Il comune di Napoli deve abbattere una scuola nuova
Nel 2010 fu costruita senza permessi in un'area boschiva sottoposta a vincolo ambientale, e da allora non è mai stata utilizzata
Una scuola di Napoli, nuova, che non è mai stata utilizzata e a cui mancano solo le porte e le finestre, deve essere abbattuta. È abusiva perché si trova nella selva di Chiaiano, un’area sottoposta a vincolo paesaggistico nella quale è proibito costruire: il comune di Napoli, che l’aveva edificata una decina di anni fa, ora la deve abbattere dopo la richiesta formale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.
L’edificio scolastico si trova in via Rotondella, ai Camaldoli, territorio di Chiaiano, nel bosco che fa parte del Parco metropolitano delle Colline, a nord ovest del centro in una delle ultime aree estese di verde della città. La scuola potrebbe ospitare 400 alunni in una zona in cui da sempre c’è carenza di edifici scolastici. Inizialmente il progetto prevedeva la costruzione di tre complessi (scuola d’infanzia, elementare e media), con una spesa di 6 milioni di euro, poi ridotti a 1,5 milioni per fare solo l’edificio per la scuola d’infanzia. La scuola è stata edificata su un’area di proprietà comunale di 3.500 metri quadrati, di cui 1.746 coperti.
La domanda su come sia potuto accadere che un grande edificio venisse costruito dal comune di Napoli in un’area sottoposta a vincolo ha provocato polemiche e accuse. Non solo si decise di costruire lì la scuola, ma per anni i lavori andarono avanti senza che emergessero dubbi, almeno formalmente.
La vicenda ebbe inizio 20 anni fa. La sindaca era Rosa Russo Iervolino, che guidava una giunta di centrosinistra: fu nel 2002 che venne avanzata la proposta di costruire una scuola in una zona che ne aveva storicamente bisogno. Nel 2004 arrivò l’autorizzazione al progetto definitivo, approvato anche dal ministero dell’Istruzione e nel 2008 fu approvata la variante per farne un edificio più moderno dal punto di vista ambientale. I lavori iniziarono il 5 maggio 2008 e dovevano essere completati in 690 giorni, circa due anni, entro il 26 marzo 2010. Poi furono prorogati di altri 180 giorni al 22 settembre 2010. Il 14 luglio 2010 però i lavori furono sospesi per «la necessità di conseguire il parere di competenza del ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’adozione di opportuna variante allo strumento urbanistico vigente nel Comune di Napoli».
In pratica il responsabile del cantiere si rese conto che mancavano i permessi della Soprintendenza. Non c’era l’autorizzazione paesaggistica, necessaria in quanto la struttura si trova all’interno della Selva di Chiaiano, vincolata con decreto ministeriale dal 1997. Se i permessi fossero stati chiesti, i lavori non sarebbero mai iniziati, anzi non si sarebbe fatto nessun progetto. Per otto anni però apparentemente nessuno se n’era accorto.
Nel 2015 il Comune diede mandato al servizio ispettivo di «appurare le responsabilità che hanno causato le difformità urbanistiche e i soggetti che le hanno prodotte, valutando azioni a tutela del Comune di Napoli rispetto ai danni derivati agli errori commessi».
Da allora la scuola è abbandonata e circondata da sterpaglie cresciute in quasi 12 anni. Il comune, negli anni scorsi, ha anche tentato di rimediare al clamoroso errore chiedendo alla Soprintendenza un permesso speciale che però non è mai stato concesso. Pochi giorni fa il soprintendente Luigi La Rocca, dopo l’ennesimo incontro con i tecnici del comune, ha firmato il verbale che conclude definitivamente la vicenda con la richiesta di abbattimento dell’edificio. La Soprintendenza ha anche passato gli atti in Procura che dovrà appurare, dato che sono stati utilizzati soldi pubblici, se ci siano gli estremi di un reato.
Il Mattino di Napoli riporta le parole di Salvatore Passaro, consigliere della municipalità che si batte per salvare la scuola. Per anni si è rivolto alla giunta di Luigi De Magistris senza però ottenere nessun risultato: «Guardavo quella scuola e pensavo che qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa. Ho scritto centinaia di lettere, chiesto decine di incontri, sollecitato tutti, dagli assessori al sindaco. Nessuno ha mosso un dito». Passaro pensa che sia impossibile che un comune possa commettere un abuso edilizio così grave nel realizzare un edificio scolastico. È convinto che i permessi in realtà fossero stati chiesti e ottenuti ma che la mancata digitalizzazione delle procedure abbia fatto sì che si perdessero chissà dove.
La vicesindaca di Napoli Maria Filippone ha detto al Mattino di essere «attonita di fronte a una vicenda paradossale». Ha anche spiegato che però le speranze di evitare l’abbattimento sono «ridotte al lumicino».
Secondo il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli è folle pensare di sperperare così i soldi pubblici: oltre a quelli già utilizzati per la costruzione ne servirebbero molti altri per l’abbattimento e lo smaltimento dei materiali. Borrelli parla di «errori imperdonabili, paradossali e di superficialità» e propone addirittura che chi ha sbagliato nel 2010 e negli anni successivi paghi i danni di tasca propria.