Il palazzo del comune di Napoli occupato dalla camorra
Dietro piazza del Plebiscito c'è un edificio con decine di appartamenti gestito abusivamente dai clan da vent'anni
C’è stata una nuova occupazione abusiva nell’edificio di proprietà del comune di Napoli, nel centro della città, che viene chiamato “Palazzo della camorra”. Da vent’anni la maggior parte dei suoi appartamenti è occupata: nel tempo si sono alternati inquilini diversi, sempre abusivi. La chiamano anche la Casa del Buon Gesù, secondo un detto napoletano per cui «Chi ‘nce vène nun se ne va cchiù», chi ci arriva non se ne va più.
Sabato scorso è arrivata alla polizia una segnalazione anonima. Un uomo ha telefonato dicendo: «Venite a via Egiziaca a Pizzofalcone, venite a vedere che cosa sta succedendo: poche ore fa c’è stata un’altra occupazione abusiva. Hanno già fatto anche il trasloco…». Alcuni inquilini abusivi se n’erano andati, e al loro posto ne erano arrivati altri. Lunedì la polizia municipale, ha raccontato il Mattino, ha bussato alla porta di quell’appartamento: il nuovo occupante è stato identificato e denunciato. Si tratta di un uomo già denunciato in passato per altre occupazioni nello stesso edificio. La Polizia municipale ha anche sigillato, con una colla ultraresistente, le serrature dei pochi appartamenti vuoti.
La casa è il numero 35 di via Egiziaca a Pizzofalcone, dietro piazza del Plebiscito e a poche centinaia di metri da Castel dell’Ovo, in una zona resa famosa ai non napoletani dai libri dello scrittore Maurizio de Giovanni, da cui poi è stata tratta una serie televisiva. La zona si chiama così perché il re di Napoli Carlo I d’Angiò, nella seconda metà del Duecento, andava su quella collina a praticare la caccia con il falcone.
Il palazzo è del Cinquecento: all’interno ci sono sette scale e 65 appartamenti. Ci sono luce, acqua, gas, tutti allacciati abusivamente. Secondo quanto è emerso dalle indagini della procura di Napoli a “controllare” l’edificio, cioè a gestire l’assegnazione abusiva degli appartamenti, sarebbero tre famiglie che fanno capo al clan Elia che comanda sulla vicina zona del Pallonetto di Santa Lucia. A loro molti degli inquilini del palazzo devono pagare l’affitto.
Della situazione nel palazzo di Pizzofalcone ha parlato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese al quotidiano Il Mattino, dopo una riunione in Prefettura:
«Abbiamo affrontato la vicenda dell’edificio di Pizzofalcone, conosciamo la complessità del problema e siamo perfettamente al corrente della gravità delle denunce che sono state indirizzate in questi mesi. Abbiamo anche in questo caso un approccio che fa leva su più livelli: sappiamo che in procura esiste un pool ad hoc che si occupa di questioni legate alle occupazioni abusive del patrimonio pubblico. Da un punto di vista amministrativo, siamo in attesa dei bandi, che sono una precondizione necessaria a dare inizio agli sgomberi. Da un lato, bisogna intervenire, dall’altro bisogna fare in modo che il bene pubblico venga restituito a chi ne ha oggettivamente diritto».
Il problema, però, è anche capire chi abbia diritto di entrare in quegli appartamenti. Dal 2009 a Napoli e in molti comuni della Campania non vengono più stilate le graduatorie per l’assegnazione degli appartamenti delle case del comune. «Ora ho ottenuto che i comuni che dal prossimo aprile non realizzeranno le graduatorie saranno, in quello specifico settore, commissariati» spiega il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.
A Napoli gli sfratti da eseguire sono molti. «Circa 1500» secondo Borrelli, che dice che «dovrebbero colpire persone che hanno occupato case e non hanno neanche i requisiti per richiedere la sanatoria (richiesta da circa 20mila occupanti abusivi che hanno invece i requisiti, ndr), magari perché hanno in corso condanne anche per reati legati alla camorra. Per dare un’idea, nel 2019 sono stati compiute alcune decine di sfratti, nel 2020 zero e nel 2021 una decina. In tutto il 2,5% circa del totale. Di questo passo finiremo tra generazioni».
