comunicato che la grande esercitazione militare di Russia e Bielorussia che era iniziata il 10 febbraio in territorio bielorusso, non lontano dal confine ucraino, e che sarebbe dovuta finire oggi continuerà: 30mila soldati russi rimarranno in Bielorussia. L’annunciata estensione dell’esercitazione – che già negli ultimi giorni era stata ipotizzata da analisti e osservatori – è un segno del fatto che la Russia vuole continuare a mettere pressione all’Ucraina, in un momento già di grande tensione. Non è noto in cosa consisteranno i prossimi giorni di esercitazione o quanto ancora potrà durare. Di fatto, comunque, le truppe russe non lasceranno la Bielorussia.
Nel frattempo sono aumentate le tensioni nella zona di guerra del Donbass, la regione dell’Ucraina orientale dove dal 2014 esistono due repubbliche autoproclamate, di Donetsk e di Luhansk, che vorrebbero annettersi alla Russia: nella notte tra sabato e domenica e per tutta la giornata di oggi si sono susseguite esplosioni lungo la linea del fronte. Migliaia di persone sono state evacuate dai due territori verso la Russia: secondo i leader secessionisti in vista di un’imminente offensiva da parte dell’Ucraina, che ha negato di avere intenzioni del genere.
Nel pomeriggio di domenica il presidente russo Vladimir Putin ha parlato al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron a proposito della situazione nel Donbass: Putin ha incolpato l’esercito ucraino per l’aumento della tensione, poi i due si sono accordati per raggiungere un cessate il fuoco nella regione.
Come parte dell’esercitazione in Bielorussia, ieri Putin aveva presieduto – da una stanza del Cremlino, a Mosca, in compagnia del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, suo stretto alleato – ai test di lancio di alcuni missili.
Nella parte di esercitazione svolta sabato, le forze armate di Russia e Bielorussia avevano simulato una battaglia usando aerei, carri armati e lanciarazzi. La parte principale dell’esercitazione si è svolta in un’area della Bielorussia che dista un po’ più di cento chilometri dal confine ucraino. Il tutto, poche ore dopo che, da Washington, il presidente statunitense Joe Biden aveva detto di essere convinto, sulla base delle informazioni in possesso dei servizi di intelligence del suo paese, che la Russia invaderà l’Ucraina la prossima settimana. E poco prima che il primo ministro britannico Boris Johnson parlasse della possibilità che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia possa essere «la più grande guerra in Europa dal 1945 in termini di grandezza».
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Johnson ha parlato da Monaco, in Germania, dove è in corso una importante Conferenza sulla sicurezza a cui hanno partecipato, tra gli altri, la vicepresidente statunitense Kamala Harris e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dopo che sabato due soldati ucraini erano morti in seguito a scontri con ribelli e separatisti filorussi nell’est del paese, Zelensky ha criticato il recente atteggiamento, secondo lui troppo morbido, di molti paesi occidentali verso la Russia e ha detto che l’Ucraina non risponderà a provocazioni russe, ma che si difenderà in caso di invasione.
Sempre sabato, la Russia aveva fatto alcuni test missilistici che aveva annunciato da tempo e che sono stati presentati come esercizi di deterrenza nucleare. Ha testato alcuni missili balistici e da crociera, quelli di cui si può controllare la rotta: il New York Times li ha definiti «tecnologicamente insignificanti», ma quel che conta è il fatto che siano stati eseguiti proprio in questi giorni, mentre la Russia è al centro delle attenzioni del mondo.
L’esercitazione ha coinvolto alcune decine di migliaia di soldati russi e ha riguardato la simulazione delle azioni di difesa e di contrattacco in caso di un’aggressione nei confronti di Russia e Bielorussia da parte di un’altra coalizione (non è stato fatto il nome della NATO, ma è evidentemente quella di cui si tratta). Da giorni si ipotizza che l’esercitazione possa essere usata come pretesto per disporre truppe e preparare un attacco, ma per il momento non è successo nulla che indichi inequivocabilmente che dopo l’esercitazione ci sarà un’invasione.
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