La pandemia ha cambiato le abitudini sessuali
Le restrizioni e le paure degli ultimi due anni hanno influito sulla propensione al sesso occasionale e sulla sperimentazione di nuove pratiche, individuali e di coppia
Tra le ricerche e le riflessioni sui condizionamenti esercitati dalla pandemia sulle abitudini della popolazione, in Europa e negli Stati Uniti, le attenzioni ai cambiamenti nella vita sessuale delle persone hanno trovato ampio spazio sui media sia durante i primi lockdown che nelle fasi successive. A distanza di quasi due anni dall’introduzione delle prime restrizioni, e con una maggiore disponibilità di dati riferiti anche alla progressiva ripresa delle attività quotidiane, sono emersi studi nazionali più estesi e prime parziali considerazioni sull’apparente stabilità di alcune tendenze nell’approccio alla sessualità.
Uno studio condotto sulla popolazione italiana da ricercatori e ricercatrici dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” e di altri istituti di ricerca IRCCS, pubblicato a dicembre scorso sulla rivista scientifica Journal of Epidemiology, ha in generale confermato un dato prevedibile e lungamente commentato negli ultimi due anni riguardo a una significativa diminuzione dell’attività sessuale durante il lockdown sia tra i soggetti conviventi che tra quelli non conviventi.
Oltre un terzo della popolazione – 6.003 persone comprese tra 18 e 74 anni – ha riferito un cambiamento nella propria vita sessuale, principalmente una diminuzione dell’attività. All’interno della popolazione convivente, la diminuzione è stata più marcata tra le persone più giovani, di sesso maschile, abitanti in case più piccole e che trascorrevano più tempo all’aperto prima della pandemia. Secondo le conclusioni dello studio, è probabile che il lockdown abbia avuto un impatto sulle abitudini e «sui fattori di rischio comportamentali, inclusi atteggiamenti e pratiche sessuali». Si suggerisce tuttavia che i cambiamenti siano analizzati in futuro tenendo in conto la possibilità di un’influenza esercitata anche da fattori sociali e di salute mentale, e non soltanto legati alle norme sul distanziamento fisico.
A partire dai dati più recenti di un importante sondaggio sulla popolazione britannica, un articolo del Guardian ha descritto e analizzato l’impressione che la pandemia abbia determinato in molti casi cambiamenti significativi e stabili nelle relazioni e nei rapporti sessuali, a cominciare da una ridotta inclinazione al sesso occasionale con persone sconosciute. Sembrano in generale cresciute sia una certa tendenza ad avere rapporti con conoscenti e amici o amiche, sia una propensione a sperimentare nuovi oggetti e pratiche sessuali, in coppia o individualmente.
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Il sondaggio citato dal Guardian fa parte di un ampio studio longitudinale – una raccolta di opinioni che misura le variazioni nel tempo – condotto ogni dieci anni, fin dal 1990, e noto come National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles (NATSAL), i cui risultati sono ampiamente utilizzati nella ricerca e nella valutazione delle politiche nazionali da intraprendere. Nel 2020 la consueta raccolta dei dati faccia a faccia, che richiede un biennio di lavoro, è stata interrotta a causa della pandemia e sostituita da una raccolta tramite internet nel rispetto delle norme sanitarie.
Sono state raccolte complessivamente le risposte di 6.500 persone di età compresa tra 18 e 59 anni, intervistate in due diversi momenti della pandemia: luglio 2020 e marzo-aprile 2021, cioè sia durante la prima che durante la seconda ondata di contagi da COVID-19. Il gruppo di ricerca ha suddiviso la popolazione dello studio in quattro sottogruppi: le persone che non hanno una relazione stabile e non hanno rapporti sessuali; quelle che non hanno una relazione ma hanno rapporti sessuali; quelle che hanno una relazione ma non convivono; e infine le persone che hanno una relazione e convivono.
Nei quattro mesi dopo il lockdown le persone che avevano avuto più contatti fisici e rapporti sessuali – più volte a settimana o tutti i giorni – furono quelle del secondo gruppo, le persone single sessualmente attive: tra quelle non c’era stata una riduzione dell’attività sessuale. Era piuttosto emersa una tendenza ad avere meno storie da una sola notte e più rapporti sessuali con uno stesso o una stessa partner, senza che questo si traducesse necessariamente in una relazione stabile. Il Guardian, che ha sentito diverse persone di varie fasce d’età, attribuisce questa riduzione delle storie da una notte al venir meno di certi incontri casuali nei locali pubblici, incontri da cui fino a prima della pandemia poteva più facilmente nascere quel tipo di relazione.
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Le ragioni di alcuni cambiamenti riscontrati nelle abitudini sessuali potrebbero essere collegate alle restrizioni anche in altri modi indiretti.
Commentando una riduzione nell’uso dei profilattici stimata intorno al 40 per cento negli ultimi due anni, Goh Miah Kiat, CEO dell’azienda malese Karex, tra i principali produttori e fornitori di profilattici al mondo, ha recentemente ricordato che in circostanze normali una gran parte dei profilattici nei singoli paesi è distribuita dai governi, ma che queste prassi sono state stravolte dalla pandemia. Nel Regno Unito, per esempio, il servizio sanitario pubblico (National Health Service, NHS) ha chiuso provvisoriamente la maggior parte delle cliniche ritenute «non essenziali», incluse quelle per la salute sessuale (che distribuiscono profilattici, tra le altre cose).
