L’invasione dell’Ucraina è imminente?
Per gli Stati Uniti potrebbe avvenire a giorni, ma la Russia lo ha negato e ha detto che quelle americane sono solo "provocazioni"
Negli ultimi giorni la possibile invasione dell’Ucraina da parte della Russia è diventato uno scenario sempre più realistico. Tutto è cominciato quando giovedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva ordinato a tutti i cittadini statunitensi di abbandonare immediatamente l’Ucraina, facendo intendere che ci fosse il pericolo di un imminente attacco russo.
Questa ipotesi si era fatta più concreta venerdì, quando il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, aveva parlato esplicitamente della possibilità che la Russia invada l’Ucraina prima della fine delle Olimpiadi invernali in corso a Pechino, in Cina, quindi nel corso della prossima settimana. Le dichiarazioni di Sullivan hanno creato molta agitazione a livello internazionale: nel giro di poche ore diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno ordinato ai propri cittadini di lasciare l’Ucraina, e gli Stati Uniti nella mattina di sabato hanno anche evacuato parzialmente la propria ambasciata a Kiev, la capitale ucraina, facendo andare via tutto il personale non essenziale.
Nel pomeriggio di sabato si sono susseguiti colloqui telefonici tra i rappresentanti russi e quelli dei paesi occidentali per avere rassicurazioni sulle dichiarazioni di Sullivan. Il primo colloquio è stato quello tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano Antony Blinken. Lavrov ha negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina, e ha detto che le dichiarazioni fatte da Sullivan sono solo delle “provocazioni” degli Stati Uniti e un modo di fare “propaganda” anti-russa.
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In seguito è stato il turno del presidente francese Emmanuel Macron, che ha parlato per più di un’ora al telefono con il presidente russo Vladimir Putin, con cui si era già incontrato pochi giorni fa. Anche in questo caso la telefonata si è conclusa con la Russia che ha smentito di avere intenzione di attaccare l’Ucraina e ha accusato gli Stati Uniti di diffondere provocazioni infondate.
Infine, sabato pomeriggio, si è svolto il colloquio più importante, quello tra il presidente statunitense Joe Biden e Putin. La telefonata, la prima tra i due dal 30 dicembre, era molto attesa dagli osservatori internazionali, che si aspettavano ferme rassicurazioni da parte della Russia che non ci sarebbe stata a breve un’invasione. Ma così non è stato. Biden ha detto che da parte di Putin non c’è stata nessuna rassicurazione, mentre Putin che gli Stati Uniti non hanno fornito risposte adeguate alle richieste della Russia sul rallentamento dell’espansione della NATO nell’Europa orientale.
In sostanza, quindi, non c’è ancora nessuna chiarezza su cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni. La Russia ormai da settimane sembra pronta a un’invasione dell’Ucraina, con più di 100mila soldati ammassati al confine ucraino, e peraltro giovedì al confine tra Bielorussia e Ucraina sono iniziati 10 giorni di esercitazioni congiunte di soldati russi e bielorussi.
Il fatto che gli Stati Uniti abbiano deciso di dire pubblicamente che nei prossimi giorni ci potrebbe essere un attacco è stato interpretato da diversi analisti internazionali come il tentativo degli Stati Uniti non tanto di avvertire il mondo di una guerra imminente, quanto di scongiurarla. Biden ha più volte infatti detto di non voler inviare truppe americane in Ucraina, sostenendo che in quel caso il conflitto si trasformerebbe in uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti, e di fatto diventerebbe una «guerra mondiale» che nessuno può permettersi in questo momento. La speranza degli Stati Uniti è che, rivelando i piani della Russia, Putin cambi idea su un’invasione dell’Ucraina o quantomeno la ritardi.
Prima della telefonata tra Biden e Putin, era arrivata anche una dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che aveva criticato molto duramente le notizie diffuse dagli Stati Unti su una possibile invasione. Zelensky ha detto che avvertimenti del genere creano solo panico immotivato nella popolazione ucraina, e ha chiesto agli Stati Uniti di fornire prove al riguardo. «In questo momento il più grande nemico del nostro popolo è il panico. E tutte queste informazioni stanno solo provocando panico, e non ci aiutano», ha detto.
La reazione di Zelensky è stata coerente con quanto fatto e detto dall’inizio della crisi. Finora, infatti, ha sempre cercato di tranquillizzare il suo paese, accusando gli Stati Uniti di allarmismo ingiustificato. Ha evitato il più possibile uno scontro frontale con la Russia, sperando di riuscire a risolvere diplomaticamente le tensioni con un accordo di pace con Putin, senza dover passare per una guerra.
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