Le polemiche sulla morte dello studente a Udine
Lo studente è rimasto ucciso durante uno stage in fabbrica: si critica molto l'alternanza scuola-lavoro, con qualche incomprensione
Domenica a Roma, in piazza del Pantheon, ci sono stati scontri tra la polizia e qualche centinaio di studenti che protestavano per la morte di Lorenzo Parelli, il ragazzo di 18 anni rimasto ucciso venerdì scorso in una fabbrica di Udine, mentre stava svolgendo un apprendistato previsto dal suo corso di studi in un Centro di Formazione Professionale. L’apprendistato faceva parte del cosiddetto “sistema duale” ed è una delle forme dell’alternanza scuola-lavoro, che prevede che gli studenti delle scuole superiori frequentino stage lavorativi.
Gli studenti a Roma, radunatisi per un sit-in, volevano raggiungere in corteo il Miur, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, ma sono stati fermati, con cariche, dalle forze dell’ordine. Un piccolo gruppo poi ha raggiunto il ministero. Lì ha esposto uno striscione su cui era scritto: «La vostra scuola uccide. Pagherete caro, pagherete tutto. Stop all’alternanza scuola-lavoro».
Dalla riforma della scuola del 2015, la cosiddetta Buona Scuola, è previsto che tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori debbano svolgere stage in aziende, enti, ordini professionali e istituzioni, ovviamente non retribuiti. Nel 2018 sono state introdotte alcune modifiche alla legge, e il Miur ha redatto nuove linee guida: non si chiama più alternanza scuola-lavoro ma Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO), e gli obiettivi e le durate sono diversi per le varie scuole, pur essendo obbligatori e necessari per l’ammissione all’esame di Stato.
Per i centri di formazione professionale – come quello che frequentava Parelli – la legge prevede un regime di stage e apprendistati più intenso rispetto ad altre scuole. È anche comprensibile: chi frequenta un centro di formazione professionale lo fa per imparare un mestiere, e ha dunque più bisogno di fare pratica.
Secondo quanto scritto dai giornali, Lorenzo Parelli studiava all’Istituto Bearzi di Udine dove frequentava il quarto anno del Centro di Formazione Professionale con indirizzo meccanico. L’Istituto aderisce alla sperimentazione del sistema duale che, è scritto nel sito della scuola, permette «di poter conseguire una qualifica e un diploma professionale attraverso percorsi formativi che prevedono una effettiva alternanza tra formazione e lavoro».
In pratica si tratta di un’alternanza scuola-lavoro cosiddetta “rafforzata”, con più ore di lavoro effettivo. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali presenta il sistema duale come «momento di formazione pratica in contesti lavorativi favorendo così politiche di transizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro».
L’apprendistato nel corso del quale è morto Parelli, dunque, era differente dall’alternanza scuola-lavoro a cui ci si riferisce spesso sui media e nel discorso pubblico. Nonostante questo, negli ultimi due giorni si è aperto un ampio dibattito che riguarda il sistema dell’alternanza scuola-lavoro nel suo complesso.
Ha scritto su Twitter il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra: «Lo stage in un’azienda dovrebbe garantire il futuro ad un giovane, non condurlo alla morte». Il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha detto, come riporta Gazzettino.it: «Un’indecenza per un Paese moderno e civile permettere che si muoia a 18 anni per uno stage della vecchia Alternanza Scuola Lavoro, frutto avvelenato delle politiche del renzismo.(…) Già è indegna la continua strage di persone sui luoghi di lavoro. Ancora più inammissibile quella di uno studente. Gli studenti devono stare a scuola, non a rischiare la vita».
Il sistema duale prevede per la formazione professionale periodi di applicazione pratica, e cioè di lavoro, non inferiori alle 400 ore annue, come apprendistato di primo livello, considerato dal ministero del Lavoro lo strumento privilegiato di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, perché consente da un lato di conseguire un titolo di studio e dall’altro di maturare un’esperienza professionale diretta. La Regione Lombardia, nel suo sito, spiega così il sistema: «Sapere e saper fare sono due concetti che oggi vanno sempre più di pari passo, grazie a quella che tecnicamente viene definita “formazione duale” che tradotto significa imparare lavorando». Le aziende che aderiscono al sistema duale hanno diritto a sgravi contributivi e fiscali e a incentivi economici.
