C’è un documento che può risolvere il guaio legale del M5S, o forse no
L'ex capo reggente Vito Crimi lo ha recuperato dal suo archivio e ora dovrà essere valutato dai giudici del tribunale di Napoli
L’ex capo reggente del Movimento 5 Stelle Vito Crimi ha trovato nel suo archivio un documento che potrebbe annullare la sospensione del capo politico del partito, Giuseppe Conte.
Lunedì, infatti, il tribunale di Napoli aveva sospeso la delibera con cui lo scorso agosto il Movimento 5 Stelle aveva indetto l’elezione di Giuseppe Conte a capo del partito. Il tribunale, sospendendo la delibera come richiesto dal ricorso presentato da tre attivisti, aveva di fatto annullato il risultato dell’elezione.
Nella sua decisione, il tribunale di Napoli aveva spiegato che le due delibere approvate ad agosto con cui il M5S aveva modificato il proprio statuto e indetto l’elezione di Conte erano irregolari perché votate soltanto dagli iscritti al Movimento da più di sei mesi. Quella di far votare solo gli iscritti da più di sei mesi era una possibilità prevista dal vecchio statuto, ma soltanto «con regolamento adottato dal comitato di garanzia, su proposta del consiglio direttivo», due organi interni. Secondo il tribunale, la proposta formale non era mai arrivata e per questo la votazione doveva essere estesa a tutti i 195.387 iscritti al partito al momento della proposta, e non solo ai 113.894 che erano iscritti da più di sei mesi.
Domenica Vito Crimi ha spiegato in un’intervista a Repubblica che in realtà la proposta era arrivata nel 2018 con una mail inviata da Luigi Di Maio per chiedere di fissare l’apertura delle convocazioni soltanto agli iscritti da oltre sei mesi. «Ho telefonato ai colleghi del comitato di Garanzia che presiedevo, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, e ho risposto: diamo parere favorevole», ha detto Crimi. «C’è stato anche un verbale. Ma stiamo parlando di legalese, davanti a un fatto politico inattaccabile: il riconoscimento plebiscitario degli iscritti del M5S verso Conte. Nessuno può mettere in dubbio che sia il punto di riferimento di un Movimento che si sta rinnovando».
Crimi sostiene che la decisione di far votare le persone iscritte da oltre sei mesi fosse una prassi da ormai quattro anni e per questo motivo nei giorni scorsi non aveva cercato il documento. Dopo la decisione del tribunale, Crimi lo ha recuperato con qualche difficoltà: «Ho fatto il ripristino del backup, ho dovuto richiamare il mio ex segretario che lavorava con me quando ero sottosegretario all’Editoria, all’epoca dei fatti. Mi sono messo a spulciare migliaia di mail. L’indirizzo del comitato di garanzia era aperto a tutti gli iscritti, ogni giorno arrivavano lettere di ogni tipo, i reclami. Non mi ricordavo nemmeno se il regolamento fosse del 2018 o del 2019. Ho riscoperto alcuni regolamenti di cui nemmeno ricordavo l’esistenza». Gli avvocati del Movimento 5 Stelle hanno depositato l’istanza per la revoca del provvedimento cautelare.
Al momento, però, non è chiaro se il verbale ritrovato da Crimi nel suo archivio sia sufficiente a convincere i giudici che l’elezione di Conte sia valida. L’avvocato degli attivisti che hanno presentato il ricorso, Lorenzo Borrè, ha scritto sul suo profilo Facebook che «due mail non fanno un regolamento». L’udienza per la revoca del provvedimento cautelare non è stata ancora fissata.