Del palazzo di via Egiziaca a Pizzofalcone si era parlato a novembre sui quotidiani quando una professoressa di 90 anni in pensione aveva lasciato il suo appartamento per raggiungere dei parenti in Irpinia, dato che aveva necessità di assistenza per problemi di salute. Il giorno dopo la sua partenza la casa venne occupata. Chi entrò nell’appartamento portò via tutti i mobili e i molti libri della professoressa, cambiando immediatamente la serratura. La “soffiata” sulla partenza della donna era arrivata, molto probabilmente, dall’interno dello stabile. Contro gli occupanti abusivi, l’8 dicembre, il parroco del quartiere Michele Pezzella aveva tenuto un’omelia accusando chi ruba con arroganza la casa ai più deboli di non essere un buon cristiano.
Una decina di giorni fa sempre la Polizia Municipale, dopo una segnalazione, aveva apposto i sigilli a un appartamento nel quale gli occupanti abusivi avevano iniziato lavori di ristrutturazione. L’intervento della polizia era avvenuto perché gli inquilini abusivi stavano modificando le volumetrie, mettendo potenzialmente a rischio l’intera struttura. I sigilli non erano però serviti. La notte successiva all’intervento gli occupanti erano entrati nell’appartamento e avevano ripreso i lavori di ristrutturazione. Non è la prima modifica che subisce il palazzo: i personaggi più in vista dello stabile, legati alle famiglie camorriste, hanno unito due o più appartamenti ricavandone uno solo, certificando così il loro status di capi.
L’occupazione dello stabile di Pizzofalcone iniziò circa vent’anni fa, quando in una sola notte vennero occupati venti appartamenti. Alcuni degli abitanti legittimi chiamarono la polizia che però spiegò che in assenza della denuncia del proprietario, che era l’Agenzia del Demanio, non si poteva fare nulla. L’edificio doveva diventare sede della Municipalità 1: l’occupazione di massa avvenuta in una sola notte lo impedì. All’epoca fu avanzato il sospetto che qualcuno, dall’interno degli uffici comunali, avesse dato le indicazioni di quali fossero gli appartamenti da occupare. Negli anni seguenti molti altri appartamenti furono occupati e vennero realizzati gli allacci abusivi: rete elettrica, idrica e gas.
La gestione del palazzo è in mano alle famiglie della camorra. Il cortile interno è diventato un parcheggio abusivo fatto di decine di posti auto e moto: chi vuole parcheggiare deve pagare il pizzo. Poche settimane fa l’auto di una persona che si rifiutava di pagare è stata incendiata. Durante un controllo effettuato tempo fa molte auto risultarono rubate. In un contatore dell’Enel è stata trovata una pistola carica e negli anni varie dosi di droga pronte a essere vendute sono state rinvenute nelle parti comuni. Inoltre, alcuni degli appartamenti sono in pratica uffici dove vengono praticati prestiti a tasso usuraio.
Secondo i racconti di cittadini della zona, all’interno sarebbero anche state aperte pensioni e bed and breakfast, senza nessuna autorizzazione, frequentate da turisti soprattutto stranieri. Su queste notizie la procura sta svolgendo accertamenti. È invece certo che alcuni condannati, anche per reati di camorra, abbiano indicato come luogo di residenza dove restare agli arresti domiciliari proprio gli appartamenti occupati di via Egiziaca a Pizzofalcone 35.
Procura e amministrazione comunale stanno studiando interventi mirati, iniziando dai casi più eclatanti. «Sappiamo tutti però», dice il consigliere Borrelli, «che madri e bambini vengono usati come scudo dai clan della camorra. Quelle donne, con in braccio i figli, vengono mandate avanti, occupano le case e poi le lasciano ai boss della camorra che ne decidono l’assegnazione».
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