Nella lingua norvegese potrebbe essere introdotto il pronome neutro
"Hen" potrà essere usato da chi o per chi non si riconosce né nel genere femminile né in quello maschile
Lo Språkråd, il consiglio per la lingua norvegese (l’organo consultivo del governo sulle questioni di linguistica che è legato al ministero per Cultura) ha proposto di introdurre un pronome neutro rispetto al genere nei dizionari, dato che il suo utilizzo nella lingua parlata, sui giornali e nei testi accademici è sempre più diffuso. Una volta che la proposta sarà accettata, il pronome Hen – che supera il binarismo della grammatica, a sua volta riflesso della concezione binaria dell’identità di genere – potrebbe dunque essere ufficialmente riconosciuto come alternativa ai pronomi di terza persona singolari già esistenti: il femminile hun e il maschile han.
Daniel Ims, dello Språkråd, ha spiegato che l’utilizzo del pronome di genere neutro era in discussione da tempo all’interno della comunità linguistica norvegese, ma che le argomentazioni a favore della sua introduzione non avevano trovato inizialmente riscontro nella frequenza d’uso di quello stesso pronome nella lingua parlata: «Con il passare del tempo abbiamo riscontrato che l’utilizzo di “hen” è aumentato e si è stabilizzato». Ims è dunque ottimista sul fatto che il consiglio darà a breve la sua approvazione definitiva, dopo un periodo di consultazioni.
La questione di una lingua e di una scrittura inclusive – che cioè non fanno prevalere il genere grammaticale maschile su quello femminile – e quella dei pronomi neutri sono state affrontate in vari paesi del mondo: lo scorso novembre in Francia, ad esempio, l’illustre vocabolario Le Robert aveva deciso di aggiungere alla versione online del dizionario la definizione del pronome neutro “iel”, non solo per evitare una convenzione linguistica per cui il femminile è subordinato al maschile (nell’espressione «ciao a tutti», il maschile sovraesteso sopperisce attraverso un’esclusione all’assenza di neutro) ma anche per parlare di persone che non si definiscono né donne né uomini e per evitare il disagio che queste persone possono provare nell’essere definite, ogni volta che parlano, con un genere che non riconoscono.
Quella dei pronomi neutri è una questione che riguarda in modo diverso le lingue. In italiano, dove i pronomi sono molto spesso impliciti, il problema riguarda soprattutto le desinenze di sostantivi, aggettivi e participi passati, e una delle soluzioni proposte e che si sta diffondendo è lo schwa. Indicata col simbolo ə, è una vocale dell’alfabeto fonetico internazionale e presente in vari dialetti italiani che serve a dare una desinenza neutra alle parole, evitando la forma maschile o femminile.
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Risolvere il problema del binarismo nella lingua inglese è stato invece più facile perché sostantivi, aggettivi e verbi non hanno desinenze che ne indichino il genere: c’è però la questione dei pronomi, che in inglese vanno sempre esplicitati quando si usa la terza persona, e si è diffusa la pratica di definirsi in modo neutro con il they singolare.
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Sul Guardian, Carl-Oscar Vik, persona non binaria di diciott’anni di Skien, nel sud-est della Norvegia, ha parlato in modo positivo dei cambiamenti che si vogliono introdurre nella lingua norvegese: questo, dice, aumenterà la visibilità delle persone non binarie, farà emergere il fatto che ci sono molte persone che non si sentono a proprio agio in certi pronomi e che ora avranno una parola per superare il disagio. Spera, inoltre, che il riconoscimento ufficiale dei pronomi neutri rispetto al genere possa essere un primo passo verso il riconoscimento legale di un terzo genere.