Conte e il M5S hanno un bel grattacapo legale

Un tribunale di fatto ha annullato la sua elezione a presidente, e c'è una gran confusione su come si possa rimediare

(MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA)
(MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA)

Lunedì si è saputo che la sezione civile del Tribunale di Napoli ha sospeso la delibera con cui lo scorso agosto il Movimento 5 Stelle aveva indetto l’elezione di Giuseppe Conte a capo del partito, di fatto annullando il risultato della consultazione e sospendendolo dalla sua carica. La decisione, che è stata presa in via preliminare e sarà oggetto di una nuova udienza l’8 marzo, ha alimentato la confusione e le tensioni nel partito, in cui è in corso da giorni uno scontro di potere fra Conte e l’ex leader Luigi Di Maio.

Di fatto, gli stessi dirigenti e parlamentari del M5S non sanno bene quali siano le conseguenze concrete della sospensione, cosa dovrebbero fare e cosa dovrebbe succedere: è una questione di interpretazioni e di zone grigie legali. È probabile che il voto per l’elezione di Conte a presidente sarà ripetuto adeguandosi alle indicazioni del tribunale, e nel frattempo a prendere le decisioni potrebbe essere il fondatore del M5S Beppe Grillo.

Lunedì sera Conte ha commentato che la sua leadership non dipende da «carte bollate», e il suo avvocato Francesco Astone ha fatto sapere che presto il M5S organizzerà un nuovo voto sulla leadership di Conte «secondo le indicazioni del giudice». Al momento però sembra che l’unico in grado di prendere decisioni a riguardo sia Grillo, garante del partito, dato che il Tribunale di Napoli ha sospeso anche la delibera con cui il Movimento 5 Stelle aveva cambiato il proprio statuto e introdotto nuovi organismi dirigenziali interni, che sono stati sospesi al pari di Conte.

La decisione è stata pubblicata integralmente dal Foglio e si basa essenzialmente su un pasticcio legale compiuto dal partito nell’approvare le due delibere che permisero l’elezione di Conte e la modifica dello statuto.

Il Movimento 5 Stelle è un’associazione – dal punto di vista legale i partiti non esistono, dato che non è mai stato applicato l’articolo 49 della Costituzione che li definiva – e come tale deve sottostare al diritto civile, cioè quello che regola i rapporti fra privati. E il diritto civile prevede che i tribunali abbiano il potere di far rispettare gli statuti delle associazioni: è proprio su queste basi che il Tribunale di Napoli ha sospeso l’elezione di Conte, accogliendo in via preliminare il ricorso di tre attivisti del Movimento.

– Leggi anche: Lo scontro nel M5S tra Conte e Di Maio è sempre più grave

Nella sua decisione, il Tribunale di Napoli ha spiegato infatti che le due delibere approvate ad agosto con cui il M5S aveva modificato il proprio statuto e indetto l’elezione di Conte erano irregolari perché votate soltanto dagli iscritti al Movimento da più di sei mesi. Quella di far votare solo gli iscritti da più di sei mesi era una possibilità prevista dal vecchio statuto, ma soltanto «con regolamento adottato dal comitato di garanzia, su proposta del consiglio direttivo», due organi interni. A quanto sembra, la proposta formale del consiglio direttivo non era mai arrivata: perciò la votazione delle due delibere doveva essere estesa a tutti i 195.387 iscritti al partito al momento della proposta, e non solo ai 113.894 che erano iscritti da più di sei mesi.

Non è chiaro, materialmente, chi abbia commesso l’errore. «Appena uscita la notizia del provvedimento cautelare, l’ex presidente del Consiglio ha riunito i cinque vice e i fedelissimi, poi s’è visto con Vito Crimi e il notaio di fiducia Alfonso Colucci e sono questi ultimi due, si vocifera, ad aver sbagliato alcuni riferimenti normativi nell’amministrare il passaggio», ha scritto Repubblica.

L’ex capo reggente del partito Vito Crimi ha detto al Corriere della Sera che la decisione si basa su «motivazioni risibili» e che «dopo otto mesi dal voto non ci aspettavamo una sospensiva, a un mese dal [giudizio di] merito».

In teoria la decisione del tribunale dovrebbe avere ridato il potere di guidare il partito al cosiddetto “comitato direttivo” di cinque persone che era stato approvato nel febbraio del 2021, appena sei mesi prima di cambiare di nuovo lo statuto per indire l’elezione di Conte a presidente del partito. Il “comitato direttivo” però non si è mai insediato: quindi secondo diversi pareri la decisione su cosa fare spetta al garante del partito, Beppe Grillo.

Martedì mattina, in un post su Facebook, Grillo ha commentato:

Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata. In questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire.