I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
Sono diminuiti i nuovi ingressi in terapia intensiva e per la prima volta dalla metà di ottobre sono calati anche i contagi
Nell’ultima settimana sono diminuiti gli ingressi in terapia intensiva, sono calati anche i nuovi contagi, mentre è continuata la crescita dei morti. I primi due indicatori sono chiari segnali di un miglioramento della situazione epidemiologica, dopo la rapida crescita dei casi avvenuta dall’inizio di dicembre a causa della variante omicron.
I contagi sono ancora moltissimi, più di un milione, ma il calo dei ricoverati dimostra come rispetto alle prime tre ondate dell’epidemia ci sia uno scostamento piuttosto netto tra l’andamento dei casi e quello dei ricoveri: dipende soprattutto dagli effetti dei vaccini contro il coronavirus, efficaci contro le forme gravi della COVID-19, ma anche dalla minore capacità della variante omicron di causare sintomi gravi.
Dal 20 al 26 gennaio sono stati segnalati 911 nuovi ingressi in terapia intensiva, il 5,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti, quando erano stati 967.
In molti ospedali l’afflusso di pazienti malati di COVID-19 ha creato non poche difficoltà, anche se dopo la rapida crescita dei ricoveri di dicembre sembra che oggi la situazione sia piuttosto sotto controllo. In molte regioni è stato superato il 20 per cento dei posti letto occupati dai malati positivi al coronavirus sul totale dei posti disponibili nelle terapie intensive: il tasso di occupazione è stato alto nella provincia autonoma di Bolzano, in Abruzzo, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Trento e Marche.
Nei prossimi giorni potrebbero esserci novità sui dati dei ricoveri totali, perché le Regioni hanno di nuovo chiesto al governo di cambiare il modo in cui vengono contati i ricoveri, cioè di cambiare la definizione di “caso Covid”: non più tutte le persone positive al coronavirus, ma solo chi sviluppa sintomi riconducibili alla malattia COVID-19.
La richiesta era già stata fatta la scorsa settimana e sembrava che il ministero della Salute avesse acconsentito, ma la circolare preparata e pronta per essere mandata alle Regioni non è stata confermata. Per il momento i ricoveri continuano a essere contati senza distinzioni.
Anche negli ultimi sette giorni la regione con la più alta incidenza settimanale di ricoveri in terapia intensiva rispetto agli abitanti è stata la Valle d’Aosta: ne sono stati segnalati 48 ogni milione di abitanti. L’incidenza è stata alta anche nella provincia autonoma di Trento, nelle Marche e nel Lazio.
C’è stato un aumento dei morti: nell’ultima settimana ne sono stati segnalati 2.565, il 9,9 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti, con un rallentamento della velocità di crescita dopo l’aumento del 46,1 per cento segnalato la scorsa settimana. L’incidenza settimanale più alta è stata in Lombardia, dove sono stati segnalati 6,3 decessi ogni 100mila abitanti.
Sono stati trovati 1,1 milioni di contagi, il 7,5 per cento in meno rispetto alla settimana precedente. È il primo calo segnalato dalla metà di ottobre, quando iniziò la quarta ondata: si può dire con ragionevole certezza che la scorsa settimana è stato registrato il picco dei contagi, confermato anche dall’andamento degli ultimi giorni.
I dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità confermano che i vaccini contro il coronavirus sono efficaci contro le forme gravi della COVID-19 che possono causare la morte.
In Italia finora 49,9 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino, e di queste oltre 47,5 milioni risultano completamente vaccinate. Il 53,3 per cento della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo.
Dall’1 febbraio inizieranno i controlli per il rispetto dell’obbligo vaccinale introdotto per le persone con più di 50 anni. Saranno effettuati incrociando i dati delle persone residenti in Italia con quelli delle anagrafi vaccinali attraverso il sistema delle tessere sanitarie. Chi risulterà inadempiente riceverà una sanzione di 100 euro non ripetibile.
Finora la regione in cui sono state vaccinate meno persone con più di 50 anni è la Sicilia, dove manca l’11,4 per cento degli over 50 (in una versione precedente di questo articolo era stata indicata la Sardegna come la regione con la più alta percentuale di persone non vaccinate con più di 50 anni a causa di un aggiornamento errato dei dati da parte della piattaforma open data della campagna vaccinale).
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 5 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale (cioè ha fatto due dosi).