Una fonte aggiuntiva di informazioni sulle abitudini e le pratiche sessuali delle persone, per quanto difficili da valutare, potrebbe provenire dai dati sulle vendite di sex toys, generalmente aumentate durante la pandemia. «Se produci sex toys, devi capire come le persone li usano e come fanno sesso, perché questo determina ciò che compreranno», ha detto al Guardian Julia Margo, cofondatrice dell’azienda di sex toys di lusso inglese Hot Octopuss.
Nel 2020, all’inizio della pandemia, secondo Margo sarebbe stato possibile individuare su una mappa del mondo l’introduzione dei lockdown a giudicare dalle vendite dei sex toys. Negli Stati Uniti, l’aumento notevole delle vendite fu abbastanza chiaramente legato all’isolamento, condizione che portò molte persone a sperimentare nuovi metodi e prodotti per il piacere.
«Si trattava principalmente di sex toys per la masturbazione», ha detto Margo, mentre nell’estate seguente le persone acquistarono sex toys per coppie. Nel 2021, Hot Octopuss registrò invece una crescita della domanda di sex toys interattivi, oggetti controllabili attraverso una app e che si possono utilizzare con un o una partner anche a distanza.
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È probabile che la pandemia abbia contribuito a cambiare l’approccio di molte persone sia al piacere sessuale che alle relazioni sentimentali in generale, inducendone alcune ad avere più iniziativa e prendere decisioni più rapidamente. In un sondaggio sulle relazioni sentimentali nel Regno Unito nel 2021, l’ente di assistenza britannico Relate e il sito di appuntamenti eHarmony hanno registrato in molti rapporti di coppia la condivisa impressione che i tempi fossero alterati, che «due mesi equivalessero a due anni di impegno».
Era come se il lockdown avesse agito da acceleratore di dinamiche naturali all’interno della coppia, ponendole di fronte alla scelta tra non frequentarsi mai più e andare a vivere insieme. E tutto questo avveniva mentre le persone single giravano molto meno, a prescindere dalla chiusura dei locali.
Secondo quanto ipotizzato da Margo sulla base delle vendite dei sex toys, anche all’interno di una stessa relazione le persone «sono diventate più sperimentali nei loro interessi» e «più avventurose». Ha detto che prima della pandemia non avrebbe mai pensato di dover aumentare le forniture di oggetti come bavagli e guinzagli, e di venderli a clienti di oltre 55 anni: «per me erano articoli davvero di nicchia, ora sono così popolari, e ad acquistarli sono le stesse persone che acquistano vibratori normali».
Secondo il Guardian, le persone sessualmente attive durante la pandemia hanno avuto più tempo per esplorare i loro desideri latenti, e il sesso è probabilmente stato per loro un modo di sentirsi bene e trarre consolazione in un periodo per il resto molto complicato. Cosa che tuttavia ha probabilmente accresciuto il carico di aspettative sulle vite sessuali, dal momento che altre identità sociali erano state limitate dalle circostanze. E ha diminuito l’inclinazione a correre il rischio di sprecare occasioni di fare sesso con soddisfazione: rischio presente in un’avventura di una notte, «che sta alla libido come un pasto in una stazione di servizio sta all’appetito».
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Eppure, conclude il Guardian, resta il fatto che un quarto delle persone del sondaggio NATSAL non ha avuto alcuna attività sessuale negli ultimi due anni, e anche quelle sono evidentemente responsabili almeno in parte della riduzione del numero di avventure da una notte. Dal sondaggio di Relate e eHarmony è inoltre emerso un senso di insicurezza: il 25 per cento delle persone ha detto di sentirsi «fuori allenamento» e il 13 per cento di «non essere pronto a entrare in intimità» con altre persone dopo così tanti mesi di distanziamento fisico.
Secondo Will Nutland, ricercatore alla London School of Hygiene & Tropical Medicine (una delle più antiche istituzioni mediche dedicate allo studio delle malattie infettive), la spiegazione più semplice è che durante il lockdown sono mancate diverse opportunità di incontrarsi. Sono mancati soprattutto i grandi eventi come concerti e festival, da molti ritenuti il miglior contesto in cui vivere avventure da una sola notte. E questo ha inevitabilmente creato nel tempo maggiori distanze, non soltanto fisiche, tra le persone.
«Non è necessariamente paura della COVID, è che le persone hanno dimenticato come essere intime», ha detto Nutland, e c’è meno slancio nelle relazioni occasionali perché le persone hanno perso una serie di abilità sia sociali che sessuali. Inoltre, per un periodo di tempo prolungato, nessuna persona ha dovuto mettere in discussione né ha dovuto confrontarsi con certe «abitudini eremitiche», perché la pandemia e il rischio di contagio non sono mai scomparsi del tutto.