Com’è oggi l’esercito della Russia
Durante gli anni di Vladimir Putin al potere è cambiato notevolmente: è diventato moderno ed efficiente, trasformandosi in una minaccia reale per i suoi avversari
Negli ultimi due decenni la Russia ha investito molte risorse per modernizzare il suo esercito, che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila aveva mostrato di essere estremamente arretrato e poco efficiente. Vladimir Putin, oggi presidente ma di fatto al potere in Russia dal 1999, ha reso le forze armate russe una minaccia reale e temibile per i suoi avversari: è un fattore importante da considerare, in questi giorni di altissima tensione al confine con l’Ucraina.
Sotto la leadership di Putin, l’esercito russo si è molto rafforzato: ha acquisito armi più precise ed efficaci, ha messo in piedi una catena di comando strutturata e formata da soldati di professione con esperienza alle spalle, e ha sviluppato una modalità “ibrida” di fare la guerra, mischiando l’uso della forza con attacchi informatici mirati e una potente macchina di propaganda al servizio del regime.
Negli ultimi anni la Russia ha applicato gli strumenti di questa “guerra ibrida” anche in Ucraina, prima invadendo e annettendo la Crimea e poi sostenendo i ribelli separatisti nelle regioni orientali del paese. È anche per questo che oggi molti governi occidentali, oltre che il governo ucraino, sono preoccupati per i circa 100mila soldati ammassati al confine con l’Ucraina: in caso di invasione non sembra infatti che l’esercito ucraino abbia le capacità per opporre grande resistenza.
Vent’anni fa l’esercito russo era assai diverso da quello che oggi fa preoccupare l’Occidente.
Nei primi anni della presidenza Putin aveva moltissimi problemi, che furono evidenti sia durante la lunga guerra in Cecenia sia in un tragico incidente avvenuto il 12 agosto 2000, quando un siluro esplose all’interno del sottomarino nucleare Kursk affondandolo nel mare di Barents e uccidendo tutti i 118 marinai a bordo. In un approfondito articolo sul tema, il New York Times ha scritto che allora «i più importanti ufficiali vivevano in case popolari ammuffite e infestate dai topi» e i soldati poco addestrati invece di usare i calzini «spesso avvolgevano i piedi in fasce di stoffa, come avevano fatto i loro predecessori» nella Russia zarista e nell’Unione Sovietica.
Un momento di svolta arrivò nel 2008, durante la guerra che la Russia combatté contro l’esercito georgiano che aveva invaso l’Ossezia del Sud.
I russi riuscirono rapidamente a respingere le truppe della Georgia nel loro territorio, ma il conflitto mise in evidenza alcune grandi debolezze che caratterizzavano ancora l’apparato militare russo. Per esempio ci furono diversi episodi gravi di “fuoco amico” a causa del fatto che le truppe di terra non erano in contatto radio con l’aviazione; le comunicazioni funzionavano così poco che i militari a volte dovevano usare i loro cellulari personali; e carri armati e altri mezzi militari si rompevano spesso.
Dopo la guerra contro la Georgia, il regime russo avviò un processo di estesa modernizzazione dell’esercito, sia per quanto riguarda le armi da impiegare nei conflitti sia rispetto all’addestramento dei soldati e alla struttura della catena di comando. Tra le altre cose, cominciò a fare meno affidamento sui coscritti e a basarsi sempre di più su un nucleo snello di soldati ben addestrati e meglio pagati, per esempio, di molti dipendenti statali; e acquistò oltre mille nuovi aerei da guerra, tra cui i più avanzati della flotta, i SU-35S, che oggi sono in parte stati mandati in Bielorussia per le esercitazioni militari congiunte che dovrebbero tenersi il mese prossimo.
Uno degli elementi più importanti per il rafforzamento dell’esercito russo, ha scritto il New York Times, fu però l’accumulo di esperienza ottenuto nel corso degli anni facendola, la guerra. Una delle più importanti fu quella combattuta in Siria a fianco del presidente siriano Bashar al Assad, iniziata nel 2015 contro i ribelli che volevano rovesciare il regime.
L’intervento militare in Siria – che cambiò radicalmente l’andamento della guerra, fino a quel momento molto sfavorevole ad Assad – dimostrò in particolare i passi avanti che erano stati fatti nell’uso di missili guidati di precisione, ma non solo. Diversi esperti ritengono che fu una specie di “laboratorio” per affinare tattiche e armi, e per dare maggiore responsabilità anche agli ufficiali di livello più basso.
Il mese scorso il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha detto che tutti i comandanti delle truppe di terra, il 92 per cento dei piloti e il 62 per cento dei militari della Marina hanno una qualche esperienza di combattimento. Il generale Philip Breedlove, comandante della NATO quando iniziò la guerra in Ucraina orientale nel 2014, ha detto: «La cosa che dobbiamo riconoscere ai russi è che stanno imparando a essere una forza di apprendimento e adattamento. Ogni volta che li vediamo in un conflitto sono un po’ migliori della volta precedente».
Nonostante i grandi avanzamenti compiuti negli ultimi vent’anni, l’esercito russo mantiene diverse debolezze, in particolare per i pochi investimenti fatti nel campo della ricerca e sviluppo. Ancora oggi la Russia possiede pochi nuovi sistemi d’arma creati completamente da zero, e gran parte del processo di modernizzazione è passato dalla ristrutturazione di sistemi ormai vecchi e poco efficaci.
Le truppe e le armi ammassate al confine con l’Ucraina danno comunque a Putin una varietà molto ampia di opzioni militari, tra cui la conquista di città e di porzioni significative di territorio (gli Stati Uniti hanno detto di ritenere che Putin non abbia ancora preso una decisione finale su un possibile uso della forza contro l’Ucraina). L’impressione generale è che, se i soldati russi dovessero infine invadere l’Ucraina, l’esercito ucraino non avrebbe troppe possibilità di resistere, nonostante negli ultimi anni si sia rafforzato, diventando più grande e meglio armato.