Un ginecologo olandese usò il proprio sperma per mettere incinte diverse donne
Jos Beek, morto nel 2019, era il padre biologico di almeno 21 persone nate tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta
Un’indagine condotta nei Paesi Bassi ha scoperto che tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta il ginecologo olandese Jos Beek usò il proprio sperma per far rimanere incinte decine di donne che si erano rivolte a lui per trattamenti di procreazione assistita. Alcuni test sul DNA hanno permesso di dimostrare che Beek, morto nel 2019, era il padre biologico di almeno 21 bambine e bambini concepiti con il suo sperma a insaputa delle donne che erano state in cura presso l’ospedale in cui lavorava e che li avevano partoriti. Si sospetta comunque che le persone concepite con lo sperma di Beek possano essere ancora di più, e in passato erano stati scoperti anche altri medici e ginecologi che avevano fatto la stessa cosa, sia nei Paesi Bassi che in altri paesi.
Tra il 1973 e il 1998 Beek aveva lavorato nell’ospedale di Leiderdorp, pochi chilometri a nord dell’Aia, in seguito inglobato nell’ospedale di Alrijne. In quel periodo aveva curato decine di coppie che non riuscivano ad avere figli e si erano rivolte a lui per sottoporsi a cicli di fecondazione eterologa, la procedura in cui si utilizza lo sperma di un donatore per fecondare gli ovociti di una paziente e poi si impianta l’embrione nel suo utero per avviare la gravidanza. Spesso il donatore rimane anonimo, ed è anche possibile impiantare nell’utero ovociti donati e fecondati con sperma a sua volta donato.
Lo scorso gennaio l’ospedale di Alrijne aveva commissionato un’indagine indipendente in seguito alle richieste dell’organizzazione FIOM, che si occupa di rintracciare i genitori biologici di persone concepite e nate grazie alla procreazione assistita e nel 2021 aveva svolto alcuni test sul DNA. I test avevano evidenziato tracce compatibili col DNA di Beek in 21 persone le cui madri erano state in cura da lui tra il 1973 e il 1986, presumibilmente senza che nessuno nell’ospedale sapesse quello che stava facendo.
I Paesi Bassi sono tra i paesi europei più avanzati sulla donazione di sperma e sulle tecniche di procreazione assistita. Il consiglio di amministrazione dell’ospedale ha detto che però negli anni in cui Beek aveva lavorato a Leiderdorp le tecniche di fecondazione artificiale erano ancora in fase di sviluppo e che nel settore c’era molta poca regolamentazione: per questo non si può escludere che il medico avesse usato il proprio sperma per fecondare altre donne e fosse quindi il padre biologico di altre persone.
In un comunicato, l’ospedale ha fatto sapere che le cartelle cliniche di quei decenni non esistono più e pertanto ha chiesto alle persone che sono nate grazie a trattamenti di procreazione assistita svolti in quell’ospedale in quel periodo – che sopra i 16 anni hanno il diritto di conoscere i propri genitori biologici in base a una legge del 2004 – di farsi avanti.
Beek non è il solo medico ad aver usato il proprio sperma per l’inseminazione artificiale senza che le sue pazienti ne fossero a conoscenza. Grazie ai test sul DNA nel 2020 si era scoperto che il ginecologo olandese Jan Wildschut, morto nel 2009, aveva usato il proprio sperma per far restare incinte almeno 17 donne che erano state in cura presso le cliniche in cui aveva lavorato. Nel 2017 invece era stata avviata un’indagine in cui era sospettato dello stesso comportamento Jan Karbaat, direttore di due cliniche della zona di Rotterdam tra il 1964 e il 2009, che poi risultò essere padre biologico di almeno 75 bambini e bambine. Alcuni medici che avevano fatto lo stesso sia negli Stati Uniti che in Canada, sempre a partire dagli anni Settanta, erano o sono i padri biologici di altre decine di persone.
Nel 2021 il medico canadese Norman Barwin aveva accettato di pagare 13 milioni di dollari canadesi (circa 9 milioni di euro) per risarcire centinaia di famiglie che avevano avuto figli concepiti con trattamenti in cui era stato usato lo sperma sbagliato, in 17 casi il suo.
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