In Egitto si discute del remake arabo di “Perfetti sconosciuti”
È di un regista libanese e si può vedere su Netflix: i critici dicono che è immorale e «promuove l'omosessualità»
Dallo scorso 20 gennaio, su Netflix è disponibile il remake arabo del film Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese: si intitola Messaggi e Segreti (Ashab wala Aa’az, in originale) e in Egitto è stato molto criticato, sui social e fino al parlamento, per presunta immoralità, violazione dei valori tradizionali e promozione dell’omosessualità.
Messaggi e Segreti è il primo film in lingua araba di Netflix. Il regista è Wissam Smayra, libanese, e tra le attrici principali ci sono Nadine Labaki, che è anche una regista, e Mona Zaki. Ambientato in Libano, il film riprende l’originale di Paolo Genovese del 2016.
Una coppia, sposata da anni e in crisi, decide di organizzare una cena a casa e invita amici e amiche. A tavola, il gruppo si ritrova a parlare di una coppia che si è da poco separata dopo che la moglie ha scoperto sul cellulare di lui i messaggi dell’amante. Ispirati da questa storia, partecipano a un esperimento: mettere i cellulari al centro del tavolo e condividere con tutti i messaggi o le chiamate ricevute durante la serata. Da qui si viene a sapere che ognuno e ognuna di loro ha dei segreti, che nessuno conosceva davvero l’altro e che erano, in realtà tra loro, “perfetti sconosciuti”.
Nel remake si parla di incontri sessuali, relazioni extraconiugali e vengono mostrati personaggi «che bevono alcolici». Non c’è un argomento in particolare che viene tematizzato, ci sono riferimenti alla contraccezione, alla chirurgia plastica, c’è un padre che dà alla figlia consigli sulla sua prima esperienza sessuale, c’è una donna a cui l’amante ha chiesto di togliersi le mutande e uno dei personaggi è omosessuale. Non c’è alcuna scena sessualmente esplicita, comunque.
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In Egitto, Messaggi e Segreti è stato molto criticato, Mona Zaki, una delle attrici, è stata attaccata con violenza sui social network e si è creata un’ampia discussione tra favorevoli e contrari. Gli hashtag in arabo che citano Mona Zaki e il film sono in tendenza da giorni con più di 17 mila commenti.
Il deputato e giornalista tv Mustafa Bakri ha parlato davanti al parlamento di un film che «prende di mira i valori e le tradizioni della società egiziana e araba», che incita all’omosessualità e al tradimento; ha chiesto che venga vietato e che l’Egitto interrompa qualsiasi cooperazione con Netflix. L’avvocato Ayman Mahfouz, scrive BBC citando il sito in lingua araba al-Watan, ha detto di aver querelato regista e produttori accusandoli di «promozione dell’omosessualità» e ha parlato di «complotto per sconvolgere l’intera società araba». Mahfouz ha anche detto di aver inviato una nota legale al ministro della Cultura egiziano per ritirare Messaggi e Segreti.
Sui social circolano messaggi omofobi che parlano di degrado morale e della volontà di introdurre forzatamente le idee occidentali in una società conservatrice come quella egiziana. Alcuni utenti sono arrivati a dire che tutte le persone coinvolte nella realizzazione del film dovrebbero essere perseguite.
Nonostante il codice penale egiziano non classifichi come reato alcun orientamento sessuale, l’omosessualità non è socialmente accettata e costantemente repressa. Le discriminazioni contro le persone LGBT+ arrivano da lontano, ma la situazione è peggiorata con la presidenza di Abdul Fattah al Sisi, ex generale che governa il paese in maniera autoritaria dal 2013, quando fu alla guida del colpo di stato contro l’allora presidente Mohamed Morsi, dei Fratelli Musulmani.
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I detrattori del film si sono concentrati su una scena in cui l’attrice egiziana Mona Zaki dice di essere senza mutande. In molti, soprattutto sui social, l’hanno accusata di «violare i valori e l’etica della società egiziana».
Il sindacato egiziano che rappresenta gli artisti ha pubblicato una nota in difesa dell’attrice dicendo che la «sosterrà, nel caso in cui qualcuno tenti di prendere misure di qualsiasi tipo contro di lei»: «Il sindacato non resterà indifferente di fronte a qualsiasi forma di aggressione verbale o tentativo di intimidire un artista egiziano a causa di un’opera d’arte a cui ha contribuito».
Allo stesso modo, il noto critico cinematografico Tariq al-Shennawi ha detto alla tv egiziana ETC che «la scena non merita tutte queste polemiche che la circondano: non abbiamo visto nulla, nella scena, che oltraggi il pudore o smuova gli istinti. E nessuna parte del corpo appare svestita, nel film».
Anche molti attori e personalità famose del paese hanno difeso il film dicendo, sostanzialmente, che chi non ne condivide i contenuti ha la libertà di non guardarlo. La presentatrice libanese Dima Sadek ha poi denunciato l’ipocrisia di una società dove i tradimenti maschili sono tollerati e dove le molestie sessuali sono comuni, così come l’omosessualità.
Nel frattempo, l’autorità egiziana responsabile della censura ha affermato che l’Egitto non può vietare Messaggi e Segreti perché è una produzione libanese.