Il più votato al primo scrutinio è un euroscettico

Il magistrato Paolo Maddalena è il candidato al Quirinale dei fuoriusciti del M5S, e ha posizioni controverse su economia e diritti

ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Nel primo scrutinio per eleggere il presidente della Repubblica, che si è concluso ieri con una larga maggioranza di schede bianche, il più votato è stato il giurista Paolo Maddalena con 36 voti, seguito dall’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella con 16 voti. A votarlo sono stati probabilmente i parlamentari usciti dal Movimento 5 Stelle, che hanno formato il gruppo parlamentare chiamato Alternativa, e altri del gruppo misto che avevano indicato Maddalena come loro candidato la scorsa settimana, definendolo una «figura super partes, lontana da appartenenze politiche».

Maddalena ha posizioni euroscettiche sull’economia e fortemente conservatrici sui diritti (si è detto di fatto contrario all’aborto). Ha 85 anni ed è stato docente di diritto, ricercatore su temi di diritto romano, ambientale e costituzionale, e giudice della Corte costituzionale dal 2002 al 2011. Dal 2019 è anche presidente dell’Audit sul debito del comune di Napoli (città in cui Maddalena è nato), un organismo istituzionale che si occupa di temi legati all’enorme debito cittadino.

Terminata la sua attività da magistrato, Maddalena ha cominciato a scrivere libri e articoli per indagare e individuare, come dice lui stesso, «le cause del disastro economico e finanziario dell’Italia». Nel 2017 ha fondato l’associazione “Attuare la Costituzione”, di cui è presidente e sul cui sito pubblica articoli spesso ostili nei confronti del governo Draghi e critici verso il «pensiero neoliberista» e la «speculazione del mercato generale». Un tema particolarmente sentito da Maddalena è la delocalizzazione delle aziende italiane e le privatizzazioni di alcuni settori strategici – come quello delle telecomunicazioni – che secondo Maddalena sarebbero un pericolo per «l’indipendenza italiana».

La teoria di Maddalena per risolvere i problemi economici dei paesi più in difficoltà dell’eurozona è quella di far circolare all’interno di ciascun paese una moneta parallela all’euro, creata dagli stati stessi («non presa a prestito dalle banche») e usata per ripagare i debiti e i bilanci di stato. Maddalena sostiene che questa ipotesi non sia vietata esplicitamente dai trattati europei e quindi percorribile.

Maddalena inoltre si è detto contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e, di fatto, all’interruzione volontaria di gravidanza: ha detto che la legge 194, quella che regola l’aborto, è incostituzionale e «causa di milioni di morti». Proprio dopo aver scoperto le sue posizioni in questo ambito, il partito di sinistra radicale Potere al Popolo una settimana fa aveva ritirato il suo sostegno alla candidatura di Maddalena al Quirinale, dopo averla inizialmente accettata (dallo scorso luglio aderisce a PaP un senatore, l’ex M5S Matteo Mantero).

«Abbiamo appreso e verificato che Paolo Maddalena ha sostenuto e che ancora oggi sostiene che la legge 194 è incostituzionale e “causa di milioni di morti”» aveva scritto in un comunicato Potere al Popolo. «Inoltre Paolo Maddalena si è dichiarato contrario ai matrimoni e alle adozioni omosessuali. […] Per questo non possiamo più sostenere la candidatura di Paolo Maddalena alla presidenza della Repubblica».

Il nome di Maddalena era stato proposto dai parlamentari di Alternativa e da altri ex parlamentari del M5S, accomunati dal fatto di aver mantenuto alcune posizioni anti-sistema e battagliere tipiche del Movimento della prima ora. In totale sarebbero circa una quarantina, quindi l’indicazione di votare Maddalena al primo scrutinio era anche un modo per contarsi, per testare effettivamente la compattezza del gruppo in vista degli scrutini che conteranno di più, cioè quelli dal quarto in poi, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta per eleggere il presidente (505 voti). A seconda di come andrà, il gruppo parlamentare di Alternativa potrebbe avere un ruolo nell’elezione del presidente della Repubblica, se si arriverà a un risultato in bilico.

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