La Lituania metterà in vendita un ex carcere segreto della CIA
Veniva usato dagli Stati Uniti per imprigionare illegalmente e torturare sospetti terroristi durante la cosiddetta “guerra al terrore”
Lunedì lo stato lituano ha fatto sapere che metterà presto in vendita un grosso casale che era stato usato dalla CIA per imprigionare e torturare sospetti terroristi catturati durante le guerre che gli Stati Uniti stavano combattendo in Iraq e in Afghanistan.
La struttura è un grande edificio di due piani con molte stanze e con accanto quello che sembra un grosso fienile, e si trova vicino a una foresta a nord-est di Vilnius, la capitale della Lituania. Tra il 2005 e il 2006 venne usato dalla CIA come prigione segreta all’interno del cosiddetto “extraordinary rendition programme“, cioè la detenzione illegale di sospetti terroristi portata avanti dagli Stati Uniti con la collaborazione di altri paesi alleati, in questo caso della Lituania.
Al suo interno venivano interrogate persone sospettate di avere informazioni utili a trovare membri di al Qaida o a sapere qualcosa dei loro piani. Questa pratica rimase segreta per diversi anni, e fu una delle più controverse della cosiddetta “guerra al terrore” intrapresa dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e Washington, compiuti da al Qaida: nel 2018 costò alla Lituania una condanna da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo per violazione dei diritti umani di due persone che, sospettate di essere membri di al Qaida, furono detenute illegalmente in Lituania e torturate dalla CIA.
– Leggi anche: La tortura, dopo l’11 settembre
Il fatto che il casale che la Lituania ha messo in vendita fosse una prigione segreta della CIA si è saputo solo in tempi recenti. Fu proprio la Corte europea per i diritti dell’uomo che lo accertò nel 2018, anche se il sospetto che lo fosse c’era già dal 2014, anno in cui il Senato americano diffuse il rapporto sulle prigioni segrete della CIA, uno dei documenti più importanti sull’utilizzo della tortura da parte dell’intelligence statunitense dopo l’11 settembre 2001.
Nel rapporto del Senato americano veniva genericamente citato un luogo chiamato “prigione nera” o “prigione viola”: la sua descrizione combaciava perfettamente con quella del casale in Lituania, ispezionato solo qualche anno prima durante un’indagine promossa dal governo lituano per chiarire le modalità con cui la CIA aveva attuato in Lituania il proprio programma illegale di detenzione e tortura (illegale sia secondo le leggi americane, sia secondo quelle dei paesi in cui avvenivano le detenzioni, sia secondo i trattati internazionali).
Il luogo era particolarmente adatto all’utilizzo che se ne fece: molte delle stanze all’interno sono insonorizzate e senza finestre, come del resto anche il fienile. Come disse Arvydas Anusauskas, il politico lituano che guidò l’indagine del governo e ispezionò il casale, lì dentro «si poteva fare quello che si voleva», ed è impossibile sapere esattamente cosa vi sia successo.
Si sa, però, cosa successe a Abu Zubaydah, uno dei due uomini che erano stati detenuti illegalmente in Lituania. Zubaydah, che è palestinese ma nato in Arabia Saudita, era stato arrestato in Pakistan sei mesi dopo gli attentati alle Torri Gemelle con l’accusa di essere uno dei membri più importanti di al Qaida. È noto anche come “il prigioniero perenne“, perché dopo essere stato arrestato in Pakistan fu spostato nelle prigioni di vari paesi: in Thailandia, in Afghanistan, in Lituania e poi a Guantanamo, dove ancora si trova.
Nel casale fuori Vilnius trascorse più di un anno, da febbraio 2005 a marzo 2006. Come gli altri detenuti, al suo arrivo fu rasato a zero, bendato, incappucciato e ammanettato. Secondo il Guardian, all’interno del casale non subì le stesse torture che la CIA gli riservò in altre prigioni (come il “waterboarding”), ma fu comunque sottoposto a privazione del sonno, isolamento e sedute continuative di rumore assordante e luce accecante.
Nel 2018 la Corte europea per i diritti dell’uomo ha ordinato al governo lituano di pagare a Zubaydah 100mila euro di risarcimento per aver violato diversi articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Nel casale fu imprigionato e torturato anche Khalid Sheikh Mohammed, accusato di essere tra i leader di al Qaida e tra gli organizzatori dell’attentato alle Torri Gemelle, anche lui ancora a Guantanamo. Dal 2007 al 2018 il casale smise di essere una prigione segreta e divenne un centro di addestramento per l’intelligence lituana, prima di essere del tutto dismesso. Ora sarà messo in vendita, non si sa ancora a quale cifra.
– Leggi anche: Vent’anni di guerra al terrore