Il ritorno del truffatore che si spacciava per agente segreto
La storia da film di Guido Umberto Farinelli, arrestato per la seconda volta e accusato di aver costruito un'impressionante impostura
È stato nuovamente arrestato Guido Umberto Farinelli, l’uomo già finito in carcere nel giugno 2021 con l’accusa di essere un truffatore seriale che si era costruito una finta esistenza da avventuroso agente segreto. Questa volta si era invece spacciato da ricco banchiere residente a Dubai, costretto a tornare in Italia per difendersi da infondate accuse di evasione fiscale. A Voghera, in provincia di Pavia, dove era prima agli arresti domiciliari e poi dove aveva l’obbligo di firma, era riuscito a convincere tre persone appena conosciute a consegnargli somme di denaro da investire, e moltiplicare, in affari lucrosi da concludere in Africa.
Secondo l’accusa aveva anche contattato una donna di Como, sua vecchia conoscenza, raccontandole che il padre, creduto morto all’estero, era in realtà vivo in Venezuela dove era diventato un collaboratore di giustizia. Aveva chiesto un finanziamento alla donna per aiutare il padre a tornare in Italia. In passato, però, Farinelli era riuscito a fare ben altro.
La sua storia, abbastanza incredibile e romanzesca, era emersa un paio di anni fa, quando parlando con un ufficiale dei carabinieri della provincia di Milano, con cui stava cercando di instaurare un rapporto, aveva raccontato della volta in cui come responsabile della scorta di Silvio Berlusconi aveva litigato con un dirigente dell’Arma. Di quel dirigente Farinelli fece nome e cognome: fu il suo errore, dettato dalla propensione a mentire in ogni circostanza spacciandosi per chi, in realtà, non era. I due ufficiali dei carabinieri infatti si conoscevano: non c’era mai stata nessuna lite con la scorta di Berlusconi. Il dirigente dei carabinieri di cui era stato fatto il nome non aveva mai conosciuto Farinelli, che ovviamente non aveva mai fatto parte della scorta di Berlusconi.
I carabinieri approfondirono, e scoprirono presto che Farinelli aveva una serie di segnalazioni per truffe e utilizzo abusivo di divise e distintivi. Ma soprattutto, iniziando a indagare, scoprirono che l’uomo, ex guardia giurata in alcuni supermercati nata a Milano e residente a Verona, si era costruito una vita parallela, totalmente falsa, da agente dei servizi segreti. Aveva mentito praticamente su tutto, a partire dalla laurea in Scienze Strategiche all’università di Torino che in realtà non aveva mai conseguito, e che certificava con un attestato falso. I carabinieri, nella relazione presentata alla procura, scrissero che Farinelli, grazie a una serie infinita di bugie, era riuscito a costruirsi «una credibilità impressionante».
Quando venne arrestato, nell’ordinanza di custodia cautelare firmato dalla giudice per le indagini preliminari Sofia Fioretta, era scritto che aveva modificato «le pagine web di enciclopedie multimediali (quali wikipedia e altre) per attribuirsi la partecipazione a operazioni condotte dalle Agenzie di sicurezza nazionale». Farinelli si spacciava come uno degli agenti dei servizi segreti che parteciparono al sequestro di Abu Omar avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003. Raccontava poi, su internet, di aver partecipato alla caccia ai responsabili dell’omicidio di Fabrizio Quattrocchi, ucciso in Iraq il 14 aprile 2004, e all’operazione per la liberazione di Giuliana Sgrena, rapita sempre in Iraq il 4 febbraio 2005. Tutte queste informazioni false, come scrisse la gip, «erano anche state in parte riprese da testate giornalistiche nazionali o pubblicate in libri sulle relative vicende». In pratica, molti giornali presero per buone le sue storie e il suo nome finì, come agente del caso Abu Omar, nel libro Scandals di Peter Louis Arnell.
Durante le indagini i carabinieri scoprirono che Farinelli, che dal 2009 dichiarava di non percepire nessun reddito, aveva realizzato attestati contraffatti che lo descrivevano come consulente di magistrati, vertici dell’esercito e aziende multinazionali. Aveva un falso lasciapassare dell’ONU, un passaporto diplomatico e un falso tesserino da agente dei servizi di intelligence del Vaticano.
Per rafforzare la sua impostura, Farinelli diceva anche di essere in rapporti quasi fraterni con Matteo Renzi e Matteo Salvini, che in realtà non conosceva. Secondo la ricostruzione della procura, quando incontrava le persone da raggirare fingeva spesso di ricevere telefonate da uno dei due politici a cui rispondeva con uno scandito «Caro Matteo», per poi coprire il microfono con la mano e dire a chi aveva di fronte: «È Salvini», oppure «È Renzi».
