Il liceo occupato per protesta contro le molestie sulle studentesse
La dirigenza del Valentini-Majorana di Castrolibero (Cosenza) è accusata di avere ignorato gli abusi compiuti da alcuni professori
Dal 3 febbraio scorso, l’istituto superiore Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, è occupato per protesta contro le molestie sessuali che alcune studentesse e ex studentesse hanno detto di aver subito all’interno della scuola da parte di alcuni professori: nonostante le segnalazioni alla dirigente scolastica, i loro casi sarebbero stati ignorati o minimizzati. La protesta è stata sostenuta dai collettivi femministi e dai centri antiviolenza locali, la procura di Cosenza ha avviato un’inchiesta conoscitiva e oggi arriveranno gli ispettori del ministero dell’Istruzione.
La vicenda è nata per iniziativa di una ex studentessa del Valentini-Majorana, Diana, che ora ha 21 anni e che dopo aver cominciato a frequentare dei collettivi femministi all’università si è resa conto di quanto le era accaduto: «Tutto ciò su cui non sono consenziente è violenza», ha detto a Repubblica. Dopo aver raccontato la sua vicenda sulla pagina Instagram “call.out.valentini.majorana”, alcune ragazze che Diana conosceva e altre che non aveva mai visto hanno cominciato a scriverle testimoniando, a loro volta, di aver vissuto abusi e molestie simili alle sue all’interno della scuola.
A partire da questa prima storia, sul profilo Instagram “call.out.valentini.majorana” hanno dunque cominciato ad essere pubblicati diversi racconti, scritti in prima persona e in forma anonima: «Durante i compiti in classe faceva spostare la mia compagna di banco e si sedeva per aiutarmi a prendere la sufficienza. Mentre mi spiegava cosa dovevo fare, poggiava la sua mano sulla schiena e scendeva. Io mi spostavo e dopo un po’ lui riprendeva cercando il seno. Non riuscivo a fare e a dire nulla, alla fine del primo anno mi sono trasferita», si dice ad esempio in uno di questi post.
In un altro, una studentessa riporta la frase che le avrebbe detto un professore: «Vai in bagno, prendi il mio telefono e scatta una foto al seno, così almeno esci con una sufficienza». E ancora: «Una volta, sulla discesa che porta al piazzale dei bus, quel prof mi ha visto dall’auto e ha abbassato il finestrino urlando: “Che coda alta e lunga che porti, sembri proprio una bella cavalla e io ho tanta voglia di galoppare”».
I racconti sono diversi tra loro, ma sono circostanziati e tutti denunciano un ambiente «tossico», «machista» e «sessista» all’interno della scuola che, nel tempo, ha influenzato anche il comportamento di «molti studenti maschi che si sentivano legittimati a fare battute sulle tette e sui culi delle ragazze. Una vera e propria educazione al sessismo che ha schiacciato chi, come me, chiedeva di studiare e di essere rispettata», ha raccontato Diana.
In quasi tutti i racconti si sostiene che la dirigenza scolastica non solo fosse a conoscenza di questo sistema, ma che avrebbe anche contribuito ad alimentarlo: «Portai prove su quello che succedeva, la preside mi disse che la responsabilità di tutto era mia», ha detto una studentessa.
Secondo quanto scrivono studenti e studentesse, la dirigente scolastica avrebbe cioè «nascosto» la situazione «per salvare la reputazione del liceo»: gli insegnanti coinvolti nelle molestie non venivano segnalati, ma semplicemente assegnati ad altre classi.
Repubblica dice che le ragazze che fino ad ora hanno preso parola sono dodici e che i professori coinvolti sono tre. La dirigente scolastica Iolanda Maletta ha invece detto che non risultano denunce formali e che lei non era a conoscenza di nulla.
Gli studenti e le studentesse del Valentini-Majorana hanno anche avviato una petizione online chiedendo «che la scuola sia un posto sicuro» e «che mai nessuna persona venga messa a tacere e molestata». L’obiettivo dell’occupazione, hanno detto, è che «venga fatta chiarezza una volta per tutte sui casi di molestie», che la dirigente scolastica «si assuma le proprie responsabilità, che «si dimetta», «che i docenti incriminati vengano immediatamente allontanati», e «che tutta la scuola promuova iniziative contro la violenza di genere».
La loro azione ha trovato il sostegno di alcune organizzazioni che si occupano di violenza di genere, tra cui il collettivo femminista FEM.IN. Cosentine in lotta, la rete dei centri antiviolenza D.i.Re e il Centro antiviolenza Lanzino, la cui legale sta seguendo da vicino la vicenda e sta preparando, secondo quanto scrivono studenti e studentesse, una denuncia formale collettiva. Secondo Repubblica una ragazza di quinta liceo ha presentato denuncia ai carabinieri sabato scorso per quanto riguarda la sua personale vicenda.
Nel frattempo, la procura di Cosenza ha avviato un’inchiesta conoscitiva e il collettivo studentesco che sta portando avanti l’occupazione ha fatto sapere di avere consegnato ai carabinieri di Castrolibero un plico contenente una ventina di testimonianze, alcune firmate e altre anonime, sui fatti che si sarebbero verificati a scuola.
Sul sito della scuola è stata poi pubblicata una lettera approvata all’unanimità dal Collegio dei docenti straordinario che si è tenuto in questi giorni, in cui si dice che «è interesse» di tutti «che la verità si affermi pienamente», che «non ci può essere alcuna tolleranza per ogni forma di molestia sessuale, di violenza fisica o verbale che offenda la dignità di tutti e in particolare di soggetti minori e in formazione», ma che allo stesso tempo «è necessario evitare inaccettabili generalizzazioni o processi sommari che sempre lasciano solo macerie e ferite profonde che difficilmente potranno essere rimarginate».