Una canzone di Meat Loaf
Prendi e porta a casa
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Mi sono ricordato che avevamo parlato già di Ronnie Spector, qui, per quella fantastica canzone di George Harrison scritta per Ronnie Spector, You.
Daryl Hannah ha girato un documentario su suo marito Neil Young che registra il nuovo disco Barn, con la sua band dei Crazy Horse.
Spotify ha arruolato gli U2 per fare pubblicità alla loro canzone nuova e loro hanno fatto ciascuno una playlist di “canzoni che mi hanno salvato la vita“: alcune sono spiazzanti e spiritose (Larry Mullen ci ha messo Baby one more time di Britney Spears), alcune sono spiazzanti e ammirevoli (The Edge ci ha messo i New radicals e You get what you give), poi è pieno di classici con poco di ricercato.
Forse l’avrete visto, Adele ha pubblicato un video piuttosto sopra le righe (anche meno, no?) per comunicare di avere annullato la sua famosa residency di concerti a Las Vegas. Interessante da paragonare con la sobria discrezione del contemporaneo annuncio per simili ragioni di Anna B Savage, cantautrice di cui dicemmo qui.
È stato annullato anche il tour della reunion dei Fugees, che tante attenzioni aveva raccolto quando ne arrivò notizia l’anno scorso.
C’è un articolo sull’Atlantic che dice che in termini di ricavi la musica vecchia sta prevalendo su quella nuova, e non ce ne lamenteremo noialtri qui.
“The 200 most popular new tracks now regularly account for less than 5 percent of total streams. That rate was twice as high just three years ago. The mix of songs actually purchased by consumers is even more tilted toward older music. The current list of most-downloaded tracks on iTunes is filled with the names of bands from the previous century, such as Creedence Clearwater Revival and The Police”.
Kiefer Sutherland ha pubblicato un nuovo disco. Sì, ogni tanto lo fa, onesti dischi di rock americana, niente di speciale (qui su Spotify).
Read ‘em and weep
Meat Loaf
Read ‘em and weep su Spotify
Read ‘em and weep su Apple Music
Read ‘em and weep su YouTube
Meat Loaf è morto venerdì scorso, a 74 anni. Questa canzone me l’ero messa da parte per oggi un paio di settimane fa, alle volte mi porto avanti con la scelta: succedono strane e commoventi coincidenze, con questa newsletter, non è la prima volta.
Non che lui fosse esattamente un personaggio commovente, ma chi lo conosceva dice che aveva dentro di tutto: e non si era neanche fatto notare per posizioni politiche e sociali particolarmente apprezzabili, per ultima quella contraria a vaccinarsi. Ma accantoniamo tutto questo, che qui si parla di canzoni. E anzi, di una canzone: che malgrado le vendite enormi e le notorietà negli Stati Uniti e in quei paesi che amano di più il genere (il genere “rock, giacche di pelle e birre”), Meat Loaf non lascia questa grande traccia nella storia del rock (Matteo Bordone stamattina l’ha messa pure peggio), e le canzoni buone tendono un po’ ad assomigliarsi, in quella enfasi barocca e teatrale tipica delle sue collaborazioni con l’autore Jim Steinman, il cui prodotto più familiare da noi è Total eclipse of the heart di Bonnie Tyler. La mia preferita di quelle è I’m gonna love her for both of us: l’importante è che ci sia quel pianoforte che sembra tirato fuori da un sottoscala.
E poi c’è Read ‘em and weep, che ha appena compiuto quarant’anni. Che non è meno melodrammatica e teatrale, ma regge anche se le togli il teatro intorno, come dimostrò il grande successo che ebbe due anni dopo, quando la cantò e pubblicò Barry Manilow (malamente). Tanto il teatro c’è pure nel testo.
I’ve been trying for hours just to think of what exactly to say
I thought I’d leave you with a letter or a fiery speech
Like when an actor makes an exit at the end of a play
Parla di un amore dolorosamente sbriciolato, e lui che cerca le parole per riassumere tutte le vecchie illusioni e tutte la attuali delusioni, e alla fine la cosa migliore è che tu le cerchi nei miei occhi (‘em, nel titolo è una contrazione di them, gli occhi: ma c’è un doppio senso, l’espressione è un modo di dire usato in ogni caso si voglia dire “guarda e disperati”, ovvero prendi e porta a casa).
It’s there in my eyes, it’s all I can say
C’mon and look at me and read ‘em and weep
Read ‘em and weep su Spotify
Read ‘em and weep su Apple Music
Read ‘em and weep su YouTube