Berlusconi ha rinunciato al Quirinale
Dopo giorni di attese e conteggi dei potenziali voti, ha sciolto la riserva invitando il centrodestra a trovare un candidato condiviso
Poco prima dell’incontro con i leader dei principali partiti del centrodestra, Silvio Berlusconi ha sciolto la propria riserva sul Quirinale dicendo di avere rinunciato a provare a farsi eleggere presidente della Repubblica. L’annuncio è arrivato dopo settimane in cui Berlusconi aveva lavorato per verificare la possibilità di raccogliere una quantità di voti sufficiente tra i grandi elettori per essere eletto. L’iniziativa era apparsa da subito difficile se non impossibile da realizzare a molti osservatori, che le avevano dato il soprannome di “operazione scoiattolo”.
Berlusconi non si è presentato all’incontro, organizzato in remoto, ma ha fatto leggere una nota nella quale ha ringraziato chi aveva dato il proprio sostegno per farlo eleggere presidente della Repubblica: «Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica». Berlusconi ha poi invitato i leader del centrodestra a trovare una persona da candidare che sia all’altezza dell’incarico e che raccolga il più largo consenso possibile. Il centrodestra ha poi confermato di preferire Mario Draghi come presidente del Consiglio.
Il centrodestra attendeva ormai da giorni che Berlusconi sciogliesse la propria riserva in un senso o nell’altro. Il 14 gennaio scorso i leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia avevano diffuso una nota congiunta dicendo di voler candidare l’ex presidente del Consiglio al Quirinale, e per questo gli avevano chiesto di accettare pubblicamente la candidatura. Il passaggio era atteso da settimane, ma nei giorni successivi Berlusconi aveva mostrato di essere ancora titubante e indeciso sul da farsi.
Le incertezze erano aumentate man mano che diventava evidente la difficoltà nel reperire almeno 505 voti tra i grandi elettori, sufficienti dal quarto scrutinio per essere eletti. Il centrodestra dispone sulla carta di 480 voti, sarebbe stato quindi necessario trovare appoggi da altri grandi elettori, senza contare il rischio di non essere votato da alcuni dei parlamentari di centrodestra contrari a un’eventuale presidenza Berlusconi.
Le rivalità tra Matteo Salvini della Lega e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia per la leadership della coalizione avevano complicato le cose, portando a un ingorgo di strategie, tatticismi e malumori che avrebbe potuto impedire l’elezione di quello che di fatto sarebbe il primo capo dello stato espresso dal centrodestra da quando esiste la Seconda Repubblica, cioè dalla scomparsa della Democrazia Cristiana negli anni Novanta.
La rinuncia di Berlusconi ha per lo meno sbloccato la situazione, ma il centrodestra non ha ancora espresso un candidato da proporre al resto dei partiti, che intanto si sono mossi per trovare a loro volta un nome da proporre. In tutto questo continua a circolare il nome dell’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, che potrebbe succedere a Sergio Mattarella, aprendo però il problema di formare un nuovo governo per portare a termine la legislatura.
Le elezioni del presidente della Repubblica inizieranno lunedì 24 gennaio alle 15 con la prima votazione.