Quel razzo che si schianterà sulla Luna pare non sia di SpaceX
Nuove analisi indicano che potrebbe trattarsi di uno stadio di un razzo cinese lanciato nel 2014: l'impatto è previsto per inizio marzo
A fine gennaio alcuni astronomi e astrofili avevano segnalato che il secondo stadio di un razzo Falcon 9 della compagnia spaziale SpaceX fosse in rotta di collisione con la Luna. A distanza di alcune settimane, la previsione non è cambiata, ma a quanto pare l’oggetto che si schianterà sul nostro satellite naturale non è un pezzo di un Falcon 9, ma parte di un razzo cinese.
Secondo diversi osservatori, queste incertezze indicano quanto sia importante adottare sistemi per tracciare meglio le traiettorie seguite dai razzi spaziali, al termine del loro utilizzo per portare satelliti e altro materiale in orbita intorno alla Terra o nello Spazio profondo.
La maggior parte dei razzi impiegati per i lanci spaziali è costituita da almeno due parti, o stadi: il primo più grande e potente ha il compito di spingere il razzo oltre l’atmosfera e di separarsi dal secondo stadio quando ha finito il propellente, in modo da alleggerire il razzo e lasciare che possa proseguire il proprio viaggio grazie alla spinta fornita dal secondo stadio. Quest’ultimo si separa poi dal carico, di solito andando alla deriva nello Spazio o inserendosi in un’orbita che lo farà gradualmente riavvicinare alla Terra, dove si distruggerà nel suo impatto con l’atmosfera.
Può quindi accadere che dopo un lancio alcune parti di un razzo rimangano nello Spazio, specialmente se questo prevedeva di portare un satellite o altro materiale a grande distanza dalla Terra. Nel 2015 era accaduto con un lancio di SpaceX per portare in orbita a circa un milione di chilometri di distanza dal nostro pianeta il satellite Deep Space Climate Observatory dell’Amministrazione nazionale per l’oceano e l’atmosfera (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di clima, oceani e meteo.
Il lancio era andato come previsto: il primo stadio aveva spinto il resto del razzo oltre l’atmosfera, mentre il secondo aveva continuato a spingere il satellite per indirizzarlo verso il lungo viaggio fino al punto (“L1”) tra la Terra e il Sole scelto per le sue osservazioni. Dopo la separazione dal satellite, il secondo stadio era rimasto con una quantità scarsa di propellente, non sufficiente da consentirgli di tornare verso l’atmosfera terrestre per distruggersi rientrando nel pianeta.
Alcune settimane fa, il Catalina Sky Survey (Tucson, Arizona), un progetto per tracciare corpi celesti che potrebbero impattare contro la Terra, aveva rilevato la presenza di un oggetto che seguiva una particolare orbita tale da escludere un asteroide. I responsabili dell’iniziativa avevano dedotto che si trattasse di qualcosa legato a una missione spaziale e alcuni astronomi avevano concluso che potesse trattarsi del secondo stadio del Falcon 9 lanciato nel 2015.
Le caratteristiche della messa in orbita del satellite per conto della NOAA erano tali da fare ipotizzare che si trattasse di una parte del razzo di SpaceX. Era l’ipotesi più condivisa e sembrava avere basi solide, per quanto non ci fosse modo di avere conferme non essendoci dati a sufficienza sulla posizione dell’oggetto nei sette anni precedenti. La notizia aveva raccolto grande attenzione da parte degli astronomi, dei semplici appassionati e dei media, soprattutto per la prospettiva di uno schianto sulla Luna nei primi giorni di marzo.
Alcuni giorni dopo le prime segnalazioni, qualcuno alla NASA aveva segnalato che fosse improbabile che si trattasse del secondo stadio di un Falcon 9, considerata la traiettoria che aveva seguito per portare in orbita il satellite della NOAA. La segnalazione aveva portato a compiere un’analisi più approfondita, arrivando alla conclusione che l’oggetto osservato nelle settimane scorse non fosse un pezzo di un razzo di SpaceX, ma lo stadio di un sistema di lancio cinese.
Secondo le nuove analisi, l’oggetto diretto verso la Luna è parte di un Lunga Marcia 3C, un razzo a tre stadi impiegato dall’Agenzia spaziale cinese (CNSA) per varie missioni. Nell’autunno del 2014 un Lunga Marcia 3C era stato impiegato per alcuni test in vista della missione Chang’e 5 per la raccolta di campioni dal suolo lunare, da riportare sulla Terra. La Cina non fornisce molti dettagli sulle proprie attività spaziali e riceve spesso critiche per come gestisce i propri lanci, sia in termini di sicurezza sia di produzione di detriti spaziali.
Al di là dell’origine dell’oggetto, la previsione di un impatto contro la Luna rimane l’esito più probabile. Nella storia delle esplorazioni spaziali, iniziata poco meno di 65 anni fa, la Luna è stata bersagliata da diverse sonde e altre strumentazioni lanciate dalla Terra, a volte allo scopo di valutare le caratteristiche sismiche lunari e in altri casi in seguito a problemi tecnici e allunaggi controllati falliti. Il nuovo impatto avrà conseguenze minime per la Luna, ma potrebbe comunque lasciare un cratere osservabile da alcune delle sonde per le osservazioni lunari.