Tonga senza comunicazioni
La violenta eruzione di sabato ha danneggiato l'unico cavo in fibra ottica che collega lo stato insulare al resto del mondo, complicando le attività di soccorso
L’unico cavo in fibra ottica per le telecomunicazioni che collega il regno polinesiano di Tonga al resto del mondo è stato gravemente danneggiato dalla violenta eruzione vulcanica di sabato 15 gennaio, causata dal vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai.
Le ridotte comunicazioni e l’assenza di Internet stanno provocando seri problemi nell’organizzazione e nella gestione dei soccorsi nell’arcipelago, con molte isole ricoperte di cenere e con le coste danneggiate a causa dello tsunami provocato dall’eruzione.
Il cavo sottomarino lungo oltre 800 chilometri mette in comunicazione lo stato insulare con le Fiji e secondo le prime rilevazioni si sarebbe danneggiato in due punti. Secondo il governo della Nuova Zelanda, tra i paesi più vicini a Tonga e tra i primi a intervenire con i soccorsi, potranno essere necessarie fino a quattro settimane prima che il cavo possa essere riparato. Nel frattempo l’arcipelago comunica con il resto del mondo grazie ad alcuni telefoni satellitari, per lo più messi a disposizione dalle ambasciate, mentre sono in corso lavori per ripristinare la rete cellulare per lo meno per le telefonate e l’invio degli SMS.
Dal giorno dell’eruzione, migliaia di abitanti di Tonga non hanno potuto avere contatti con le persone sulle altre isole o all’estero, per confermare di stare bene e fornire qualche dettaglio sugli effetti dello tsunami. Il governo ha inoltre faticato a coordinare le operazioni di soccorso e le proposte di aiuto dagli altri paesi.
Ceneri e polveri hanno reso inutilizzabile l’aeroporto di Tonga, dove sono in corso attività di pulizia e di ripristino della pista, in modo da consentire ai primi aerei con acqua, cibo e medicinali di atterrare.
Australia e Nuova Zelanda hanno inviato alcune loro navi nella zona, attrezzate con sistemi per desalinizzare l’acqua marina, in modo da offrire acqua potabile sulle isole rimaste senza scorte ed energia elettrica. Il loro arrivo è previsto per venerdì 21 gennaio, compatibilmente alle condizioni meteo e del mare.
SubCom, l’azienda statunitense responsabile della manutenzione di circa 50mila chilometri di cavi sottomarini nell’oceano Pacifico meridionale, ha detto di essere al lavoro con l’azienda di telecomunicazioni Tonga Cable per organizzare la riparazione del cavo.
Il danno principale dovrebbe essere localizzato a poco meno di 40 chilometri dalle coste di Tonga, ma solo dopo i sopralluoghi nell’area si potranno avere maggiori dettagli. Le due aziende stanno inoltre lavorando per far arrivare una nave con le strumentazioni adeguate per la riparazione, che al momento si trova in Papua Nuova Guinea.
Le riparazioni dei cavi sottomarini non sono semplici e richiedono molto tempo per essere svolte, anche perché sono soggette alle condizioni meteo e del mare nell’area in cui si è verificato il guasto. Solitamente le navi per le riparazioni sono dotate di sommergibili robot o di argani con i quali agganciano la parte danneggiata del cavo per portarla in superficie, in modo da effettuare la riparazione sulla nave. Il cavo viene poi posato nuovamente sul fondale, dopo avere effettuato alcuni test sulla sua tenuta e sul ripristino del segnale.
Il sistema di rilevazione sul traffico Internet di CloudFlare, società specializzata nei servizi cloud, mostra efficacemente come le connessioni a Tonga abbiano smesso di funzionare subito dopo l’eruzione.
La quasi totalità del traffico Internet globale passa attraverso una rete di circa 280 cavi sottomarini, che mettono in comunicazione buona parte del mondo. La trasmissione via cavo offre maggiori livelli di capacità e affidabilità rispetto alle connessioni satellitari, anche se nei prossimi anni le costellazioni di piccoli satelliti per la fornitura di connessioni a Internet dallo Spazio potrebbe cambiare le cose.
Nel 2019 le isole di Tonga erano rimaste per diversi giorni senza Internet sempre a causa di una rottura del cavo che le mette in comunicazione con il resto del mondo. “Rimanere senza Internet” non significa solamente non poter accedere ai social network, a YouTube o alla musica in streaming, ma anche non poter effettuare pagamenti elettronici, trasferimenti di denaro, prenotare e gestire servizi online di vario tipo legati anche alla pubblica amministrazione.
Già all’epoca i governi di Tonga e di altri stati insulari avevano evidenziato la necessità di posare nuovi cavi, in modo da non dipendere da un’unica risorsa per le connessioni di interi paesi.