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  • Martedì 1 febbraio 2022

Lo scontro all’ONU tra Russia e Stati Uniti

I due paesi si sono scambiati dure accuse sulla crisi ucraina, mostrando come una soluzione diplomatica sia ancora lontana

Il Consiglio di sicurezza dell'ONU del 31 gennaio (AP Photo/Richard Drew)
Il Consiglio di sicurezza dell'ONU del 31 gennaio (AP Photo/Richard Drew)

Lunedì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite i rappresentanti di Stati Uniti e Russia si sono scontrati duramente sulla questione ucraina, accusandosi a vicenda di voler alimentare la tensione e mostrando che una possibile soluzione diplomatica che consenta una normalizzazione dei rapporti al confine tra la Russia e l’Ucraina è ancora lontana. La Russia ha ammassato oltre 100 mila soldati al confine ucraino, e i governi occidentali temono che si stia preparando a invadere il paese.

La riunione del Consiglio di sicurezza era stata richiesta la settimana scorsa dagli Stati Uniti, e fino all’ultimo i diplomatici russi avevano tentato di impedire che si tenesse. Per gli Stati Uniti il dibattito alle Nazioni Unite è stato un modo per mettere in guardia pubblicamente la Russia e per mostrare a tutti il sostegno americano all’Ucraina.

Linda Thomas-Greenfield, l’ambasciatrice americana presso l’ONU, ha accusato la Russia di essere «una minaccia per la pace e la sicurezza». «La situazione che stiamo affrontando in Europa è urgente e pericolosa, e la posta in gioco per l’Ucraina e per ciascun altro membro dell’ONU non potrebbe essere più alta».

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU del 31 gennaio (Spencer Platt/Getty Images)

Vasily Nebenzya, l’ambasciatore russo, ha risposto molto duramente, dicendo che la Russia ha tutto il diritto di spostare le proprie truppe all’interno del suo territorio, che le accuse americane costituiscono un’ingerenza e che, semmai, sono gli Stati Uniti e i loro alleati a generare «isteria» e tensione: «I nostri colleghi occidentali stanno parlando della necessità di una de-escalation, ma loro stessi stanno creando tensioni con la loro retorica e stanno provocando un’escalation», ha detto, guardando Thomas-Greenfield. «È come se steste desiderando e aspettando che succeda, come se voleste trasformare in realtà la vostra speculazione».

Nebenzya ha poi accusato l’Ucraina di alimentare un sentimento anti russo, e ha aggiunto una minaccia nemmeno tanto velata: «Se i nostri partner spingono Kiev a sabotare gli accordi di Minsk [cioè gli accordi per una tregua per fermare gli scontri in Ucraina orientale, mai davvero rispettati nemmeno dalla Russia, ndr], cosa che l’Ucraina sta facendo, le cose potrebbero finire nel modo in assoluto peggiore per l’Ucraina», ha detto, aggiungendo che il paese «rischia di distruggersi da solo, e la Russia non avrebbe niente a che fare con questo».

La discussione è proseguita in maniera piuttosto dura. Quando poi è stato il turno di parlare dell’ambasciatore ucraino, Nebenzya si è alzato e ha lasciato la sala, dicendo di avere un altro impegno.

Il momento in cui l’ambasciatore russo all’ONU, Vasily Nebenzya, si alza e se ne va (AP Photo/Richard Drew)

La riunione del Consiglio di sicurezza si è conclusa senza che, come atteso, sia stata presa alcuna decisione risolutiva: la Russia, che è un membro permanente del Consiglio, ha il diritto di veto, ed è anche sostenuta in questo caso dalla Cina. Ma la riunione serviva soprattutto agli Stati Uniti per dare una dimensione pubblica e ufficiale allo scontro diplomatico in corso. L’ambasciatore cinese Zhang Jun, sarcasticamente, ha definito l’azione americana come «diplomazia del microfono».

Gli sforzi diplomatici per evitare una crisi militare in Ucraina stanno comunque proseguendo. Antony Blinken e Sergei Lavrov, rispettivamente segretario di Stato americano e ministro degli Esteri russo, si sentiranno martedì al telefono. Blinken ha detto lunedì di aver ricevuto la risposta russa alla lettera inviata qualche giorno fa, in cui ribadiva la volontà americana di risolvere la questione per via diplomatica. Ha aggiunto però che «non sarebbe produttivo» discutere in pubblico del contenuto della risposta.

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Stanno proseguendo anche i tentativi americani di sostenere gli alleati europei, più dipendenti economicamente dalla Russia soprattutto per le importazioni di gas naturale. Lunedì gli Stati Uniti hanno designato il Qatar come “grande alleato non NATO”, una definizione che implica maggiori rapporti commerciali e di condivisione di tecnologia e armi. Nel caso in cui la Russia dovesse interrompere le forniture di gas all’Europa, è probabile che parte delle forniture sostitutive arriverà proprio dal Qatar, e questa dichiarazione di alleanza dovrebbe dare garanzie sia al Qatar che all’Europa.

Intanto, nei prossimi giorni vari capi di stato e di governo alleati della NATO andranno in Ucraina a mostrare il proprio sostegno al presidente Volodymyr Zelensky. Il primo ministro britannico Boris Johnson, in crisi nel suo paese, andrà in Ucraina martedì. Nei prossimi giorni faranno lo stesso i leader dei Paesi Bassi, della Polonia e della Turchia.

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