I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
I ricoveri in terapia intensiva sono calati per la prima volta dall'arrivo di omicron, ma c'è stato un aumento significativo dei morti
Nell’ultima settimana c’è stato un calo dei nuovi ingressi in terapia intensiva, il primo dopo la crescita iniziata con l’arrivo della quarta ondata, a metà ottobre; ma c’è stato anche un significativo incremento dei morti e un’ulteriore crescita dei contagi, anche se molto inferiore rispetto a quella registrata nelle ultime settimane. Nonostante i contagi siano ancora moltissimi, più di 1,2 milioni, gli effetti della rapida diffusione del virus sono molto diversi rispetto a un anno fa: sia perché omicron ha una capacità inferiore di causare sintomi gravi, sia per i benefici dei vaccini, che hanno consentito di proteggere la maggior parte della popolazione dalle forme gravi della COVID-19.
Nell’ultima settimana sono stati segnalati 967 nuovi ingressi in terapia intensiva, il 7,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti, quando erano stati 1084. Il calo più significativo è avvenuto nel Lazio, dove si è passati da 100 nuovi ricoveri settimanali a 85, e in Veneto, da 136 a 113.
Uno degli indicatori più importanti per capire come stanno andando le cose è la situazione negli ospedali.
Dalla metà di dicembre in molte regioni è stato superato il 20 per cento dei posti letto occupati dai malati positivi al coronavirus sul totale dei posti disponibili nelle terapie intensive, segnale di una certa difficoltà. Negli ultimi giorni le regioni hanno chiesto di cambiare il modo in cui vengono contati i ricoveri, cioè di cambiare la definizione di “caso Covid”: non più tutte le persone positive al coronavirus, ma solo chi sviluppa sintomi riconducibili alla malattia COVID-19. Per il momento però non è stato deciso niente.
La regione con la più alta incidenza settimanale di ricoveri rispetto agli abitanti è stata la Valle d’Aosta, dove negli ultimi sette giorni sono stati segnalati 48 ricoveri ogni 100mila abitanti. L’incidenza è stata alta anche in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Toscana, Sicilia e nella provincia autonoma di Trento.
L’aumento dei morti è stato rilevante. Ne sono stati segnalati 2.333, il 46,1 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. La curva dei decessi segue notoriamente un andamento in ritardo di almeno due-tre settimane rispetto a quella dei nuovi positivi, ed è quindi l’ultima ad abbassarsi. L’incidenza settimanale più alta è stata in Friuli Venezia Giulia, dove sono stati segnalati 6 decessi ogni 100mila abitanti.
Anche negli ultimi sette giorni è stata superata la soglia di un milione di contagiati: ne sono stati trovati 1,2 milioni, il 2,7 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. La velocità di crescita ha rallentato in modo evidente: nelle due settimane precedenti i casi erano aumentati del 136 e del 34,7 per cento. Nei prossimi giorni si potrà capire se i contagi sono vicini al picco.
Oltre a una inferiore capacità della variante omicron di causare sintomi gravi rispetto alla delta, il divario tra l’andamento dei contagi, dei ricoveri e dei morti si spiega con l’efficacia dei vaccini. Come si può notare dai dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, i rischi per le persone non vaccinate sono maggiori rispetto a chi è vaccinato.
Il rischio relativo per i non vaccinati di essere ricoverati in terapia intensiva è 24,3 volte più alto rispetto ai completamente vaccinati da meno di quattro mesi, e di 38,1 volte rispetto ai vaccinati con dose di richiamo. I vaccini mostrano inoltre di mantenere un’alta protezione anche tra chi li ha ricevuti da più di quattro mesi, con un rischio di ricovero in terapia intensiva di 15,7 volte inferiore rispetto ai non vaccinati.
I dati sui tassi di ricovero in ospedale, nei reparti di terapia intensiva e di mortalità indicano chiaramente quanto sia più alto il rischio per chi non è vaccinato.
In Italia finora 49,6 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus e, di queste, oltre 47,2 milioni risultano completamente vaccinate. Il 48,2 per cento della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo.
Negli ultimi giorni c’è stato un aumento delle prime dosi, soprattutto tra le persone con più di 50 anni: è l’effetto dell’introduzione dell’obbligo vaccinale.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 5 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale (cioè ha fatto due dosi).