Spotify farà di più per contenere la disinformazione sul coronavirus
Ha annunciato nuove iniziative in risposta alle critiche di Neil Young e altri per i contenuti considerati ingannevoli o pericolosi
La piattaforma di streaming musicale Spotify ha annunciato nuove iniziative per contenere la disinformazione sul coronavirus e rafforzare le proprie politiche sui contenuti che potrebbero essere pericolosi o ingannevoli per gli utenti. L’annuncio è arrivato in risposta alle critiche dei cantanti canadesi Neil Young e Joni Mitchell, che negli ultimi giorni avevano chiesto che le loro canzoni venissero rimosse dalla piattaforma e la avevano accusata di diffondere informazioni false sui vaccini contro il coronavirus tramite alcuni suoi podcast.
In un comunicato condiviso sul sito di Spotify, il CEO Daniel Ek ha detto che l’azienda «ha il dovere di fare di più» per garantire maggiore equilibrio e accesso alle informazioni che sono largamente condivise dalla comunità medica e scientifica. Per questo, Spotify inserirà nuovi avvisi che compariranno prima dei podcast in cui si parla di coronavirus e rimanderanno a una pagina dedicata con informazioni e contenuti verificati sulla pandemia.
Ek ha detto che l’azienda sta cercando nuovi modi per rendere ancora più chiare agli autori le regole della piattaforma, che vietano di condividere informazioni mediche false o ingannevoli che «potrebbero essere una minaccia diretta per la salute pubblica». Queste iniziative dovrebbero servire per far capire meglio quali siano i contenuti appropriati e accettabili per la piattaforma e le responsabilità di chi li diffonde.
La settimana scorsa Young aveva chiesto e ottenuto di rimuovere tutta la sua musica da Spotify, contestando il fatto che ospitasse anche il podcast The Joe Rogan Experience dello statunitense Joe Rogan, uno degli autori di podcast più famosi al mondo. In passato Rogan aveva espresso posizioni scettiche sui vaccini e promosso teorie del complotto e cure alternative screditate, invitando peraltro come ospiti un medico antivaccinista e il controverso virologo Robert Malone, secondo cui gli ospedali americani avevano ricevuto «incentivi economici» per diagnosticare false morti da COVID-19.
Young aveva detto che Spotify diffondeva «false informazioni sui vaccini, causando potenzialmente la morte di chi crede alla disinformazione» che stava contribuendo a diffondere.
Alle proteste si era poi unita la cantautrice canadese Joni Mitchell, che aveva chiesto a sua volta che la sua musica venisse rimossa da Spotify. Anche il principe Harry del Regno Unito e la moglie Meghan Markle hanno detto di essere preoccupati dal ruolo di Spotify nella disinformazione contro il coronavirus, come avevano fatto già alcuni mesi fa; hanno però aggiunto di voler continuare a lavorare con l’azienda per il loro podcast, “Archewell Audio”, prodotto in esclusiva per la piattaforma.
Domenica, poche ore dopo l’annuncio di Spotify, Rogan si è scusato con l’azienda, rimasta coinvolta nelle accuse di disinformazione per via del suo podcast. In un video condiviso su Instagram, ha detto di non voler fare disinformazione, ma di essere interessato ad ascoltare il parere di esperti medici «molto qualificati che hanno un’opinione diversa da quella del discorso mainstream».