Tutto questo serviva a Farinelli per accreditarsi presso le sue vittime: ufficiali dell’esercito, dirigenti d’azienda, politici. Una delle truffe consisteva, come scrisse la gip nell’ordinanza di custodia cautelare, nell’accreditarsi come «incaricato dal Governo Italiano di effettuare acquisti di partite di oro e metalli preziosi all’estero». Acquisti che «venivano sdoganati dalla Repubblica del Congo e trasportati a Dubai, a un prezzo sensibilmente inferiore rispetto alla quotazione di mercato». Millantando questa sua funzione e presentandosi come agente dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), Farinelli riuscì a truffare molte persone, che lo pagavano per acquistare oro a prezzi vantaggiosi. L’oro poi non arrivava mai.
A Verona, secondo le accuse, Farinelli era riuscito a convincere un medico a trasferire su un conto 50mila euro per lingotti d’oro mai giunti a destinazione. Anche un pilota della compagnia aerea Emirates gli aveva consegnato 4.220 euro per un lingotto mai consegnato. Per convincere le sue vittime, ha ricostruito la procura, Farinelli inviava fotografie che lo ritraevano con lingotti d’oro, ovviamente falsi. Convinse anche una coppia di medici, in cambio di 12.550 euro, di essere in grado di farli assumere a Dubai: il marito avrebbe dovuto diventare cardiochirurgo all’American Hospital mentre la moglie avrebbe assunto il ruolo di cardiologa personale del principe, con iscrizione a scuola dei tre figli e assistenza sanitaria. Avvicinò anche le amiche di Nelly Eri Cambervelle, una donna della Martinica imprigionata in Iran nel 2018: millantò di poter fare qualcosa per la sua liberazione e secondo l’accusa si fece versare 20mila euro sul conto corrente di una società chiamata Fnr Servizi. Poi sparì.
Queste erano solo alcune delle attività truffaldine di cui è accusato: per cifre dai 2mila ai 4mila euro, ritiene la procura, prometteva a imprenditori di aiutarli in pratiche tributarie attraverso le sue conoscenze. Si era anche fatto pagare per organizzare un non meglio specificato evento musicale negli Emirati Arabi Uniti.
Nei suoi tentativi di accreditarsi presso alti ufficiali dei carabinieri aveva raccontato di essere in contatto con il latitante ed ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e rifugiato a Dubai. Ai carabinieri, Farinelli mostrò anche un video in cui era con Matacena. I due si conoscevano davvero: lo scopo di Farinelli era quello di farsi dare dai carabinieri, per conto dello stesso Matacena, informazioni su alcuni imprenditori. Matacena e tre carabinieri sono poi stati indagati con Farinelli per accesso abusivo nei sistemi informatici.
L’attività di Farinelli spaziava in più campi: è accusato anche di aver corrotto un agente della Polaria, la polizia di frontiera all’aeroporto di Fiumicino, a cui, in cambio di un decoder e qualche soggiorno pagato in hotel a cinque stelle, chiedeva di evitare controlli a generali delle Forze Armate. Era anche riuscito ad agganciare Roberto Cotti, ex senatore del Movimento 5 Stelle e allora componente della Commissione Difesa della Camera, ottenendone un attestato di collaborazione grazie al quale partecipò a una cena di gala al circolo ufficiali di Verona. Lì, spacciandosi per ufficiale della Marina militare, cercò di trovare nuove vittime.
Farinelli aveva anche cercato di raggirare un uomo dicendogli di averlo nominato erede universale del suo patrimonio. In cambio la vittima avrebbe dovuto anticipargli dei contanti. Aveva redatto un testamento olografo sostenendo di averlo depositato presso uno studio legale di Milano il cui titolare era stato indicato come esecutore testamentario. Era tutto falso, tanto che l’avvocato sporse una delle decine di denunce presentate contro il truffatore.
I carabinieri scoprirono che Farinelli aveva una serie di complici, da chi lo aiutava e gli forniva copertura per le truffe al funzionario di banca che gestiva i suoi conti essendo consapevole della provenienza illecita del denaro.
Quando venne arrestato, nel giugno del 2021, Farinelli stava tentando di ottenere un contratto da un’azienda italiana: aveva iniziato a parlare con un manager, conosciuto in aereo durante un viaggio intercontinentale, a cui si era presentato come un agente segreto con ottimi contatti in uno stato dell’Africa orientale, in particolare con il presidente e con suo fratello.
Farinelli fu accusato di truffa, corruzione, traffico di influenze illecite, possesso e fabbricazione di documenti falsi, accesso abusivo a sistema informatico, sostituzione di persona, corruzione. Gli vennero concessi gli arresti domiciliari, che lui ha scontato in una casa di Voghera, poi revocati. Aveva l’obbligo di firma. Da qualche mese era riuscito a riprendere la sua attività. La prima nuova vittima era stata un giardiniere che gli aveva affidato 3mila euro per acquistare, in Uganda, lingotti d’oro.