Gli autori svedesi dietro al successo del K-pop
Dopo aver lavorato per Britney Spears, Madonna e i Backstreet Boys, ora gli autori e i produttori svedesi sono richiestissimi in Corea del Sud
Moltissime canzoni di enorme successo di cantanti e gruppi pop noti in tutto il mondo sono state scritte o prodotte da musicisti e compositori svedesi: per fare qualche esempio, sia I Want it That Way dei Backstreet Boys che …Baby One More Time di Britney Spears sono state scritte dal compositore e produttore svedese Max Martin, uno dei più famosi, mentre il disco Rebel heart di Madonna, del 2015, contiene brani di otto autori tutti svedesi.
Gli autori musicali svedesi sono tra i più richiesti al mondo, e da qualche anno a decine hanno cominciato a dedicarsi anche a un altro genere: il K-pop, il fenomeno musicale e culturale sudcoreano che dagli anni Duemila ha cominciato a farsi conoscere in tutto il mondo.
Come raccontava la rivista The Passenger nel suo numero dedicato alla Svezia, nel Ventesimo secolo le capitali della musica pop erano Londra e New York; negli anni Duemila il loro posto però è stato preso da Stoccolma e Los Angeles, dove si sono stabiliti alcuni tra gli autori e produttori di maggiore successo. Svedesi come Martin, Denniz Pop o Karl Johan Schuster (più conosciuto come Shellback) hanno scritto o prodotto alcune delle hit più famose di Katy Perry, Taylor Swift e The Weeknd, tra gli altri: adesso altre decine di loro connazionali stanno contribuendo all’enorme successo dei gruppi K-pop sudcoreani, come i conosciutissimi BTS, le Red Velvet o le Itzy.
Tra questi per esempio c’è Ellen Berg, che ha 31 anni e lavora per EKKO, una casa discografica sudcoreana che ha uno studio a Stoccolma. Berg, che si è diplomata in una delle principali scuole di musica svedesi (Musikmakarna), collabora spesso con Moa Carlebecker, un’altra tra le autrici svedesi di K-pop più ricercate; a loro volta Berg e Carlebecker collaborano di frequente con altri due svedesi molto richiesti in Corea del Sud, Ludvig Evers e Jonatan Gusmark, con cui peraltro hanno scritto la canzone Peek-a-Boo delle Red Velvet, che ha 218 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Cosmos, un’altra etichetta discografica sudcoreana, impiega sette autori svedesi che lavorano a tempo pieno su canzoni K-pop, mentre al The Kennel, uno studio di Stoccolma, ci sono 14 persone che si dedicano esclusivamente a scrivere canzoni di questo genere. SM Entertainment, un grosso gruppo sudcoreano attivo nel settore dell’intrattenimento, dice di lavorare con più di 850 autori e compositori in tutto il mondo, 210 dei quali in Nord America e 451, più della metà, provenienti da paesi europei, specialmente quelli scandinavi.
Il K-pop è un genere che mescola elementi del pop tradizionale sudcoreano a influenze di vari stili di musica statunitense, in particolare rap, R&B e hip hop, ma anche dance e rock: secondo Berg una canzone di questo genere «sembra in effetti cinque canzoni diverse in una».
In Europa e negli Stati Uniti il fenomeno del K-pop è arrivato piuttosto di recente, soprattutto grazie al successo internazionale dei BTS, il più grande gruppo musicale del genere. Tuttavia, come ha spiegato al New York Times il musicologo tedesco Michael Fuhr, che ha scritto un libro sul K-pop, le case discografiche sudcoreane avevano cominciato a cercare autori europei per provare a lanciare il genere a livello internazionale già dalla fine degli anni Novanta.
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Fuhr ha detto che le etichette sudcoreane avevano in mente produzioni come quelle di Martin, che ha scritto o ha collaborato alla scrittura di 25 tra le canzoni che hanno raggiunto il primo posto nella celebre classifica Hot 100 di Billboard, la più citata e importante della musica statunitense. Fuhr ha anche precisato che i primissimi autori europei di successo nel K-pop non furono svedesi, bensì norvegesi e finlandesi. La Svezia però è il paese che negli anni ha formato la maggior parte degli autori e produttori di successo internazionale, per alcuni motivi.
Intanto, il governo investe molto nel settore della musica e incoraggia il suo studio nel sistema scolastico e accademico; in più, non spinge soltanto sulla formazione tradizionale, ma spinge anche su quella pop e rock. Inoltre, gli autori svedesi sono molto orientati alla cooperazione anziché alla rivalità: la maggior parte delle canzoni K-pop – come del resto molte delle hit più famose del pop statunitense – sono scritte in gruppo da diverse persone durante sessioni che durano anche alcuni giorni, ha sottolineato Fuhr.
Solitamente i musicisti scandinavi forniscono alle case discografiche sudcoreane una versione demo dei loro brani, con o senza testo in inglese, e poi gli autori coreani scrivono un testo che si adatti alle melodie. In molti casi, comunque, vengono mantenute alcune parole inglesi se suonano bene oppure se aiutano a rendere più orecchiabile la canzone.
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Le autrici svedesi Moa Carlebecker (a sinistra) ed Ellen Berg in uno studio di registrazione di EKKO
Secondo Michelle Cho, cantautrice sudcoreana che si occupa anche di cercare autori stranieri da indicare alle case discografiche del suo paese, gli svedesi scrivono melodie che sembrano avere un grosso impatto sulle emozioni dei sudcoreani, come del resto anche nel pubblico di altri paesi. D’altra parte, per gli autori svedesi il mercato del K-pop è piuttosto redditizio, visto che in Corea del Sud si comprano ancora molti CD e il genere è seguitissimo. Anche se fino a qualche tempo fa certi autori svedesi snobbavano l’idea di lavorare nel K-pop, adesso molti hanno cambiato idea, e molti di quelli che lo fanno sono diventati piuttosto famosi sia tra i fan del genere che nel loro paese, vincendo prestigiosi premi e finendo sui giornali e sulle tv locali.
Secondo Carlebecker è anche un genere che permette molte più libertà agli autori.
Carlebecker ha detto al New York Times di essere rimasta subito affascinata dal K-pop anche perché trovava molte similitudini con le Spice Girls, uno dei gruppi pop più famosi della storia, che amava molto da ragazzina. Come i componenti delle band pop inglesi o americane, anche quelli dei gruppi K-pop hanno personalità e stili diversi, e pertanto le canzoni devono essere costruite in modo tale che ciascuno di loro possa esprimersi e valorizzare le proprie caratteristiche.
Tendenzialmente secondo Carlebecker una canzone K-pop dà agli autori l’opportunità di essere più creativi rispetto a una canzone pop americana. «Non ci sono regole nel K-pop», ha commentato. «Puoi metterci tre ritornelli uno dopo l’altro, se ti va. Puoi essere un po’ matto ed esuberante, che è quello che piace di più».
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