Qualche risposta sulla Russia e l’Ucraina
Cosa vuole esattamente Putin? Perché siamo arrivati a questa situazione proprio ora? È ancora possibile trovare una soluzione diplomatica?
Le tensioni fra Russia e Occidente, con l’Ucraina in mezzo, proseguono ormai da giorni: la de-escalation che sembrava vicina all’inizio della settimana non ha avuto sviluppi concreti, mentre la Russia continua a mostrarsi aggressiva e a preparare il terreno per un’eventuale invasione di terra, ma senza conseguenze, almeno per ora. Nell’attesa di capire cosa succederà a breve, abbiamo provato a fissare qualche punto sulla situazione in cui ci troviamo.
Insomma, la Russia si è ritirata o no?
Non è chiaro. La Russia sta dicendo da giorni di avere ritirato parte delle decine di migliaia di soldati che nelle scorse settimane aveva ammassato al confine con l’Ucraina. Ma le agenzie di intelligence statunitensi ed europee hanno fatto sapere che la presunta smobilitazione dell’esercito russo non si è ancora vista concretamente. L’unica immagine diffusa dai media russi a supporto di questa tesi è un filmato non databile di un treno con a bordo alcuni veicoli militari che passa su un ponte in Crimea, una penisola che apparteneva all’Ucraina e che la Russia occupa dal 2014.
🎥 Кадры пересечения Крымского моста эшелоном с военной техникой подразделений #ЮВО, движущимся в пункт постоянной дислокации https://t.co/7cbNNawCDa#Минобороны #БоеваяПодготовка #АрмияРоссии pic.twitter.com/X3ysaW1pQU
— Минобороны России (@mod_russia) February 16, 2022
Diverse immagini satellitari diffuse dai media occidentali sembrano confermare invece che la Russia stia consolidando la sua presenza al confine con l’Ucraina e che sia pronta per un’invasione di terra, anche se ottenere prove di un attacco imminente rimane piuttosto complesso. Immagini satellitari scattate nei giorni scorsi mostrano che la Russia ha ammassato mezzi militari e costruito nuove strutture soprattutto al confine fra Ucraina e Bielorussia, dove l’esercito russo sta svolgendo un’esercitazione che in teoria dovrebbe finire il 20 febbraio.
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a new military pontoon bridge across pripyat river in Belarus.
less than four miles from the ukraine border… pic.twitter.com/ZuAKT1AIni— ian bremmer (@ianbremmer) February 17, 2022
Qual è la situazione sul campo?
Raccogliere informazioni sui movimenti delle forze russe è molto difficile, dato che in Russia e Bielorussia lavorano pochi giornalisti indipendenti o impiegati dai giornali internazionali. Per stime del genere ci si affida soprattutto ai rapporti delle agenzie di intelligence che trapelano sui giornali, o sulle dichiarazioni dei leader occidentali.
Secondo un recente aggiornamento del presidente statunitense Joe Biden, i soldati russi sul confine russo o bielorusso con l’Ucraina sono circa 150mila. Venerdì il ministero della Difesa ucraino ha diffuso una stima simile, parlando di 149mila soldati. La loro distribuzione non è chiara: analisti e giornalisti hanno provato a ipotizzarla sulla base delle immagini satellitari a disposizione – che però per forza di cose sono vecchie di qualche giorno – e sulle posizioni delle basi militari già note.
Russia has continued to strengthen its military presence around Ukraine. New Russian deployments in Crimea, Belarus and near eastern Ukraine have furthered fears of an imminent invasion. Here's a look at where the troops are positioned. https://t.co/JcHaRjGHWT
— New York Times World (@nytimesworld) February 14, 2022
Perché Putin avrebbe interesse a invadere l’Ucraina?
Gli analisti sono piuttosto concordi sul fatto che Putin voglia impedire l’espansione della NATO in Ucraina, e più in generale limitare la presenza politica e militare dell’Occidente – cioè della NATO e dell’Unione Europea – vicino ai confini russi, che invece si è estesa molto negli ultimi vent’anni.
Uno degli obiettivi principali della politica estera di Putin, ormai da molti anni, è espandere l’area di influenza della Russia nei territori che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica o erano compresi nel Patto di Varsavia. Parliamo di paesi che si sono talmente avvicinati all’Occidente che oggi fanno parte dell’Unione Europea, come Polonia, Ungheria e Romania, e altri che si stanno progressivamente avvicinando all’Occidente come l’Ucraina (il cui ingresso nella NATO e nell’Unione Europea, comunque, è al momento remotissimo).
