I numeri nel Parlamento che eleggerà il prossimo presidente della Repubblica
Nessun partito può farcela da solo, neanche il centrodestra unito: avranno un ruolo importante i partiti minori e il gruppo misto
Da lunedì pomeriggio il Parlamento riunito in seduta comune (Camera e Senato) inizierà le votazioni per eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Si farà solo uno scrutinio al giorno, a partire dalle 15, per permettere il distanziamento all’interno dell’aula dei cosiddetti “grandi elettori”, cioè l’insieme dei deputati, senatori e delegati regionali con diritto di voto. Il voto è segreto e lo scrutinio avverrà tramite lettura di tutte le schede da parte del presidente della Camera, Roberto Fico.
Gran parte delle trattative dei partiti di questi giorni si basa sul fatto che nessuna coalizione all’interno del Parlamento ha i numeri per eleggere il prossimo presidente: né il centrodestra, né il centrosinistra, né il Movimento 5 Stelle (e neanche il M5S insieme con il centrosinistra).
I “grandi elettori” sono in totale 1.009: 630 deputati, 321 senatori e 58 delegati regionali (3 per ogni Regione più uno per la Valle d’Aosta). Per eleggere il presidente nei primi tre scrutini sarà necessario un quorum (soglia di voti necessaria) dei due terzi dei membri: 673 voti. Dal quarto scrutinio in poi basterà invece la maggioranza assoluta, cioè 505 voti. Bisogna tenere presente che queste soglie non variano in base al numero di votanti.
Anche per questo, sarà piuttosto importante capire cosa succederà con i parlamentari positivi al coronavirus, che attualmente sono nell’ordine di decine: sarà deciso a breve se potranno votare o no, e con che modalità.
I partiti che hanno più elettori a disposizione sono M5S (236) e Lega (212). Seguono Partito Democratico (155) e Forza Italia (134). Nonostante il centrodestra abbia in teoria più elettori di tutti (455, contando anche Fratelli d’Italia e gli altri partiti minori), gli mancano 50 voti per raggiungere il quorum dal quarto scrutinio in poi, supponendo che nessun loro voto si disperda (cosa assai improbabile in un’elezione come questa, da sempre caratterizzata da una massiccia presenza di “franchi tiratori”).
Il centrosinistra non è messo meglio: PD, Liberi e Uguali e altri gruppi parlamentari minori arrivano in totale a 189 elettori, 232 considerando anche quelli di Italia Viva di Matteo Renzi. Sommando il centrosinistra al M5S, invece, si ottengono 425 elettori, anche in questo caso largamente insufficienti. Data la situazione frammentata, avranno probabilmente un ruolo importante i parlamentari iscritti al gruppo misto senza una collocazione precisa (i fuoriusciti dal M5S, i senatori a vita e altri partiti minori).
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