L’Italia avrà un unico meteo nazionale
La nuova agenzia ItaliaMeteo raccoglierà e analizzerà milioni di dati provenienti da decine di enti sparsi su tutto il territorio italiano
Dopo tre anni di attesa, è iniziato il lavoro per allestire la nuova agenzia nazionale del meteo: è stata chiamata ItaliaMeteo, sarà operativa nei prossimi mesi e avrà il compito di coordinare tutte le stazioni meteorologiche italiane.
Analizzerà milioni di dati ogni giorno provenienti da 11mila centraline che si trovano nei 4.500 punti di osservazione presenti nei comuni italiani, oltre a quelli raccolti dalle stazioni dell’Aeronautica militare, dai 23 radar gestiti dalle regioni e dalla Protezione civile, ma anche dai centri nivologici civili e militari, dalle reti per la rilevazione dei fulmini e dalle boe della rete mareografica dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Finora tutte queste informazioni venivano raccolte e gestite dalle singole istituzioni, con metodi diversi e senza un’unica guida.
Avere una centrale unica nazionale è essenziale non tanto per la gestione dei dati meteorologici in sé, ma soprattutto per cosa si può ottenere dall’analisi di quei dati. Per esempio, si potrà creare un sistema di allerta meteo nazionale più efficace rispetto a quello gestito da strutture regionali, con avvisi più tempestivi e quindi meno rischi per le persone che abitano in territori fragili dal punto di vista idrogeologico. I dati condivisi a livello centrale saranno importanti anche per studiare modelli e servizi utili a settori come l’agricoltura e il turismo. Tra le altre cose, si potranno osservare con maggiore attenzione e precisione i cambiamenti climatici e confrontare i risultati con agenzie meteo nazionali di altri paesi.
Il primo tentativo di realizzare un servizio meteorologico nazionale fu fatto nel 1998, ma non andò a buon fine. Il governo ci provò anche nel 2012, senza successo. Il nome ItaliaMeteo era comparso per la prima volta in una legge del 2017, ma ci sono voluti ancora quattro anni per novità più concrete. Con la nomina del direttore Carlo Cacciamani, decisa dal governo a metà settembre, è iniziato il lavoro che nel giro di pochi mesi consentirà all’agenzia di ricevere i primi dati da tutta Italia. Cacciamani è fisico, climatologo, ex direttore del centro funzionale centrale della Protezione civile e fino a settembre responsabile della struttura IdroMeteoClima dell’agenzia regionale dell’Emilia-Romagna. Al momento a ItaliaMeteo, finanziata con 7 milioni di euro, lavorano 52 persone, compresi 30 consulenti.
L’agenzia è organizzata in quattro grandi aree: la prima si occupa di servizi come le previsioni meteorologiche, dell’osservazione in tempo reale dei dati e della loro diffusione; c’è poi un’area di ricerca e sviluppo, una per la gestione delle reti di monitoraggio meteorologico e di quelle informative, e infine un’area amministrativa.
Cacciamani ha spiegato che l’agenzia è nata soprattutto perché oggi in Italia il servizio meteo è molto carente. Nei prossimi mesi, uno dei passaggi più importanti sarà la definizione delle convenzioni tra ItaliaMeteo e tutti gli altri enti meteorologici. Solo in questo modo l’agenzia potrà avere in tempo reale i dati dell’estesa e frammentata rete di raccolta dei dati su tutto il territorio nazionale.
«Per dirlo con un paragone, oggi in meteorologia si parlano tanti dialetti: il compito dell’agenzia sarà quello di dar vita all’italiano, uno standard unico, omogeneo», ha detto in un’intervista al giornale della Protezione civile. «Ci sarà una sala operativa che potrà avere anche delle succursali in altri posti d’Italia, anche se la sede unica è a Bologna. Questo potrebbe far sì che queste piccole sale operative siano in contatto con la sede centrale una o due volte al giorno come avviene ad esempio in Svizzera dove ogni giorno c’è un contatto tra i meteorologi di Meteo Swiss che lavorano tra Zurigo, Ginevra e Locarno».
Non è semplice capire perché il governo sia arrivato a creare un’unica agenzia nazionale solo ora. Da anni in Francia e in Germania, nelle strutture che si occupano di analizzare i dati del meteo lavorano migliaia di meteorologi professionisti. In Italia, invece, il servizio ufficiale è sempre stato gestito dall’aeronautica militare, cioè dal ministero della Difesa.
Secondo Cacciamani, le ragioni di questa mancanza sono tante: «Un po’ perché non si è mai sviluppata troppo la disciplina della meteorologia anche in ambito accademico, a differenza di altri paesi che hanno università che sfornano personale qualificato. Ma la ragione principale secondo me è che in Italia non c’è mai stata una domanda di meteorologia specialistica che sia di ausilio per gli altri ministeri e per gli assessorati in vari settori, ad esclusione della Protezione civile e dell’Agricoltura. Una domanda che è nata solo di recente».