La criticata proposta di legge che equipara l’agricoltura biodinamica a quella biologica
Verrà discussa alla Camera, ma gli scienziati chiedono che venga modificata per non riconoscere una pratica assai controversa
Martedì la Camera dei Deputati inizierà la discussione di una controversa proposta di legge che equipara all’agricoltura biologica quella biodinamica, pratica che comprende attività prive di valore scientifico e definita «esoterica» dall’Istituto di bioscienze e biorisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Il disegno di legge era già stato discusso in Senato nella primavera dello scorso anno, ma nonostante gli interventi di esperti e scienziati, come la senatrice a vita Elena Cattaneo, l’equiparazione fa ancora parte del testo e ci sono dubbi sulla possibilità che sia rimossa nel corso del nuovo dibattito in aula.
In generale, la nuova legge ha l’obiettivo di mettere ordine tra le norme e i regolamenti che indicano come debba essere svolta l’agricoltura biologica, applicando le indicazioni contenute nelle direttive dell’Unione Europea. In fase di scrittura, i parlamentari proponenti avevano però ritenuto opportuno inserire anche un riferimento all’agricoltura biodinamica, da alcuni considerata una sottocategoria di quella biologica. Il testo di legge è però piuttosto generico e secondo i detrattori non definisce chiaramente la pratica, proprio a causa dell’impossibilità di individuare un sistema dai contorni per lo meno generali.
Che cos’è il biodinamico
L’agricoltura biodinamica è fatta risalire a Rudolf Steiner, nato nel 1861 in quello che all’epoca era l’Impero Austriaco e fondatore nel 1913 della “Società antroposofica”, i cui dettami comprendevano i “poteri latenti dell’uomo” di derivazione orientale. Nella propria vita Steiner scrisse varie opere teatrali misteriche e iniziatiche, fondò una loggia massonica, suggerì una nuova organizzazione della società tedesca, teorizzò un nuovo modello educativo (le “scuole steineriane“, che esistono ancora oggi), fondò una nuova disciplina di medicina naturale (la “medicina antroposofica”, una specie di omeopatia che, ricordiamo, non funziona) ed elaborò appunto i fondamenti dell’agricoltura biodinamica.
Secondo Steiner, l’agricoltura deve basarsi su un approccio “olistico”: tutto ciò che si trova in una fattoria o in una azienda agricola deve essere considerato come un unico essere, la cui salute dipende dalle condizioni di tutte le parti che lo compongono. Per ottenere questo risultato la fattoria deve essere in primo luogo “biologica”: non deve utilizzare diserbanti, organismi geneticamente modificati e deve impiegare con parsimonia mezzi agricoli meccanici e fertilizzanti di sintesi. Ma è la componente aggiuntiva di requisiti che deve rispettare un’azienda che voglia darsi all’agricoltura biodinamica a generare da anni dibattiti e scetticismi.
“Preparati”
È infatti il ricorso a nove “preparati” dalle non meglio definibili proprietà mistiche che distingue la biodinamica dall’agricoltura biologica. Tra i più noti, e spesso criticati, c’è il “Cornoletame” o “preparato 500”, che come suggerisce la parola consiste in un corno di mucca farcito di letame. Il corno deve essere poi seppellito in un campo nella stagione fredda, in seguito estratto e “dinamizzato” – cioè sciolto in una enorme quantità di acqua per ottenerne dosi “omeopatiche” – poi “agitato” e infine irrorato sul campo.
Un altro preparato, il “502”, prevede invece di procurarsi una vescica di cervo e di riempirla con fiori di Achillea millefoglie. Anche in questo caso la vescica deve essere sotterrata per alcuni mesi, poi ciò che ne resta dopo la decomposizione deve essere sciolto in acqua e spruzzato sul campo. Il preparato “506” riguarda invece pezzi di corteccia all’interno del teschio di un animale domestico, ma ce n’è anche uno che si ottiene riempiendo uno degli stomaci di un bovino con fiori di vario tipo.
Associazioni
Nonostante le indicazioni piuttosto stravaganti, alla morte di Steiner l’agricoltura biodinamica conobbe un discreto successo in Germania, grazie a due suoi discepoli che nel 1928 fondarono la cooperativa Demeter per raccogliere i produttori del settore. Demeter ebbe uno stretto rapporto con il regime nazista, una successiva storia travagliata con scioglimenti e riaperture, fino all’attuale forma: un’associazione non profit multinazionale presente in 78 paesi, in molti dei quali detiene il controllo sul marchio “biodinamica”.