Un’altra ragione molto citata dallo stesso Putin, e usata soprattutto nella propaganda interna, ha una natura storica. Da diversi anni Putin sostiene pubblicamente che russi e ucraini siano «un solo popolo». Lo disse nel 2014 in occasione dell’annessione della Crimea, lo ha ripetuto frequentemente durante le interviste e negli interventi pubblici e lo ha spiegato lungamente in un lungo e verboso saggio pubblicato nel luglio del 2021, che si basa su fonti e interpretazioni storiche assai controverse. Putin, insomma, ritiene che Russia e Ucraina siano popoli sostanzialmente gemelli che si sono divisi soltanto per volere dell’Occidente: e dato che un solo popolo non ha bisogno di due stati, chiunque provi a dividerlo sta andando contro la storia.
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Perché proprio ora?
Potremmo ribaltare la prospettiva e chiederci perché no. Mezzo mondo è distratto dalla pandemia, dalla crisi della supply chain e dall’ingentissimo aumento dei prezzi dell’energia. Gli Stati Uniti hanno messo in chiaro da tempo che non intendono intervenire militarmente in soccorso dell’Ucraina, l’Unione Europea è assai divisa al suo interno sull’approccio migliore da tenere con la Russia, e comunque non dispone di un esercito comune. In questi anni, peraltro, la Russia si è data molto da fare per dipendere sempre meno dai rapporti commerciali ed economici con l’Occidente, per evitare contraccolpi troppo dannosi in caso di nuove sanzioni, e per modernizzare il suo esercito, molto diverso da com’era anche solo quindici anni fa.
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Certo, una eventuale invasione presenta anche moltissimi rischi: fra cui il fatto che possa durare più del previsto – e quindi costare moltissimi soldi – che qualcosa possa andare storto, che Putin possa perdere ulteriore consenso interno, cosa che peraltro sta succedendo progressivamente da molti mesi a questa parte. Pro e contro di un’eventuale invasione dipenderanno anche da quale forma avrà: se si tratterà insomma di un rapido e simbolico sconfinamento, oppure se l’obiettivo sarà rovesciare il governo democraticamente eletto.
Putin ha già fatto cose simili, in passato?
Sì. Non sarebbe la prima volta che la Russia invade un paese che considera parte della sua area di influenza perché non gli piace la direzione politica che sta prendendo. Nel 2008 intervenne in Georgia dopo che il governo georgiano aveva avviato un’operazione militare contro un territorio che voleva allinearsi maggiormente alla Russia. Sei anni dopo occupò la Crimea e parte dell’Ucraina orientale: la prima è stata integrata a tutti gli effetti nel territorio russo, mentre la seconda è al centro di una guerra tuttora in corso.
Sotto diversi punti di vista il contesto del 2014 era un po’ diverso da quello di oggi: la situazione politica ucraina era molto più instabile, l’invasione non fu preannunciata in alcun modo e sia i governi occidentali che la stessa Ucraina erano di fatto impreparati all’operazione militare russa. Ma ci sono anche alcuni punti di contatto tra le due situazioni: l’invasione della Crimea è oggi considerata una sorta di precedente, anche perché secondo vari analisti l’obiettivo del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina è «finire il lavoro» e controllare, direttamente o indirettamente, una porzione sempre più estesa di quella che considera la propria area di influenza.
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C’è ancora una soluzione diplomatica sul tavolo?
Sì, anche se è difficile valutare con precisione quanto sia vicina o quanto sia remota. Da giorni gli analisti e gli esperti di politica internazionale si chiedono quale possa essere la via di uscita diplomatica alle tensioni di questi giorni. Su Foreign Policy l’analista dell’Atlantic Council Emma Ashford ha scritto che Russia e Occidente potrebbero «trovare un modo per impegnarsi a impedire l’ingresso dell’Ucraina nella NATO nel breve termine. Un impegno a non inviare truppe né costruire basi della NATO in Ucraina, oppure una moratoria su una cooperazione militare fra Ucraina e NATO, per esempio, potrebbe essere un modo per dare alla Russia quello che vuole senza rinunciare alla nota politica della NATO delle “porte aperte”», che prevede cioè che qualsiasi paese possa unirsi all’alleanza, se accetta di rispettarne i princìpi di sicurezza.
Oppure l’Occidente potrebbe scommettere sul fatto che Putin non abbia mai pensato davvero di invadere l’Ucraina, e che abbia bisogno, molto semplicemente, di un modo per cavarsi fuori dai guai senza perdere la faccia. Qualche giorno fa il board di editorialisti di Bloomberg ha proposto per esempio che l’Occidente potrebbe offrire soluzioni che non costano poi molto, fra cui una maggiore trasparenza reciproca sugli esercizi militari, o il rafforzamento del Consiglio NATO-Russia. In questo modo Putin potrebbe dimostrare di avere ottenuto qualcosa e avviare progressivamente una vera de-escalation. Al momento, però, non ci sono prove concrete che siano in corso dei negoziati su queste ipotesi.