Lorenzo Parelli abitava a Castions di Strada, un centro a una ventina di chilometri a sud di Udine. È morto nello stabilimento Burimec di Lauzacco, in provincia di Udine, un’azienda metalmeccanica che si occupa, come è scritto nella sua ragione sociale, «della costruzione di apparecchi e impianti per la pesatura, costruzioni e lavorazioni meccaniche per l’industria siderurgica».
Alle 14.30 di venerdì, Parelli, che indossava guanti e caschetto protettivo, è stato colpito in testa da una trave d’acciaio a forma di T pesante 150 chili. In quel momento non stava lavorando ma, secondo le prime indagini, era comunque in un’area a rischio. Sul luogo dell’incidente sono arrivati i soccorsi del 118 con un’ambulanza e un elicottero: una volta spostata la trave l’equipe medica ha tentato di rianimare il ragazzo ma inutilmente.
L’area dell’incidente è stata messa sotto sequestro. La procura di Udine ha avviato un’indagine per omicidio colposo: è indagato il legale rappresentante della Burimec, Pietro Schneider. Questo è il comunicato emesso dalla procura:
«In relazione ai tragici fatti occorsi venerdì 21 gennaio presso lo stabilimento della Burimec in Lauzacco, dove ha perso la vita il giovane stagista Lorenzo Parelli, la Procura ha aperto un procedimento per l’ipotesi di omicidio colposo a carico del legale rappresentante, quale datore di lavoro, tenuto conto della necessità di svolgere attività di accertamento irripetibile nelle forme garantite di legge, al fine di addivenire ad una compiuta ricostruzione della dinamica dell’infortunio mortale».
In sostanza, l’iscrizione del titolare nel registro degli indagati è dovuta per poter svolgere gli “accertamenti irripetibili”, cioè quelli che riguardano luoghi o cose che possono essere soggetti a modificazioni per varie ragioni, anche a causa degli stessi accertamenti, e che acquisiscono valore di prova.
Sono stati interrogati sia il responsabile dell’azienda sia gli operai che erano presenti al momento dell’incidente. Oltre a ricostruire esattamente la dinamica di quello che è accaduto i carabinieri, incaricati dell’indagine, stanno cercando di capire, secondo quanto riporta Repubblica, se il tutor che doveva seguire venerdì il lavoro di Lorenzo Parelli fosse o meno presente al momento dell’incidente. Secondo quanto scrive il quotidiano, la persona che normalmente ricopriva quel ruolo in azienda era assente per malattia. I carabinieri stanno lavorando per accertare in che modo il ragazzo fosse stato seguito nel suo lavoro e se, appunto, il sostituto del tutor fosse presente al momento dell’incidente.
L’alternanza scuola-lavoro, o meglio il PCTO, può essere svolta in imprese, aziende, associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, ordini professionali e istituzioni. Lo studente deve essere seguito nel percorso sia da un tutor scolastico sia da un tutor che lavora nel luogo dove si svolge l’attività. Al termine viene rilasciato un Certificato delle competenze che riconosce quali livelli di apprendimento ha raggiunto lo studente rispetto a quelli indicati nel piano formativo, e gli studenti devono parlare della loro esperienza anche durante l’orale dell’esame di Stato.
Fin dalla sua istituzione, l’alternanza scuola-lavoro è stata contestata da molte associazioni di studenti. Per l’Uds, Unione degli studenti, il ministero non ha mai accettato di aprire una discussione sull’argomento. Secondo i rappresentanti degli studenti: «Non si può considerare didattica ciò che sfrutta, ferisce e uccide». Forma, l’associazione che riunisce gli enti di formazione professionale, difende invece la legge del 2015. Secondo la presidente, Paola Vacchina, l’alternanza scuola-lavoro, che coinvolge ogni anno 300mila studenti, è fondamentale nella lotta alla dispersione scolastica e alla disoccupazione.