Demeter e le “associazioni biodinamiche” che ne fanno parte dicono di essere le uniche a poter assegnare ai soci paganti la certificazione di prodotto biodinamico. Ciò ha fatto sì che negli anni nascessero contenziosi legali in vari paesi, compresa l’Italia, tra la non profit e i produttori che affermano sulle loro etichette di impiegare il metodo biodinamico senza una certificazione “ufficiale”. Sembra che la scelta di occuparsene in un disegno di legge fosse nata anche dalla necessità di evitare fraintendimenti, sia per i produttori sia per i consumatori.
La legge
Come hanno però segnalato numerosi esperti, la proposta di legge in esame da parte del Parlamento non contiene molte indicazioni utili sul biodinamico, termine che compare appena sette volte in tutto il testo. Il primo articolo è inoltre piuttosto categorico:
Ai fini della presente legge, il metodo dell’agricoltura biodinamica, che prevede l’uso di preparati biodinamici e specifici disciplinari, applicato nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica, è equiparato al metodo di agricoltura biologica.
In fase di discussione della legge in Senato nel maggio del 2021, la senatrice a vita Elena Cattaneo era intervenuta duramente sulla nuova legge, segnalando di avere presentato tre emendamenti «volti a eliminare almeno il richiamo esplicito e il riconoscimento in via preferenziale a pratiche non solo antiscientifiche, ma schiettamente esoteriche e stregonesche».
Cattaneo aveva poi segnalato quale fosse il vero rischio di una completa equiparazione:
Rimuovere la parola biodinamica dal disegno di legge, come chiedono i miei emendamenti, non impedisce ai produttori di perseguire queste pratiche e ottenere la certificazione di prodotto biologico (per averla basta rispettare i protocolli), ma esplicitare il riferimento al biodinamico in questo testo di legge avrà l’effetto di dare dignità al cornoletame.
Aggiungo anche che si tratta non di equiparazioni tra biologico e biodinamico solo per la parte nella quale il biodinamico mima le pratiche biologiche, ma di una totale equivalenza, al punto che il disegno di legge in discussione prevede che una quota di fondi pubblici venga dedicata specificamente alla ricerca scientifica, alla formazione nel settore biologico e, quindi, all’equiparato biodinamico».
La necessità di un approfondimento era stata segnalata anche dal Comitato per la legislazione, organo della Camera dei deputati che ha il compito di fornire pareri sulla qualità dei disegni di legge. Il Comitato aveva rilevato che – a parte qualche sporadico passaggio – nelle leggi già in vigore mancano riferimenti all’agricoltura biodinamica, e che quindi una nuova legge dovrebbe contenere una definizione precisa e accurata.
Su questo punto è di recente intervenuto anche il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, ricordando come a oggi non ci sia una definizione chiara e univoca. Volendola trovare appare inevitabile fare riferimento a Steiner o Demeter: «Qualunque definizione usiamo di agricoltura biodinamica, dobbiamo necessariamente indicare delle società, o delle persone, una linea di pensiero ben particolare e questo non è costituzionale».
Il problema secondo Parisi è che la legge prevede la formazione di un “tavolo tecnico” sui temi legati al biologico e al biodinamico per determinare poi i finanziamenti nel settore:
Si scopre che le associazioni dell’agricoltura biodinamica hanno una corsia preferenziale: la legge garantisce loro un rappresentante al Tavolo Tecnico che deve proporre e organizzare gli interventi a favore dell’agricoltura biologica. Le associazioni biodinamiche riceverebbero un trattamento di favore rispetto alle associazioni semplicemente biologiche».
Nell’ultimo anno obiezioni simili a quelle di Cattaneo e Parisi sono state sollevate da numerose altre organizzazioni e istituti di ricerca, come ha ricordato di recente il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze (CICAP). Tra i tanti ci sono l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia dei Georgofili, l’Accademia Italiana di Agricoltura, la Società Italiana di Agronomia, la Federazione Italiana di Scienze della Vita e l’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie.
La richiesta al Parlamento è di eliminare i riferimenti all’agricoltura biodinamica dalla nuova legge, considerato che la sua assenza non impedisce tecnicamente ai produttori biodinamici di definire biologici i loro prodotti. Per rientrare nella categoria di produttori biologici è infatti sufficiente seguire i protocolli esistenti e definiti da molto tempo, come fanno già migliaia di aziende agricole in Italia e nel resto dell’Unione Europea.