Quando parte Beethoven, a Taiwan si butta la spazzatura
Al passaggio di un camioncino che suona “Per Elisa”, i residenti scendono in strada per gettare i rifiuti: e il sistema funziona
La melodia del brano “Per Elisa” del compositore tedesco Ludwig van Beethoven è conosciuta un po’ in tutto il mondo, ma a Taiwan è popolare soprattutto perché indica un momento ben preciso: quello in cui si deve gettare la spazzatura. Sia nella capitale Taipei che nel resto dell’isola – a est della Cina meridionale – la raccolta dei rifiuti viene infatti anticipata dalla melodia di Beethoven, suonata da un camion giallo che si sposta per le strade delle città e di tanto in tanto si ferma per permettere alle persone di depositare i sacchi dell’immondizia. Per alcuni, l’arrivo del camion è anche un momento di socialità e un’occasione per chiacchierare coi vicini di casa.
Quando per le strade dei quartieri residenziali e delle vie centrali delle città taiwanesi si sente “Per Elisa”, vuol dire che è arrivato il momento di portare fuori la spazzatura: i residenti scendono in strada, alcuni a piedi e altri a bordo di bici o motorini, per consegnare a mano la propria spazzatura, per lo più già differenziata. I netturbini che arrivano sul camion giallo dividono i rifiuti a seconda della tipologia, oppure i residenti li buttano direttamente in diversi contenitori dedicati a carta, plastica, vetro, latta, cibo o materiale indifferenziato. Spesso il camion giallo è seguito da un camion bianco più piccolo, che è dedicato esclusivamente alla raccolta dei materiali riciclabili.
Come ha raccontato in un recente articolo il New York Times, per qualche minuto cinque giorni su sette il passaggio dei camion gialli trasforma le strade in luoghi di ritrovo per i residenti. Alcuni arrivano in tuta e ciabatte, altri in divisa da lavoro; alcuni attendono l’arrivo del camion portando a spasso i propri animali domestici, mentre altri ingannano il tempo al cellulare oppure chiacchierando tra di loro.
Ci sono le storie di coppie che si sono fidanzate dopo essersi incontrate mentre buttavano la spazzatura, con “Per Elisa” in sottofondo, e quelle di politici che hanno seguito il camion giallo per fare campagna elettorale, ma non solo. Nel periodo della pandemia da coronavirus infatti quello dedicato a buttar via la spazzatura è stato anche uno dei pochi momenti in cui si poteva fare una breve chiacchierata, in un momento in cui molte persone si erano trovate isolate.
Secondo alcuni esperti di sicurezza ambientale e residenti intervistati dal New York Times, quello adottato a Taiwan è un buon sistema, che aiuta a tenere le città più pulite. È molto diverso da quello in vigore nei paesi europei, dove nella maggior parte dei casi i cassonetti per la raccolta dei rifiuti vengono disposti fuori dalle abitazioni alcune ore prima del passaggio dei mezzi, nei giorni e negli orari indicati dalle aziende che se ne occupano in ciascun comune, oppure rimangono fissi in strada, e vengono svuotati regolarmente.
Il sistema ha però i suoi vantaggi, e fa parte di un piano decennale orientato a garantire un ambiente pulito e civile: nelle parole di Nate Maynard, ricercatore ambientale che vive a Taipei e conduce un podcast sugli sprechi e sul recupero della spazzatura, obbliga in particolare ad «affrontare il tema della produzione individuale di rifiuti».
Fino agli anni Novanta le strade di Taipei avevano seri problemi di rifiuti e le discariche esistenti erano piene o quasi al limite, con situazioni che avevano valso a Taiwan il soprannome di “isola dei rifiuti”. A quel punto le autorità locali decisero da un lato di investire sulle infrastrutture, e dall’altro di sensibilizzare la popolazione affinché sprecasse di meno e fosse più responsabile per la spazzatura che produceva. In particolare, si decise che i residenti dovessero pagare per la quantità di rifiuti prodotti, che dovevano essere gettati in appositi sacchi blu distribuiti dal governo locale; al contempo la maggior parte dei cestini pubblici venne rimossa per evitare lo scarico illegale di rifiuti, una pratica che veniva punita con multe molto salate.
Grazie a queste attività e alla raccolta “a mano” della spazzatura, negli ultimi anni Taiwan è diventato uno dei paesi più virtuosi del mondo per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti. Secondo le autorità locali, il fatto che ciascuna persona debba consegnare la propria spazzatura direttamente agli operatori ha rafforzato il senso di responsabilità nei confronti dei rifiuti prodotti, e con questo sistema si rafforza anche il senso di comunità tra vicini.
– Guarda anche: “Per Elisa”, per cinque chitarre
Oltre a “Per Elisa”, c’è anche un’altra melodia che viene utilizzata per segnalare l’arrivo dei camion gialli della spazzatura: “La preghiera di una vergine” della compositrice polacca Tekla Bądarzewska-Baranowska. Non si sa esattamente come e perché siano stati scelti questi due brani, e tra le altre cose c’è anche chi si lamenta che la musica sia troppo alta o del fatto che si debbano gestire i propri impegni in base all’orario in cui bisogna gettare i rifiuti.
A ogni modo, quello di usare un brano musicale o una canzone per convincere le persone a fare qualcosa sembra essere un sistema piuttosto diffuso nei paesi dell’Asia orientale. Per esempio, in Cina la canzone “Going Home” del sassofonista americano Kenneth Bruce Gorelick, noto come Kenny G, viene usata da anni nelle scuole, nei centri commerciali, nelle stazioni ferroviarie e nelle palestre per segnalare l’imminente orario di chiusura. Anche in questo caso non si sa chi abbia scelto la canzone di Kenny G e come mai abbia cominciato a essere usata fino a diventare consueta: in ogni caso tutti i cinesi sanno che quando viene messa questa canzone è ora di chiudere e andare a casa, così come tutti i taiwanesi sanno che quando sentono “Per Elisa” o “La preghiera di una vergine” è ora di buttare la spazzatura.
Un camion della spazzatura che suona “La preghiera di una vergine” di Tekla Bądarzewska-Baranowska